​MAZZUCATO, Edmondo

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​MAZZUCATO, Edmondo

Date di esistenza

Luogo di nascita
Forlì
Data di nascita
June 15 1888

Biografia / Storia

Nasce a Forlì il 15 giugno 1888, da Luigi e Medea Zoli, scrivano. Si avvicina alla politica nelle fila del forte movimento repubblicano forlivese (“I Doveri dell’uomo di Mazzini – scriverà molti anni dopo nella sua autobiografia - fu il mio primo viatico spirituale”. Da anarchico a sansepolcrista, p. 25), prendendo tra l’altro parte al grande sciopero generale del settembre 1904. L’anno successivo, non ancora diciottenne, lascia la nativa Forlì per Milano, in cerca di miglior fortuna. Nel capoluogo lombardo il giovane romagnolo trova dapprima occupazione nell’ufficio pubblicitario del giornale socialista «Il Tempo», quindi, come tipografo, presso la tipografia Galimberti e Politti, ove si stampa il periodico anarchico-individualista «Il Grido della Folla», diretto da Giovanni Gavilli. Colpito – com’egli stesso scrive – “dallo spirito di sacrificio degli scrittori di quel foglio” (Op. cit., p. 29), M. si converte all’anarchismo, iniziando una collaborazione proprio con «Il Grido della Folla» (firmandosi talvolta con lo pseudonimo Moneddu) e offrendo la propria penna anche ad altri periodici libertari milanesi, specie di orientamento individualista, tra i quali «La Protesta Umana». Dedito altresì all’attività di propaganda, viene arrestato una prima volta il 21 gennaio del 1906, nel corso di una manifestazione commemorativa della “Domenica di sangue” in Russia. Le sue disavventure giudiziarie proseguono sotto le armi, quando, all’inizio del 1909, viene condannato ad un anno di reclusione (pena poi ridotta a nove mesi) per aver percosso un superiore, e tradotto al carcere militare napoletano di Sant’Elmo. Tornato alla vita civile riprende a collaborare con «Il Grido della Folla», segnalandosi per un aspro diverbio con la redazione della rivista bolognese «La Scuola Moderna», fondata nel novembre del 1910 (ricorrendo il primo anniversario della morte di Francisco Ferrer) da Pietro Gori, Luigi Fabbri e Domenico Zavattero. Innestata da una sua conferenza al Teatro d’Arte Moderna di Milano, il 10 dicembre 1910, e proseguita per oltre tre mesi, la polemica vede M. contestare apertamente le finalità e i princìpi ispiratori di quell’iniziativa. Secondo l’anarchico romagnolo, se obiettivo di tutti i libertari deve essere quello di “creare delle coscienze eminentemente anarchiche” e se non può bastare la piazza a forgiare dei ribelli, pure, i metodi “riformisti” insiti nelle teorie di Ferrer rischiano di deviare il movimento dalla sua intransigenza rivoluzionaria, cosicché “gli anarchici si assumono, con il funzionamento di una Scuola Moderna, gravissime responsabilità per l’avvenire” (Tra due fuochi, «Il Grido della Folla», 4 mar. 1911). Né mancano, da parte di M., pesanti accuse a Zavattero di lucrare sull’attività dell’omonima tipografia; ed è forse proprio la durezza della lite con Zavattero - che non trova sponda nei compagni de «Il Grido della Folla» - a indurlo a cessare la collaborazione con quel giornale, il 18 marzo del 1911. Intanto, una svolta nella formazione politica di M. pare esser stata rappresentata dalla sua partecipazione - in qualità di redattore di un non meglio precisato giornale anarchico - al congresso socialista milanese dell’ottobre 1910, allorché rimarrebbe colpito dallo spirito rivoluzionario e dalla veemenza oratoria del conterraneo Benito Mussolini. Allo scoppio della guerra europea M., memore forse anche dei propri trascorsi mazziniani, segue in effetti Mussolini nell’avventura interventista e si arruola volontario, combattendo negli arditi. Nel dopoguerra – avvinto ormai indissolubilmente alle sorti del duce - ha una parte di rilievo nel primissimo movimento fascista. Membro della sezione meneghina dell’Associazione fra gli Arditi d’Italia (e collaboratore assiduo de «L’Ardito»), è infatti tra i partecipanti alla riunione di Piazza San Sepolcro, assaltatore della sede dell’«Avanti!» nella tristemente famosa impresa del 15 aprile 1919, nonché candidato nel cosiddetto “Blocco delle teste di ferro” alle elezioni politiche del novembre. Perfetta incarnazione del fascismo delle origini, movimentista e demagogicamente sovversivo, M. resta in fondo sempre legato all’epica volontaristica dell’arditismo (come testimoniato dalla sua citata autobiografia, che, per quanto edulcorata e stretta nei limiti dell’autorappresentazione, offre un’immagine significativa e sufficientemente autentica non solo del percorso politico dell’autore, ma anche del confuso clima nel quale prende forma e si sviluppa il primo movimento fascista), tanto che, con l’assestarsi al potere della “rivoluzione” fascista, egli, pur rimanendo un fervente mussoliniano, finisce per disimpegnarsi dall’attività politica preferendo dedicarsi alla sua carriera di pubblicista. S’ignorano data e luogo di morte. (A. Luparini)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.
 
Bibliografia: scritti di M.: Da anarchico a sansepolcrista, Milano 1934. Scritti su M.: Luparini, ad indicem; M. Franzinelli, Squadristi. Protagonisti e tecniche della violenza fascista, 1919-1922, Milano 2003, ad indicem.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Luigi e Medea Zoli

Bibliografia

2004

Persona

Collezione

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