MASINI, Pier Carlo

Tipologia Persona
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Intestazione di autorità

Intestazione
MASINI, Pier Carlo

Date di esistenza

Luogo di nascita
Cerbaia
Data di nascita
26/03/1923
Luogo di morte
Firenze
Data di morte
19/10/1998

Attività e/o professione

Qualifica
Funzionario pubblico

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce il 26 marzo 1923 a Cerbaia frazione di San Casciano Val di Pesa (FI) da Antonio e Ada Calamandrei. Viceprovveditore agli studi, inizia la propria attività politica e di studioso giovanissimo negli ambienti del movimento liberalsocialista di Tristano Codignola. Viene arrestato per attività antifascista il 21 gennaio 1942 e condannato a tre anni di confino da scontare a Guardia Sanframondi, nel beneventano, sul massiccio del Matese. Riacquistata la libertà, il 19 maggio 1943, torna a Firenze, riprende i contatti con i vecchi compagni e si avvicina al Partito Comunista. Quando le operazioni militari della guerra travolgono anche la Toscana, M. è in prima fila per aiutare la popolazione della sua zona, ricoprendo anche incarichi di responsabilità, come quello di vicesindaco di San Casciano Val di Pesa, nominato dagli Alleati, e come quello di membro del Comitato di Liberazione Nazionale locale in rappresentanza del PCI, senza tuttavia partecipare mai direttamente ad azioni militari. Nel periodo compreso tra l’ultima fase del conflitto e i momenti immediatamente successivi alla liberazione, di fronte alla svolta di Salerno di Togliatti e all’interpretazione della lotta al nazifascismo, M. matura la scelta di abbandonare il PCI e si avvicina al movimento anarchico.
 
M. sceglie gli anarchici, e la scelta è fatta con convinzione e dedizione. Tant’è che fra i primi giornali libertari usciti nella Toscana nei mesi successivi alla Liberazione, prima e dopo il congresso della Federazione Anarchica Italiana a Carrara, nel settembre del 1945, due numeri unici sono curati dallo stesso M. a Firenze: «Passione rivoluzionaria», organo dei giovani anarchici toscani (estate 1945), e «Alba dei Liberi» (gennaio 1946). Inoltre, il 20-22 luglio 1946 è rappresentante dei giovani anarchici fiorentini e del Val d’Arno inferiore al convegno giovanile anarchico di Faenza. Alcune figure dell’anarchismo storico sono state punto di riferimento culturale e politico per M.: Michail A. Bakunin, Carlo Cafiero, Errico Malatesta e soprattutto Francesco Saverio Merlino e Camillo Berneri. Di Bakunin e Cafiero M. ammira la dedizione alla causa, la coerenza e l’intensità emotiva della loro partecipazione agli eventi che li videro protagonisti; di Malatesta apprezza il pensiero semplice, lineare, da anarchico “ragionante” e “razionale”; di Merlino e Berneri valorizza la spregiudicatezza teorica, il “revisionismo”, la capacità di mettere a confronto e in discussione l’anarchismo con le altre correnti teoriche del movimento operaio e socialista. Non è un caso che fin dal dopoguerra M. instaura un fertile rapporto epistolare con Aldo Venturini, curatore delle opere di Merlino, e con Giovanna Berneri, moglie di Camillo, e, dopo la scomparsa di Giovanna, con Aurelio Chessa, curatore dell’Archivio Berneri. Per meglio comprendere la profondità e l’intensità di queste collaborazioni va ricordata la pubblicazione nel 1957, per le edizioni De Silva e La Nuova Italia, insieme proprio con Aldo Venturini, del volume Concezione critica del socialismo libertario di Merlino o degli scritti scelti di Camillo Berneri, Pietrogrado 1917 Barcellona 1937, per la Sugar editore nel 1964, curati con Alberto Sorti. Il rapporto con gli anarchici non è facile, il giovane M. pieno di entusiasmo, dinamismo e determinazione spesso si scontra con compagni più anziani, esausti per la lunga lotta al fascismo, spesso isolati ed emarginati dall’egemonia marxista sui movimenti popolari.
 
A M. l’anarchismo italiano del dopoguerra, nonostante la grande tradizione, appare povero culturalmente e organizzativamente, limitato e spesso sopraffatto da diatribe e polemiche interne. M. si propone di contribuire a disincagliare l’anarchismo dal peso della sua emarginazione, creando una rete di collaborazioni, spesso esterne al movimento, nella speranza che il travaso di culture diverse ma vicine, possa in qualche modo far sbocciare una nuova pianta su una radice antica. L’idea di dare inizio a un processo di rinnovamento all’interno del movimento si concretizza attraverso il periodico «Gioventù anarchica» (1946-1947), redatto insieme a Carlo Doglio. Il giornale, di cui escono 14 numeri, nonostante la sua breve vita, suscita interessi e collaborazioni anche fuori dal movimento. M. prende contatto con aree culturali e politiche fra loro diverse, come quella del Movimento di Religione di Ferdinando Tartaglia e Aldo Capitini, o del periodico bergamasco «La Cittadella», o di piccole organizzazioni della “sinistra comunista” e trotzkista. All’interno della FAI, M. si occupa inizialmente della Commissione Antimilitarista mentre progressivamente il suo impegno si intensifica sia come conferenziere sia, dal 1948, come redattore di «Umanità Nova» e come collaboratore di «Volontà» (1947-1949). Lo scontro interno alla FAI fra i giovani che si muovono intorno a M., come Fabio Bazzanella, Arrigo Cervetto, Sirio Del Nista, Lorenzo Parodi, Aldo Vinazza, e molti altri, e le componenti più tradizionali del movimento, matura fra il congresso di Livorno (23-25 aprile 1949) e il congresso di Ancona (8-10 dicembre 1950). L’idea di M. di un “partito libertario” con una dimensione teorica e pratica dell’anarchismo aderente alla nuova realtà economica, politica e sociale dell’Italia del dopoguerra, capace di stringere alleanze, su posizioni prettamente internazionaliste e legate alle lotte dei lavoratori, con una presenza costante all’interno del sindacato, sono le basi che portano alla nascita del periodico «L’Impulso» e dei “Gruppi anarchici d’azione proletaria” (GAAP). M. è tra i principali estensori insieme a A. Cervetto e altri delle tesi Sulla liquidazione dello Stato come apparato di classe che vengono presentate alla conferenza nazionale di Pontedecimo (GE) del 24-25 febbraio 1951 che segna la nascita ufficiale dei GAAP. La costituzione dell’organizzazione è anche però l’inizio per M. di un lento ma costante distacco dall’anarchismo militante che lo porta nel giro di pochi anni ad approdare al socialismo democratico.
 
La maggiore passione di M., in questo periodo come per tutto il resto della sua vita, è la ricerca storica. Laureatosi in Scienze Politiche a Firenze il 13 novembre 1946 si dedica con impegno nello studio della storia dell’anarchismo in questo periodo proprio per far fronte alle mistificazioni e all’egemonia culturale del PCI. In questi anni in cui M. ricopre l’incarico di redattore di «Umanità Nova» (dal 1948 agli inizi del 1950) e collabora con il «Libertario» (1950/52) non c’è numero di questi giornali su cui non sia riportato, oltre a quello di politica, un articolo di storia; si tratta di veri e propri saggi che, a volte, escono a puntate, mentre l’entusiasmo per l’analisi dei documenti, di libri e di riviste rare è documentato dalla rubrica firmata con lo pseudonimo “L’Archivista”. Costante, anche se molte volte il suo appello cade nel vuoto, è il richiamo di M. alla necessità per gli anarchici di ricostruire il proprio percorso storico in forma critica, per strappare dall’anarchismo quell’etichetta di fenomeno folcloristico e “preistorico” della storia del movimento operaio, che gli storici allineati con le direttive del conformismo togliattiano tentano di attribuirgli. L’attività di ricerca va oltre gli ambiti militanti confrontandosi da subito con quella parte della storiografia contemporanea sul movimento operaio che inizia allora a fare i primi passi. Ecco dunque la collaborazione alla rivista «Movimento operaio» di Gianni Bosio, con cui fra l’altro per circa vent’anni intrattiene una fittissima corrispondenza. In questa intensa fase di ricerca storica M. collabora con il giovane Gino Cerrito e l’anziano militante Ugo Fedeli.
 
Intanto l’esperienza dei GAAP confluisce nel movimento “Azione comunista”, una confederazione di piccole organizzazioni (bordighisti, trotzkisti, ex-PCI come Giulio Seniga o Bruno Fortichiari, tra i fondatori del PCdI nel 1921 ecc.) che ha il merito, tra il ’56 e il ’58, durante e dopo la crisi ungherese, di rappresentare, con un vivace dibattito e un’intensa attività, la parte internazionalista e antistalinista della sinistra extraparlamentare italiana. Con Seniga, in particolare, M. stringe un’amicizia profonda e una collaborazione culturale che negli anni Sessanta producono l’esperienza della casa editrice Azione Comune. Lo conclusione dell’esperienza dei GAAP, l’affermarsi all’interno di “Azione comunista” delle tendenze leniniste e “settarie”, l’insuccesso organizzativo di AC come forza alternativa al PCI e al PSI, convincono M. ad abbandonare qualsiasi residuo militante e teorico libertario, per approdare fra la fine del 1958 e l’inizio del 1959 al socialismo democratico. L’entrata all’interno del PSI, gennaio 1959, viene preceduta dalla pubblicazione di due pubblicazioni ciclostilate redatte da M. La corrente di ‘sinistra’ vista da sinistra e Una classe un partito. Due documenti dichiaratamente internazionalisti, classisti e decisamente anticomunisti. La tesi dei documenti è quella che solo attraverso un partito socialista unificato, con al suo interno una corrente libertaria e internazionalista, è possibile smascherare l’inganno comunista, e dare una prospettiva politica alla classe operaia. Inoltre M. si propone, sostenendo gli “autonomisti”, di contribuire, all’interno dell’organizzazione all’opposizione contro la sinistra del partito (definita con l’epiteto di “carristi”, ovvero i filocomunisti, sostenitori dell’uso dei carri armati contro la rivolta ungherese) con l’obiettivo di riconsegnare il PSI alla sua vera vocazione: quella nata con la Prima Internazionale e legata alle tradizioni democratiche risorgimentali. È in questo denso periodo di partecipazione al dibattito politico che M. entra in contatto con la redazione di «Corrispondenza socialista», stringe rapporti di amicizia con Giorgio Galli, Stefano Merli e Gaetano Arfè e, inoltre, incontra Giuseppe Faravelli, socialista riformista di tradizioni proudhoniane, amico di Andrea Caffi e curatore di «Critica sociale».
 
Sono questi gli anni in cui M. si fa carico della ricerca storica, per scrivere saggi sulle tradizioni laiche, risorgimentali, libertarie, federaliste e anticlericali del primo socialismo italiano. In questo senso vanno anche letti i suoi interessi ed il suo notevole contributo alla riscoperta di personaggi importanti del movimento operaio italiano come ad esempio Arcangelo Ghisleri. Il ritrovamento dell’archivio di Ghisleri, a opera di M. ed il suo trasferimento alla Domus Mazziniana di Pisa possono essere considerati un evento culturale importantissimo per lo studio dei movimenti repubblicano, socialista e anarchico a cavallo del secolo. L’uscita del volume, La scapigliatura democratica. Carteggi di Arcangelo Ghisleri: 1875-1890, curato da M., per conto delle edizioni Feltrinelli nel 1961 è una significativa chiave di lettura della concezione del suo metodo di ricerca storica e dei suoi interessi culturali. Una viva testimonianza dell’emozione dello storico e del militante per il ritrovamento dell’archivio è il ricordo autobiografico dal titolo La biblioteca Ghisleri, uscito nel volume Editoria e impegno civile: l’incontro tra Arcangelo Ghisleri e Paolo Gaffuri (Pierluigi Lubrina ed., Bergamo 1985). M. ci racconta il suo arrivo a Bergamo, “trasferito da Livorno, il 13 dicembre 1957 (ricoprirà l’incarico di vice provveditore agli studi fino ai primi anni ’70), festa di S. Lucia”, e le sue prime attività di ricerca che si concentrano sulla corrispondenza fra Antonio Labriola e Silvio Spaventa. Seguendo queste tracce egli scopre un’importante raccolta di carte del filosofo Spaventa, conservata presso la Biblioteca Civica di Bergamo. Attraverso la figura di Turati approda a Ghisleri; dei due intellettuali è stato pubblicato, in quegli anni, un carteggio. M. incuriosito dalle vicende biografiche di Ghisleri si mette alla ricerca degli eredi e scopre che l’unica figlia, Elvezia, vive ancora e abita a qualche centinaio di metri dalla propria abitazione. L’emozione del suo incontro con quella anziana signora e la scoperta che nella sua casa si conservava ancora la maggior parte della carte del padre nonché una ricchissima biblioteca/emeroteca M. ce l’ha trasmesse così: “Le prime notti non riuscivo a prendere sonno, come un innamorato cui l’amata ha promesso i primi pegni d’amore e nell’insonnia quei nomi, quelle parole, quelle firme mi ballavano davanti alternandosi ad immagini di libri e di riviste, alle copertine della Farfalla disegnate da Tranquillo Cremona e Vespasiano Bignami, alle raffinate edizioni private di Carlo Dossi, agli almanacchi repubblicani di Bignami e alle strenne del Gazzettino Rosa.”
 
La ricerca storica non distoglie M. dalla militanza che anche nelle file socialiste non è tranquilla ma assunse subito i tratti di un impegno critico. Basta leggere i numerosi articoli di M. sia su «Critica Sociale», di cui sarà collaboratore per vent’anni, sia sull’«Avanti!», per capire la sua irrequietezza culturale. Al Partito e al suo gruppo dirigente contesta sempre l’eccessivo opportunismo, il ministerialismo e un certo conformismo. M., pur ricoprendo incarichi nel partito –nel PSDI, partito nel quale milita dal 1969 al 1992 - è anche segretario provinciale di Bergamo e membro del Comitato Centrale - non si candida mai a qualsiasi carica pubblica, né di consigliere comunale né di parlamentare, e motiva queste scelte con la volontà di mantenere una coerenza etica comportamentale, un proprio costante tratto distintivo. La sua originale concezione del Partito Socialista e della sua funzione di sintesi fra le due anime, quella riformista e quella rivoluzionaria, può essere riassunta da questo suo brano del ’61: “[...] l’avanguardia dell’autonomismo deve essere molto aperta e integrare le correnti autoctone del socialismo italiano, che sono essenzialmente due e che, entrambe, riflettono non contraddittoriamente le tendenze di fondo del movimento operaio in Italia nel corso di tutta la sua storia: la tendenza riformista e la tendenza rivoluzionaria. Bisogna fondere queste due tendenze in un socialismo umanista e classista, democratico e libertario, federalista e internazionalista, ed assumerne la rappresentanza unitaria. [...] Nel nostro socialismo ci sono Turati e Prampolini, ma ci sono anche gli eretici Merlino e Salvemini, ci sono i riformisti riformatori delle cooperative ma ci sono anche gli organizzatori del sindacalismo rivoluzionario (quello non degenerato), c’è Matteotti e insieme c’è anche Rosselli, senza contraddizione”.
 
In questo periodo continuano le collaborazioni alle riviste scientifiche come la «Rivista storica del socialismo» e «Movimento operaio e socialista». Ma escono anche i suoi primi lavori monografici. Nel 1958 viene pubblicato dalla casa editrice Avanti!, Gli internazionalisti. La Banda del Matese, 1876-1878, seguono a ruota i primi tre volumi degli scritti di Bakunin e nel 1963 La Federazione Italiana dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori. Atti ufficiali 1871-1880 (atti congressuali; indirizzi, proclami, manifesti) (ed. Avanti!). C’è da dire che l’attività editoriale di M., o meglio i suoi progetti, molti dei quali rimasti nei cassetti, trovano diverse difficoltà ad essere realizzati. Alla fine degli anni ’50, ad esempio, M. pensa ad un progetto per la pubblicazione in Italia di una parte dell’opera bakuniniana, ispirandosi a quella ideata in Olanda da Arthur Lenhing, con cui è in corrispondenza. M. sottopone il progetto a diverse case editrici nazionali, fra cui l’Einaudi, ma tutte rispondono con lettere formali di disinteresse. Tant’è che i tre volumi di scritti scelti dell’anarchico russo curati da M. sono pubblicati direttamente dal curatore. Nella presentazione dell’iniziativa, M. da una parte si ricollega idealmente a due grandi autori che hanno affrontato correttamente la questione del ruolo di Bakunin nella nascita del primo socialismo in Italia, cioè Nello Rosselli (Mazzini e Bakunin. Dodicianni di movimento operaio in Italia 1860-1872, Torino 1927) e Max Nettlau (Bakunin e l’Internazionale in Italia dal 1864 al 1872, Ginevra 1928), dall’altra si contrappone alla faziosa ricostruzione fatta da Aldo Romano (Storia del movimento socialista in Italia, 3 v., Milano-Roma 1954), facendo uscire il rivoluzionario russo dall’agiografia dei suoi seguaci o dall’oblio dei suoi nemici. Come lui spiega, la pubblicazione degli scritti bakuniniani vuole contribuire a: “collocare Bakunin nella prospettiva storica, a vedere la sua posizione attraverso il prisma dei grandi problemi che travagliano la nostra epoca (socialismo e democrazia, nazionalismo e internazionalismo, clericalismo e laicità), a confrontare il presente col passato nella scia lasciata dalla sua ardente esperienza politica”. Per capire l’importanza di questa attività c’è da considerare che nei primi anni Sessanta, a parte piccole case editrici di movimento come le edizioni Antistato, la Fiaccola e la Libreria della FAI, non esistono collane o testi sull’anarchismo pubblicati da casa editrici note. Nel ’59 è uscito Il Socialismo anarchico in Italia di Enzo Santarelli, edito da Feltrinelli, poi nient’altro: gli scritti di M., sparsi su riviste e quotidiani, divengono quindi l’unico punto di riferimento sul piano della ricerca storica. Solo più tardi, alla fine degli anni Sessanta, le case editrici più importanti scoprono il tema dell’anarchismo. Proprio dalla scarsità d’iniziative editoriali indipendenti nella sinistra nasce su iniziativa di Seniga la casa editrice Azione Comune e che vede in M. uno dei principali animatori. La collaborazione con la casa editrice è importante sotto diversi punti di vista: la linea editoriale tende a portare alla luce i temi dell’azione politica e culturale di M. Le pubblicazioni di Azione Comune offrono per la prima volta ai giovani lettori testi sconosciuti e inediti della storia del socialismo italiano ed internazionale. Scorrendo il catalogo della casa editrice si trovano nei vari titoli i temi cari a M. e alla sua visione di un socialismo umanista e libertario. Nel 1962 M. cura la prima edizione del volume di Rosa Luxemburg, Centralismo o democrazia (Replica a Lenin); nel 1966 pubblica l’opera di Camillo Berneri, Mussolini psicologia di un dittatore. Ma la casa editrice sale alle cronache soprattutto per la pubblicazione del volume di Guelfo Zaccaria, 200 comunisti italiani tra le vittime dello stalinismo, con in appendice un appello del “Comitato italiano per la verità sui misfatti dello stalinismo”, uno dei rari volumi, forse l’unico a quel tempo in lingua italiana, di denuncia seria e corretta della barbaria del regime sovietico e delle complicità e delle responsabilità del PCI nella scomparsa di tanti italiani nel gorgo della repressione staliniana. Al comitato accanto all’adesione di Onorato Damen, Giuseppe Faravelli, Renato Mieli, Giulio Seniga, Ignazio Silone, Barbara Tresso e altri troviamo quella di M. Le diverse attività culturali e politiche non distraggono M. dal suo principale interesse e cioè la ricerca e la ricostruzione delle vicende dell’anarchismo italiano.
 
Sul piano storiografico proprio nell’ambito delle celebrazioni del centenario della nascita della Prima Internazionale è M. a farsi carico di difenderlo e studiarlo. La sua comunicazione al convegno di Firenze su Il movimento operaio e socialista. Bilancio storiografico e problemi storici del 18-20 gennaio 1963, La Prima internazionale in Italia, rimane uno dei principali contributi storiografici del periodo sulle origini del movimento operaio italiano. In questo lavoro minuzioso va inserita la pubblicazione del volume Storia degli anarchici italiani. Da Bakunin a Malatesta, (1969), la biografia di Cafiero (1974) e la Storia degli anarchici nell’epoca degli attentati (1981), pubblicati tutti della casa editrice Rizzoli di Milano. La presenza di M. è costante nei numerosi convegni a carattere storico, sia militanti che no, come quello organizzato dalla Fondazione Einaudi a Torino nel dicembre 1969, Anarchici e anarchia nel mondo contemporaneo, o quello sul centenario della morte di Bakunin del Centro studi Pinelli di Milano, a Venezia nel 1976, inizio di una nuova stagione di analisi e riflessioni storiche. M. nel 1969 fonda a Bergamo la Biblioteca Max Nettlau, che per anni, in tempi difficili per la ricerca di materiali preziosi, rappresenta una tappa fondamentale per chiunque si accinga allo studio dell’anarchismo. Nel ’78 escono i volumi Poeti della rivolta, da Carducci a Lucini e Eresia dell’ottocento. Alle sorgenti laiche, umaniste e libertarie della democrazia italiana. Negli ultimi anni della sua vita M. si è dedicato a studi su Manzoni. Alfieri e Porta. Nel 1993 partecipa alla fondazione della «Rivista Storica dell’Anarchismo» di cui sarà membro del comitato scientifico. Muore a Firenze il 19 ottobre 1998. (F. Bertolucci) 

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; ivi, Ministero dell’Interno, Gabinetto Prefettura, Partiti politici 1944-1966, b. 78, f. “Federazione Anarchica Italiana”; Biblioteca Franco Serantini, sez. archivio, Carte P.C. Masini.
 
Bibliografia:
Scritti di M.: Sulla liquidazione dello Stato come apparato di classe: tesi programmatiche approvate alla Iª conferenza nazionale dei Gruppi Anarchici d’Azione Proletaria, tenuta a Genova-Pontedecimo nei giorni 24-25 febbraio 1951, Genova-Sestri 1952; Antonio Gramsci e l’Ordine Nuovo visti da un libertario, Livorno 1956; Gli internazionalisti e la Banda del Matese, 1876-1878, Milano-Roma 1958; (a cura di) La Federazione Italiana dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori. Atti ufficiali 1871-1880 (atti congressuali; indirizzi, proclami, manifesti), Milano 1963; Storia degli anarchici italiani. Da Bakunin a Malatesta (1862-1892), Milano 1969; Una raccolta di pubblicazioni rare e non comuni per la storia dell’anarchismo, in Anarchici e anarchia nel mondo contemporaneo. Atti del Convegno promosso dalla Fondazione Luigi Einaudi (Torino 5, 6 e 7 dicembre 1969), Torino 1971, pp. 42-46; Cafiero, Milano 1974; Bakunin in Italia. Mezzo secolo di ricerche e di dibattiti (1876-1926), in Bakunin cent’anni dopo. Atti del convegno internazionale di studi bakuniniani, Milano 1977, pp. 14-63; Eresie dell’Ottocento. Alle sorgenti laiche, umaniste e libertarie della democrazia italiana, Milano 1978; Poeti della rivolta. Da Carducci a Lucini, Milano 1978; I leaders del movimento anarchico, Bergamo 1980; Storia degli anarchici italiani nell’epoca degli attentati, Milano 1981; Il mio paese, la mia valle, in Indagare la Val di Pesa, a cura di Alberto Ciampi. [S.l., s.n.], 1994; Manzoni, Pisa 1996; Alfieri, Pisa 1997; Porta, Pisa 1997; Mussolini. La maschera del dittatore, Pisa 1999; Tre episodi della vita di Bakunin in Baj Bakunin. Atti del convegno Monte Verità Ascona, 5 ottobre 1996, Lugano 2000, pp. 61-69; Biblioteca Max Nettlau Bergamo, «Bollettino bibliografico», dic. 1969-gen. 1974.
 
Scritti su M.: C. Francovich, La Resistenza a Firenze, Firenze 1961, ad indicem; C. Salvianti, R. Ciapetti, Lotte politiche e sociali in Val di Pesa. Dal primo dopoguerra alla Liberazione (1919-1944), Firenze 1979, ad indicem; E. Nicolini, Uno schedato politico: Aldo Capitini, «Il Ponte», gen. 1990, pp. 46-53; A. Ciampi, La “Gioventù Anarchica” di Carlo Doglio a un anno dalla scomparsa, «Rivista storica dell’anarchismo», lug.-dic. 1996, pp. 119-142; R. Broggini, Masini, storico dell’anarchia, «La Regione Ticino», 24 ott. 1998; F. B[ertolucci] e C. V[enza], Pier Carlo Masini, «Umanità nova», 15 nov. 1998, p. 3; G. Mangini, Un ricordo di Pier Carlo Masini, «Settegiorni», 5 nov. 1998; N. Musarra, Pier Carlo Masini, «Sicilia libertaria», nov. 1998, p. 9; G. Landi, Uno studioso e un amico, «A», dic. 1998-gen. 1999, pp. 33-36; F. Bertolucci, Pier Carlo Masini, «Rivista storica dell’anarchismo», giu.-dic. 1998, pp. 5-12; id., Bibliografia degli scritti di Pier Carlo Masini, (in corso di pubbl.); Pier Carlo Masini. Un profilo a più voci. Atti della giornata di studi sulla figura e l’opera di Pier Carlo Masini, Bergamo 16 gennaio 1999, a c. di G. Mangini, Bergamo 2001; G. Sacchetti, Sovversivi agli atti. Gli anarchici nelle carte del Ministero dell’Interno, Ragusa 2002, ad indicem; Pier Carlo Masini. Impegno civile e ricerca storica tra anarchismo, socialismo e democrazia, a cura di F. Bertolucci e G. Mangini, Pisa 2008.

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