DOGLIO, Carlo

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
DOGLIO, Carlo

Date di esistenza

Luogo di nascita
Cesena
Data di nascita
November 19 1914
Luogo di morte
Bologna

Biografia / Storia

Nasce a Cesena (Fc) il 19 novembre 1914 da Pietro e Giovanna Aventi, docente universitario di urbanistica. Il padre è un professore di matematica e fisica laureato alla Normale di Pisa, sardo di nascita; la madre è figlia dell’avvocato mazziniano Carlo Aventi, deputato repubblicano per due legislature e poi senatore. Si diploma nel 1931 nello stesso Liceo dove è Preside il padre, e l’anno dopo si trasferisce con la famiglia a Bologna dove si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza, laureandosi in Diritto Civile nel 1936. Qui incontra Diana Cenni, giocatrice nella squadra della Virtus e campionessa italiana di pallacanestro, che più tardi sposerà e dalla quale nel 1949 avrà un figlio. Viceresponsabile culturale del Gruppo universitario fascista di Bologna, per quattro anni partecipa ai Littoriali ottenendo due primi premi in ambito cinematografico e vari premi minori. Dal 1936 si allontana progressivamente dal fascismo e si avvicina al nascente Partito d’Azione clandestino. Approfitta degli incarichi nei GUF e dell’attività agonistica della sua compagna per diffondere materiale antifascista. Ottiene incarichi di insegnamento nel Liceo San Carlo di Modena e in altri istituti, continua a occuparsi di cinema e dirige la pagina cinematografica del «Corriere padano». Diventa amico di Michelangelo Antonioni e di Giorgio Bassani. Durante la guerra è ufficiale di Commissariato Aeronautico a Bari, in Friuli e a Forlì. Si avvicina al pensiero anarchico leggendo i classici, in particolare Stirner e Bakunin (come ha segnalato Giancarlo De Carlo, D. è “fra i pochi in Italia […] arrivato all’anarchismo per via intellettuale” in quegli anni). Arrestato nel 1942 e rinchiuso nel carcere bolognese di S. Giovanni in Monte, viene rilasciato dopo qualche settimana. Torna a Cesena dove viene nuovamente arrestato e, costretto ad allontanarsi dalla zona, si reca a Milano, dove arriva con la sua compagna alla fine del 1943. Qui durante la lotta partigiana incontra Pietro Spada, Delfino Insolera, Claudio Pavone, Lucio D’Angiolini, Giancarlo De Carlo e collabora con il loro gruppo che aderisce al Partito Italiano del Lavoro, una piccola organizzazione di sinistra radicale impegnata nella Resistenza. Il rapporto con De Carlo – con cui condivide per qualche tempo l’abitazione – contribuisce a fare nascere in D. l’interesse per i temi dell’architettura e dell’urbanistica, che diventeranno in seguito un elemento centrale della sua elaborazione intellettuale e della sua attività professionale. Aderisce intanto al movimento anarchico di cui compone i giornali clandestini (cfr. Una slealtà, «L’Aurora», 15 giu. 1946), in particolare «Il Comunista libertario». Dopo la Liberazione diventa cosegretario del Fronte della Cultura, organismo del CLN, e collabora con il filosofo Antonio Banfi grazie al quale viene assunto in qualità di direttore editoriale dalla Mondadori. Nel settembre 1945 partecipa al i Congresso della FAI a Carrara. Rapidamente diventa uno degli esponenti più importanti del movimento anarchico italiano del dopoguerra, oltre che un intellettuale di notevole prestigio. Fa parte del Consiglio Nazionale della FAI (1945-47) ed è responsabile, insieme a Virgilio Galassi, della Commissione Antireligiosa. Fonda e redige con P.C. Masini, Giovanna Gervasio e Galassi «Gioventù anarchica» (1946-47). Sul giornale, assieme a temi antireligiosi, ripropone i classici, Bakunin in primis. Nello stesso periodo è oratore in numerosi comizi e conferenze in varie città italiane. Collabora ai periodici «Il Libertario», «Umanità nova», «La Verità», «Società nuova» di Milano, «La Cittadella» di Bergamo, in una politica di ampio raggio. Si rafforza in questi anni il rapporto con Aldo Capitini e Ferdinando Tartaglia e il loro Movimento di Religione. Opera attivamente nel tentativo di svecchiare il movimento anarchico in occasione del Convegno Giovanile FAI di Faenza del luglio 1946 e successivamente. Con Ugo Fedeli cura la Collana di studi e ricerche anarchiche per l’Istituto Editoriale Italiano, che pubblica opere di Bakunin, Armando Borghi, Gaston Leval, H.E. Kaminski. In stretti rapporti con Pio Turroni, Giovanna Caleffi Berneri, Cesare Zaccaria, la sua collaborazione a «Volontà», più intensa nel periodo dal 1946 al 1955, accompagnerà l’intero mezzo secolo di vita della rivista. Fondamentale per la sua formazione si rivela in particolare il sodalizio con Zaccaria, principale ispiratore dell’interesse per i temi e le tradizioni del regionalismo che D. coltiverà e approfondirà lungo tutto il corso della sua esistenza. Partecipa al ii Congresso della FAI di Bologna (mar. 1947) e al iii di Livorno (apr. 1949), nonché al Convegno di Canosa del 1948. Si batte per una trasformazione di «Umanità nova» e avanza riserve rispetto alla posizione politica della Federazione. Membro del Gruppo Milano-1 (con Galassi, Gaetano Gervasio e sua figlia Giovanna, Pino Tagliazucchi e altri), è tra gli organizzatori del Convegno nazionale L’anarchismo e i lavoratori, che si tiene nel capoluogo lombardo nell’agosto 1949. È l’ultimo impegno significativo di una attività militante in via di esaurimento, anche se non si tratta ancora di un allontanamento dall’anarchismo. Nel 1949 lascia la Mondadori e, su segnalazione di Franco Fortini, viene chiamato da Adriano Olivetti a Ivrea a dirigere «Il Giornale di fabbrica» e successivamente (1951-55) a coordinare il Piano per il Canavese. Inizia anche la sua collaborazione alla rivista «Comunità», che si prolungherà per circa un quindicennio. Con il suo arrivo contribuisce alla creazione a Ivrea, per alcuni anni, di una colonia di anarchici e di libertari che lavorano per Olivetti e che collaborano criticamente ad alcune sue iniziative (oltre a D. e alla moglie ne fanno parte gli Scalorbi, i Carbonaro-Gervasio, i Tagliazucchi, Ugo Fedeli, Delfino Insolera). Frequenta anche altri intellettuali “olivettiani”, tra i quali Geno Pampaloni (già conosciuto alla Mondadori) e l’architetto Ludovico Quaroni. Stringe amicizia con Lamberto Borghi, a cui in seguito resterà legato anche per la comune adesione alla nonviolenza e a un socialismo di forte impronta libertaria. Dopo la fine de «Il Politecnico» di Vittorini, partecipa al progetto – rimasto tale – di una nuova rivista che ne avrebbe dovuto raggogliere l’eredità politico-culturale (al dibattito partecipano, tra gli altri, De Carlo, Insolera, Franco Momigliano, Roberto Guiducci, Franco Ferrarotti, Fortini, Leo Valiani). Sostiene le attività del Centro Educativo Italo-Svizzero di Rimini, iniziativa educativa di ispirazione socialista libertaria diretta da Margherita Zoebeli (in particolare vi trascorreranno lunghi periodi il figlio Daniele e la moglie Diana, responsabile di un’attività di formazione per le profughe giuliano-dalmate). Studioso di Kropotkin, Geddes e Mumford, la sua formazione culturale lo porta necessariamente verso una urbanistica con forti connotazioni libertarie. Nel 1952 vince un premio dell’Istituto Nazionale di Urbanistica per una monografia sulla città giardino. L’anno seguente pubblica L’equivoco della città giardino, prima su «Volontà» e poi in un volume delle edizioni RL (una versione ridotta dall’autore appare anche in «Urbanistica»), dando origine al grande impegno nel campo dell’ urbanistica e della pianificazione territoriale, che diventeranno in seguito sempre più la sua specializzazione. Alla x Triennale di Milano coordina la sezione urbanistica con De Carlo e Ludovico Quaroni, e cura o sceneggia tre cortometraggi. Dal 1955 al 1960 si trasferisce per conto di Olivetti in Inghilterra, come inviato di «Comunità». A Londra lavora anche per il Servizio Italiano della BBC e collabora al Terzo Programma radiofonico della RAI. Conosce e stringe amicizia con G.D.H. Cole, John Papworth, l’economista Ernst F. Schumacher, Jayaprakash Narayan, l’urbanista anarchico Colin Ward. Frequenta la redazione di «Freedom», diventa membro della Fabian Society e entra a far parte della direzione della ISSS (International Society for Socialist Studies), fondata da Lelio Basso. Negli stessi anni collabora, con la rubrica “Lettere londinesi” a «Nuova repubblica» di Tristano Codignola, settimanale del movimento di Unità Popolare, che confluirà poi nel psi. Dal 1958 anche D. aderisce al PSI, che lascia dopo l’unificazione con il PSDI, per avvicinarsi al PSIUP. Nel 1961 torna in Italia ed è chiamato da Danilo Dolci al Centro Studi di Partinico. Per tre anni collabora alle attività di Dolci, tra cui l’organizzazione degli “scioperi alla rovescia”. Sempre in Sicilia successivamente diviene responsabile dell’Ufficio Studi della CGIL e insegna lingua inglese presso la Facoltà di Architettura di Palermo. Nel 1964 ottiene una libera docenza in Pianificazione territoriale presso la stessa Facoltà. Passa quindi a insegnare a Napoli. Nel 1965-67, con Alberto e Giuseppe Samonà, redige il Piano regolatore per Cefalù. Nel 1967 si candida nelle liste del PSIUP nelle elezioni regionali in Sicilia (durante la campagna elettorale chiude i comizi invitando gli elettori a non votare per lui). Samonà lo chiama all’Università di Venezia nel 1969. Inizia in quegli anni la sua collaborazione alla rivista «Il Mulino», che si protrae per circa un quindicennio. La partecipazione alle attività del gruppo di intellettuali che si raccolgono intorno alla rivista bolognese rafforzerà la sua amicizia in particolare con Giorgio Prodi, Luciano Anceschi, il sociologo Achille Ardigò. A partire dal 1969 si riavvicina al movimento anarchico, anche tramite Pio Turroni con il quale non ha mai interrotto i rapporti, su posizioni in parte diverse da quelle giovanili (cfr. Viaggio all’anarchismo, «Il Mulino», giu. 1969). Collabora a varie iniziative libertarie senza mai aderire a gruppi o federazioni, facendosi promotore di un anarchismo nonviolento di forte impronta kropotkiniana. Il suo contributo più importante all’anarchismo, in questa ultima fase della sua vita, consiste però nella diffusione, attraverso la sua attività di urbanista e di docente universitario, di una visione della progettazione urbanistica basata sulla azione dal basso, intesa come strumento per la creazione di una nuova società. Va notato che rivendicherà poi di essere stato anarchico sempre, a partire dagli anni della Resistenza (“anche quando stavo in un partito? ma certo, e chiederne ai socialisti del PSI, dove stetti, per rassicurarsene”, Nota introduttiva a Anarchismo ’70). Nel 1972 diventa titolare della cattedra di Pianificazione e Organizzazione Territoriale a Bologna, dove si stabilisce definitivamente. Fra il 1977 e il 1978 è spesso ad Algeri, nell’ambito di un progetto di cooperazione tecnica con quella Università. Nel 1980-82 cura “La rinascita della città” per la Terza rete RAI, una serie di trasmissioni monografiche con interviste a noti architetti e urbanisti. Con Urbani dirige quindi la collana “La seduzione urbanistica” per l’editrice Stass di Palermo. Insieme a Giorgio Trebbi collabora alla fondazione del Centro studi Oikos a Bologna. A partire dal 1990, ormai fuori ruolo dall’Università, organizza per l’Accademia Clementina una serie di importanti convegni incentrati sulle vicende urbanistiche di Bologna. Nel corso della sua lunga attività di intellettuale militante traduce e cura l’edizione italiana di diversi volumi di autori stranieri. Collabora inoltre con numerose riviste fra le quali, oltre a quelle citate: «Metron», «Casabella», «Mondo Economico», «Dibattito urbanistico», «La Ricerca sociale», «Sociologia urbana e rurale», «Controspazio», «Parametro». Muore a Bologna il 25 aprile 1995. (A. Ciampi – G. Landi)
 

Fonti

Fonti: Biblioteca libertaria “Armando Borghi” – Castel Bolognese (Ra), Archivio Carlo Doglio; Biblioteca F. Serantini - Pisa, Carte Masini; Archivio storico della FAI - Imola, «Bollettino Interno della FAI» 1946-1950; A. Ciampi, Carlo Doglio. Chi era – Chi è, «Umanità nova», 26 nov. 1995; F. Bonçuga, Ricordando Carlo Doglio. Frammenti di anarchia, «A», nov. 1995; Cinquant’anni di Volontà. Indici 1946-1996, «Volontà», n. speciale, s.d. [1999].

Bibliografia: Scritti di D. (politici, con una selezione limitata per i testi strettamente di urbanistica): FAI Gruppo Milano-1, L’anarchismo e i lavoratori. Un Convegno di studi sui rapporti fra movimento anarchico e movimento dei lavoratori, Milano 1949; L’equivoco della città giardino, Napoli 1953 (rist.: Firenze, 1974; La città giardino, Roma-Reggio Calabria 1985); Dal paesaggio al territorio. Esercizi di pianificazione territoriale, Bologna 1968; Anarchismo ’70. Materiali per un dibattito, Cesena 1970; La fionda sicula. Piano dell’autonomia siciliana (con L. Urbani), Bologna 1972; Oggi, l’architettura (a c., con A. Samonà), Milano 1974; Le radici malate dell’urbanistica italiana (con G. De Carlo, R. Mariani, A. Samonà), Milano 1976; Dopo Vittorini. Appunti per una rivista rivoluzionaria, Milano 1976; La pianificazione organica come piano della vita? Gli architetti della pianificazione organica in Italia 1946-1978 (a c., con P. Venturi), Padova 1977; Non pensare (tanto) per progettare… ma vivere, (a c.), Bologna 1978; Il passato – culturale ma non solo – del nostro futuro, in Da ieri a domani, la pianificazione organica di Kropotkin, Reclus, Branford e Geddes, Mumford, a c. di G. Pesce, Bologna 1981; L’azione anarchica ovvero la vita di alcuni anarchici in esilio da Armando Borghi ad altri, in Antifascisti romagnoli in esilio, Firenze 1983; Braccio di bosco e l’organigramma (con L. Urbani), Palermo 1984; In viaggio con Borghi, «Bollettino del Museo del Risorgimento», 1990; L’utopia e la città, Atti del Convegno tenutosi a Bologna il 4 e l’11 maggio 1991, Bologna 1991; Selezione di scritti 1950-1984, a.c. di C. Mazzoleni, Venezia 1992; Per prova ed errore, a.c. di C. Mazzoleni, Recco 1995 (con una Bibliografia degli scritti, 1946-1991); La Cittadella. Politica e cultura 1946-1948, Reprint, Bergamo 2000. Scritti su D.: R. Zangrandi, Il lungo viaggio attraverso il fascismo, Milano 1962; Federazione anarchica italiana, Congressi e convegni. 1944-1962, a cura di U. Fedeli, Genova 1963; P. Feri, Il movimento anarchico in Italia (1944-1950). Dalla Resistenza alla ricostruzione, Roma 1978; Rossi, ad indicem; M. De Agostini, Gli anarchici milanesi nella Resistenza, «L’Internazionale», nov. e dic. 1981; Anonimo Romagnolo [P. Spada], 1943-45. Storie ai margini della storia, Milano 1984; «Urbanistica Informazioni», lug.-ago. 1995 (scritti di R. Mazzanti, P. Culotta, P.P. Penzo); A. Ciampi, La «Gioventù anarchica» di Carlo Doglio a un anno dalla scomparsa, «Rivista storica dell’anarchismo», lug.-dic. 1996; Come spiegare il mondo. Raccolta di scritti di Delfino Insolera, Bologna 1997; G. De Carlo, A Carrara senza i cc, «A», mar. 1998; F. Bon©uga, Da Kropotkin a noi, via Mumford, ivi; G. Mangini, Aldo Capitini, «La Cittadella» e il Movimento di Religione, « Rivista storica dell’anarchismo », gen.-giu. 1999; Conversazioni con Giancarlo De Carlo. Architettura e libertà, a c. di F. Bonçuga, Milano 2000; L. Zucchini Scalorbi, Una colonia anarchica all’Olivetti di Ivrea, ivi, dic. 2000; U. Gobbi, Trent’anni all’asilo svizzero e dintorni (frequentazione di anarchici al CEIS), ivi, dic. 2001; V. Galassi, «Lavoro e Libertà», nascita e morte di una testata, ivi, lug. 2002.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Pietro e Giovanna Aventi

Bibliografia

2003

Persona

Collezione

città