MAZZOTTI, Serafino detto Filippo

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
MAZZOTTI, Serafino detto Filippo

Date di esistenza

Luogo di nascita
Faenza
Data di nascita
June 20 1843
Luogo di morte
Faenza

Biografia / Storia

Nasce a Faenza (RA) il 20 giugno 1843 da Antonio e Giovanna Ossani, barbiere. Sergente nel VII Reggimento dei granatieri di Toscana dopo l’Unità, matura idee repubblicane e agli inizi degli anni settanta aderisce all’Internazionale, che in Romagna è bakuninista. Nel movimentato 1874 ci sono tumulti anche a Faenza. M., ora barbiere, è vicino al giovane Andrea Costa. A dirigere il moto di Bologna di quell’anno si muove lo stesso Bakunin. Della vicenda carica di pathos insurrezionale Bacchelli, che affermava che le proprie fonti derivavano da un testimone di quella storia, pubblicherà nel 1927 una messinscena divertente, subito contestata dal nipote di Bakunin, Luigi, che non vi riconosce il nonno («Nosotros», Buenos Aires, dicembre 1928). L’insuccesso di Bologna consiglia molti di scampare all’estero e M. si porta nel Canton Ticino al seguito del nobile russo. Schivo e taciturno, M. fa lavori di fatica nelle proprietà della Baronata, dove la moglie Maria Focaccia svolge lavori domestici. Tutti e due sono testimoni devoti degli ultimi anni di Bakunin, forse anche della lite tra il russo e Cafiero a cagione delle improvvide prodigalità dell’uno e dell’altro. M., che ora usa anche il nome di Filippo Boschiero, continua a lavorare in villa e nei campi talvolta affiancato dal nobile Cafiero. Marietta (come è da tutti chiamata la moglie) invece segue il Bakunin in un altro trasferimento. Più tardi li raggiunge anche M.: con il ciabattino Andrea Santandrea veste e sveste mattina e sera il corpulento leader, che si spegnerà nell’estate del 1976 a Berna, assistito fino all’ultimo da Serafino e Marietta. Scrive E. H. Carr: “Bakunin amava ancora parlare di rivoluzione con i suoi giovani ospiti e con gli operai italiani, i suoi ultimi discepoli”. In seguito M. torna a Lugano e qualche anno dopo passa a Ginevra. Riprende il mestiere del barbiere e con Marietta mette al mondo due figlie. La documentazione è limitata, ma nell’immenso lascito, non del tutto esplorato, riguardante Bakunin, ci può essere ancora qualcosa su di lui. Carr lo ha scoperto lì come Filippo Mazzotti, contrazione dei due nomi usati. Gli anni di Lugano dopo il 1876 sono importanti per il ruolo di ospite e di consigliere che M. con saggia moderazione svolge in mezzo ai compagni. Nel tempo della svolta ospita, tra un carcere e l’altro, Costa e Anna Kuliscioff. Casa sua è frequentata sia da Malon, sia dal giovane Bernstein, sia dal mecenate Höchberg (finanziatore di giornali del movimento anarco–socialista europeo). Nel 1883 torna a Faenza, dove continua a fare il barbiere: la sua bottega è un luogo importante di conversazioni tutt’altro che provinciali. Ricompare il soprannome Bombicci, col quale lo riconoscevano i suoi concittadini. Fermo nella sua “fede immutata” non professa settarismi come dimostrano la duratura amicizia con Costa, lo stile della denuncia sociale e la dignità della difesa di classe. Tra il 1883-87 introduce sul giornale faentino «La Montagna», motivi pisacaniani cari a lui e a Cafiero. Ospita più volte in quegli anni Olimpia Kutusov, la compagna di Cafiero, ricoverato fino alla fine nell’ospedale psichiatrico di Imola. Nelle repressioni degli anni Novanta è costretto a lunghi periodi di confino tra Ponza e Pantelleria (1894-95 e 1897-99). Restano di queste traversie lettere ai familiari, note manoscritte e qualche corrispondenza orgogliosa a un giornale locale di fronte all’accusa di volgari crimini, presi a pretesto della repressione politica contro di lui e altri compagni. M., sereno e beffardo, istruisce i suoi sulla giustizia di classe e dice del conforto dato ad altri carcerati, più afflitti di lui, perché privi dell’appagante filosofia libertaria, rintracciabile anche nel suo Catechismo di Giobbe operaio, più volte ristampato dopo la prima edizione promossa da Cafiero e Covelli. All’inizio del secolo XX è segretario della Lega dei barbieri che aderisce alla cdl faentina. Muore a Faenza poco dopo l’ascesa del fascismo al potere, rimanendo sempre fedele ai suoi ideali, il 3 aprile 1925. Malatestà gli dedica su «Pensiero e volontà» un commosso ricordo che inizia con: “Mi è morto un fratello”. (P. Albonetti)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Archivio Andrea Costa, Biblioteca comunale di Imola (cfr. F. Mancini, Le carte di Andrea Costa conservate nella biblioteca comunale di Imola, Roma, «Quaderni della rassegna degli Archivi di Stato», 1964: Boschiero, Mazzotti-Focaccia, Costa, Kuliscioff, Malon, Bernstein, Bakunin, ad indicem); Biblioteca Franco Serantini, sez. Archivio, Carte S. Mazzotti, Lettere inedite ai familiari e altri documenti; Lettera Dal domicilio coatto al direttore de «Il Lamone» (Faenza), feb. 1897 (Pantelleria, 6 febbraio 1897, firma Un Coatto Politico); E. Malatesta, Serafino Mazzotti, «Pensiero e Volontà», 16 apr.-16 mag. 1925, pp. 137-138.
 
Bibliografia:
scritti di M.: S. Mazzotti alias Bombicci, Catechismo di Giobbe operaio, Brisighella, Servadei, 1908.

scritti su M.: R. Bacchelli, Il diavolo al Pontelungo, Milano 1927; A. Borghi, Il tramonto di Bakunin?, Newark 1939; L. Dal Pane, In memoria di Carlo Cafiero nel primo centenario della nascita (1846-1946), Ravenna 1946; La ‘svolta’ di A. Costa con documenti sul soggiorno in Francia, a cura di G. Bosio e F. Della Peruta, «Movimento operaio», 2 (1952), pp. 237-313; A. Borghi, Vivere da anarchici, Bologna 1966; Lettere inedite di anarchici e socialisti a Andrea Costa (1880), a cura di P.C. Masini, «Movimento Operaio e Socialista», 1 (1967), pp. 53-70; P.C. Masini, Storia degli anarchici italiani. Da Bakunin a Malatesta, Milano, 1969; P. Albonetti, Un internazionalista di Faenza, «Il Progresso» (Faenza), 30 gen. e 24 feb. 1975; E.H. Carr, Michael Bakunin, London, Macmillan, 1975 (tr. it., Milano 1977, p.459-461); A. Kuliscioff, Lettere d’amore a Andrea Costa, 1880-1908, a cura di P. Albonetti, Milano 1976; Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico, a cura di F. Andreucci e T. Detti, Roma, 1976-1979, ad nomen

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181

Note

Paternità e maternità: Antonio e Giovanna Ossan

Bibliografia

2004

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