MATTEUCCI, Giuseppe
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- MATTEUCCI, Giuseppe
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Fermo
- Data di nascita
- November 15 1857
- Luogo di morte
- Castel San Niccolò
Biografia / Storia
- Nasce a Fermo (AP) il 15 novembre 1857 da Antonio, meccanico. Marito di Pellegrina Bellani e padre di Nemo e di Numa, risiede a Murlo dal 1882 al 1887 e professa idee anarchiche. Nel 1890 si trasferisce a Grosseto, dove lavora nell’officina di Egisto Nesti e frequenta i correligionari Natale Tacchi, Alessandro Carletti, Pietro Fontanelli, Gaetano Inglesi, Vittorio Soldati ed Enrico Bianciardi. Il 22 marzo 1890 la magistratura grossetana apre un procedimento penale per “associazione di malfattori” a carico di 15 sovversivi, residenti nel capoluogo maremmano. Oltre a M., sono indagati Gaetano Inglesi, Curzio Pieroni, Vincenzo Baccinetti, Alessandro Carletti, Giorgio Neri, Franco Caramelli e altre otto persone, tutti militanti libertari, ad eccezione del radicale (ed anticlericale) Carlo Sacchetti. L’inchiesta, dalle chiare finalità intimidatorie, si chiude il 31 marzo, con un “non luogo a procedere”, e il fascicolo viene archiviato. Il 27 aprile M. partecipa, nella sede della sovversiva Società del Fiasco, a una riunione, in cui si discutono le iniziative da prendere in favore degli operai e dei braccianti di Grosseto, e all’inizio del mese seguente viene arrestato, insieme a Carlo Sacchetti, a Alfredo Piccinelli, a Enrico Bianciardi e ad altre persone e accusato di “eccitamento allo sciopero”, di violazione del divieto di assembramento e manifestazione e di detenzione di “arma semplice” (una sgorbia spuntata). Nella sua casa vengono sequestrati un drappo dai colori rosso e nero, tre copie di un manuale di scienza economica ad uso degli operai, scritto da Francesco Saverio Merlino, e 3 esemplari dell’opuscolo: “Dialogo fra due contadini”. Condannato dal Tribunale di Grosseto a 10 giorni di carcere per porto di arma semplice e licenziato dal Nesti, M. torna a Murlo, dove fa il capo officina in una miniera di pirite, ma, cacciato dal lavoro per essersi mantenuto “solidale agli operai scioperanti”, apre un’officina nella stessa località, poi, nel 1894, si trasferisce a Bibbiano (Buonconvento), dove gli viene affidata la locomobile di una fabbrica di pipe. Il 6 novembre 1897 subisce la schedatura. Il prefetto di Siena ne registra i connotati: è alto m.1,70, ha capelli castani, corporatura complessa e portamento disinvolto; lavoratore assiduo, si comporta bene in famiglia e ha una “discreta educazione”. “Di carattere franco e risoluto”, non gode buona fama per le sue idee politiche, ha “mediocre cultura generale, ma molta intelligenza e facile la parola. Ha compiuto le scuole secondarie... Vuolsi che abbia collaborato ai giornali sovversivi nel 1890, quando si trovava a Grosseto... Fa propaganda delle idee sovversive fra operai e contadini traendo però poco profitto. È capace di tenere conferenze, ma non risulta che ne abbia tenute. Tiene un contegno indifferente verso le autorità… È ritenuto capace di cooperare in caso di azione contro l’ordine pubblico. Si allontanò da bambino da Fermo e passò col padre la giovinezza a Porto San Giorgio. Più tardi si trasferì a Grosseto occupandosi nell’officina meccanica agricola di Egisto Nesti, da dove fu licenziato nel 1891 [cioè: 1890] in seguito a condanna riportata”. Nell’aprile del 1899 M. costruisce a Bibbiano, senza licenza, una specie di trapezio di pali di ferro e di legno, “allo scopo apparente di fare esercitare nella ginnastica i giovani del contado; effettivamente però per fare propaganda di principi sovversivi”. Condannato a 19 lire di ammenda dal pretore di Montalcino il 20 aprile, viene arrestato la mattina del 15 luglio 1900 in un esercizio di Vescovado di Murlo per aver espresso “parole che potevano intendersi in senso di compiacimento per l’uccisione di S.M. il Re Umberto I”. Il 13 agosto è, però, assolto dal Tribunale di Siena per inesistenza di reato. A fine anno, il suo nome viene scoperto nei carteggi sequestrati nell’ufficio clandestino del giornale anarchico «L’Agitazione» di Ancona, “sebbene non fosse né abbonato né oblatore né corrispondente”. Sempre sorvegliato, M. è oggetto, il 22 febbraio 1902, di una lettera, in cui le autorità riferiscono che non ha rinunciato “alle sue idee settarie, ed è tenuto in qualche considerazione dai suoi compagni di fede. Non è a ritenersi pericoloso, però viene attentamente vigilato”. Nel 1907 M. si trasferisce a Arezzo, nel 1908 è a Piombino, dove fa il capo operaio agli alti forni, e nel 1914 vive a Murlo, continuando a professare idee “socialiste anarchiche” e a farne propaganda. Muore a San Niccolò il 15 luglio 1925. (F. Bucci - S. Carolini - M. Lenzerini)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; «L’Ombrone», 4 mag. 1890; C. Sacchetti, Giustizia è fatta. Grosseto, «L’89», 31 lug. 1890.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181
Note
- Paternità e maternità: Antonio
Bibliografia
- 2004