DI MATTEO PINTALDI, Luigi

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
DI MATTEO PINTALDI, Luigi

Date di esistenza

Luogo di nascita
Noto
Data di nascita
January 19 1883
Luogo di morte
Noto

Biografia / Storia

Nasce a Noto (Sr) il 19 gennaio 1883 da Giuseppe e Corradina Pintaldi, orefice, orologiaio. Studia sin da bambino presso il Seminario arcivescovile, dove rimane fino al terzo anno del ginnasio, venendovi espulso per il suo temperamento rivoluzionario. Quando nel 1904 viene chiamato alle armi, rifiuta d’indossare la divisa e subisce il primo arresto. Socialista massimalista, poeta rapisardiano e anticlericale, chiamato comunemente “iattarieddu”, dal 1912 al 1916 si stabilisce a Catania, dove collabora ai giornali del partito e si forma per proprio conto una vasta cultura. Allo scoppio della Grande Guerra viene richiamato alle armi ma, ostentando una fragile costituzione fisica, riesce a passare gran parte del suo tempo tra ospedali militari e licenze di convalescenza. Il 5 maggio 1919, impianta a Noto, nel centralissimo corso Vittorio Emanuele, una cdl che ospiterà al proprio interno sia la sede della sezione socialista unitaria che quella del gruppo anarchico e della Biblioteca popolare “Mario Rapisardi”, ad esso collegata. Invia intanto corrispondenza ai principali giornali del movimento, sotto lo pseudonimo “Ribelle Anacoreta”. Costituisce a Noto una lega contadina, diretta dal socialista Paolo Mirmina, che per la sua radicalità diventa un punto di riferimento del movimento per l’occupazione delle terre nella Sicilia orientale. Il 1° aprile 1920, nel tentativo di far rilasciare Mirmina, arrestato dai carabinieri per futili motivi, viene a suo volta incarcerato e successivamente condannato a tre mesi di carcere per resistenza e oltraggio. Il 31 ottobre, nel corso di un pubblico comizio, D. viene percosso e ferito mentre Mirmina è ucciso da sicari degli agrari locali. Divide negli anni successivi la propria attività politica tra Noto, dove esercisce un piccolo negozio di oreficeria, e Catania, dove si sposta di frequente per seguire negli studi di medicina la figlia Redenta e tentare di dissuaderla dal frequentare il Federale fascista della città, al quale si è legata sentimentalmente. Nonostante gli aspri litigi familiari, D. gode in questo periodo della protezione indiretta del genero, che gli consente di superare indenne le violente persecuzioni dei fascisti netini e di quelli catanesi, che costringono tuttavia la sua attività commerciale a due consecutivi fallimenti. Nel maggio e nel settembre del 1922 contribuisce alla pubblicazione a Noto di due numeri unici del giornale anarchico siracusano «Bandiera nera», per il primo dei quali vengono processati lo studente Luigi Catania di Belvedere e il gerente Carmelo Scatà di Avola. In opposizione al fascismo trionfante, assume posizioni nettamente alleanziste fra i vari gruppi della sinistra. Partecipa così il 29 dicembre 1924 a una riunione di agitatori comunisti delle città di Modica e Scicli, e il giorno dopo al convegno regionale massimalista di Catania. In questa città si trasferisce definitivamente con la famiglia nel 1931 e vi fonda la “Casa dell’uomo”, centro sociale di solidarietà esistenziale e di cultura socio-politica, ma in realtà luogo d’incontro degli oppositori del regime, che i fascisti distruggono, incendiandolo e terrorizzando i suoi frequentatori. La sostituisce la sua bottega di orologiaio, nella quale cura anche la formazione delle giovani leve dell’antifascismo catanese (Simone Schicchi, Giovanni Comis ecc.). Costretto a chiudere anche quella, D. inizia un’attività di rivenditore ambulante di bigiotteria e orologi di sottomarca, che funge da preziosa opera di collegamento tra i nuclei clandestini antifascisti, a prevalenza comunista, delle principali città della Sicilia orientale. Il 14 marzo 1941, durante una perquisizione, gli vengono rinvenuti dei manifestini che riportano a stampa alcuni suoi versi satirici contro il fascismo e il 17 luglio è assegnato al confino di Morano Calabro per un anno. Rientrato a Catania, tiene il 5 agosto 1943, introdotto dal comunista Natalino Vella, il primo discorso pubblico nella città appena liberata dagli Alleati. Fonda subito dopo, con l’ex comunista Giovanni Albanese, l’Unione del Lavoro, aggregazione sindacale vicina al movimento di “Umanità nova”, diretto dal catanese Maurizio Pulvirenti. Nel gennaio 1944, dietro accordi col PCI, l’Unione del Lavoro viene sciolta e le leghe ad essa collegate entrano nella CdL controllata dai comunisti. Il 28 aprile 1944, D. s’iscrive al PCI catanese. Torna poco dopo a Noto con l’incarico di diffondere la stampa comunista nella provincia di Siracusa. Conferenziere “effervescente”, ispirato dal mito della palingenesi sociale, nel dicembre 1944 simpatizza con il movimento dei “non si parte”, che a Noto è particolarmente vivace, schierandosi contro la chiamata alle armi nel nuovo esercito italiano ed entrando in contrasto con le posizioni ufficiali del pci. Sebbene il partito lo designi a membro del locale CLN, costituitosi il 5 giugno 1945, gli negherà il rinnovo della tessera alla vigilia del referendum istituzionale. D. si trasferisce nuovamente a Catania, dove costituisce nel giugno 1946, con Fiorito, Consalvo e pochi altri, un gruppo libertario aderente alla Federazione Libertaria Italiana. Vedovo e ammalato, nell’autunno del 1947 si ritira definitivamente nella sua città natale. Nell’agosto 1948, con Francesco Persello, fonda il nuovo gruppo “Figli della libertà”, che aderisce alla Federazione Anarchica Siciliana e al suo III convegno, tenutosi a Siracusa il 10 aprile 1949. Spira presso l’ospedale Trigona di Noto il 19 febbraio 1955. Preti e suore che l’hanno assistito, approfittando del suo stato di debilitazione fisica, fanno spargere la voce di una sua improbabile conversione in punto di morte. (N. Musarra)
 

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Archivio dello Stato - Catania, Archivio Franco Pezzino, b. 6, f. 1 (PCI) Verbali del Comitato federale. 21.1.1944-22.10.1945; ivi, b. 17, f. 5 (PCI) Pratiche individuali; Archivio dello Stato - Siracusa, Gabinetto di Prefettura (1888-1955), b. 3448b, cat. 37 Comitati di liberazione nazionale. 1945-46; ivi, Corte d’appello di Siracusa, Verbali, verdetti e sentenze, b. 673 (1923).

Bibliografia: F. Pezzino, L. D’Antone, S. Gentile, Catania tra guerra e dopoguerra (1939-1947), Catania 1983, pp. 3-4, 146; G. Simonelli, L’anarchico Luigi Di Matteo, «Sicilia Libertaria», gen. 1988; S. Carbone, L. Grimaldi, Il popolo al confino. La persecuzione fascista in Sicilia, Roma 1989, pp. 210-11; Gruppo Anarchico di Noto, Un documento all’Archivio di Stato di Noto. Quella denuncia a Di Matteo, «Sicilia Libertaria», gen. 1992; F. Pezzino, Per non dimenticare. Fascismo e antifascismo a Catania (1919-1943), Catania 1992, pp. 133-34; G. Gurrieri, Luglio 1943-Gennaio 1945. Diciotto mesi di resistenza in Sicilia, in L’antifascismo rivoluzionario. Tra passato e presente, Pisa 1993, p. 131.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Giuseppe e Corradina Pintaldi

Bibliografia

2003

Persona

Collezione

città