​MASETTI, Augusto

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​MASETTI, Augusto

Date di esistenza

Luogo di nascita
Sala Bolognese
Data di nascita
April 12 1888
Luogo di morte
Imola

Biografia / Storia

Nasce a Sala Bolognese (BO) il 12 aprile 1888 da Cesare e Giacinta Montanari, muratore. Poco dopo la sua nascita la famiglia si trasferisce a San Giovanni in Persicelo, dove A., terminata la Seconda elementare, inizia a lavorare come muratore, attività che d’inverno, quando sono fermi i lavori edili, sostituisce con quella di calzolaio, per aiutare la famiglia sostenuta solamente dai guadagni del padre, bracciante giornaliero. Iscritto al sindacato non appare mai tra i segnalati dalla polizia in occasione di agitazioni. Nel marzo del 1908 si reca in Francia per lavorare e ritorna in Italia in novembre, dovendo cominciare la sua ferma militare. Essendo però già sotto le armi il fratello maggiore Gaetano, gli viene scontato un anno e inizia così il suo periodo di leva, a Ravenna, nel novembre del 1909. Congedato il 2 settembre 1910, torna al paese dove riprende il lavoro di muratore; all’inizio d’aprile 1911, rimasto disoccupato, va in Francia e a Livet, vicino a Grenoble, lavora come operaio. Rientrato in Italia nell’agosto dello stesso 1911, il 26 settembre viene richiamato al servizio militare e destinato effettivo alla 7° Compagnia del 35° Reggimento fanteria, sorteggiato a far parte del corpo di spedizione per la guerra d’Africa. All’alba del 30 ottobre, nella caserma Cialdini di Bologna, il reggimento è pronto per la partenza, schierato nel grande cortile. All’improvviso parte un colpo di fucile che ferisce il colonnello Stroppa. A sparare è stato M., come poi dissero alcuni testimoni, al grido di “viva l’anarchia”. I carabinieri che per primi lo ammanettano, dichiarano che non cessa di dichiararsi anarchico, che afferma di sapere che gli sarebbe spettata la fucilazione, ma che sarebbe morto contento perché “la sua idea non morirà mai”. Fino a quel momento M. non è molto conosciuto tra gli anarchici, lo stesso Borghi scrive: “Non saprei dire se ‘Gusten’ si sia mai dichiarato anarchico prima di attentare al colonnello. Lavorava con noi e noi lo consideravamo un simpatizzante” (Borghi, ad indicem). Rinchiuso in una cella di rigore iniziano per M. i primi interrogatori a cui risponde a monosillabi, alternando stati di quiete a stati di grande alterazione. Con il trasferimento a Venezia, dove ha sede il Tribunale militare giudicante, si apre il processo contro l’attentatore. M. non risponde alle domande, se lo fa è sempre in modo inconcludente; tra i giudici comincia a insinuarsi l’idea che si tratti di un malato mentale, del resto la soluzione tornerebbe utile anche per stemperare il clima di tensione che va crescendo attorno al “caso Masetti”. Il settimanale anarchico «L’Agitatore» ha fin da subito fatto di M. il simbolo della battaglia antimilitarista e nelle piazze iniziano le prime manifestazioni a favore dell’imputato. Così, nell’incertezza, si preferisce passare M. dalla giustizia militare a quella “medica”, approfittando di una prima diagnosi del medico chiamato a visitarlo che, dopo aver indagato nella vita privata dell’imputato, dichiara che è in lui evidente “un’eredità neuropatica” dal lato materno e che se pure “dotato di sentimenti retti nelle relazioni normali della vita, diveniva in tutta probabilità un impulsivo sotto l’azione di stimolanti cerebrali quali l’alcool ed i patemi d’animo” (Rapporto medico, 5 novembre 1911). Il 17 novembre 1911 M., la cui difesa è stata assunta da G. Bentini, viene trasferito al manicomio criminale di Reggio Emilia; il processo militare è sospeso in attesa della perizia dei medici psichiatri a cui, di fatto, viene delegato il giudizio. I due medici incaricati lavorano all’elaborato per circa due mesi e mezzo, ben oltre i trenta giorni stabiliti, e alla fine la vita di M. è rigorosamente descritta in 155 cartelle dattiloscritte dove compaiono i suoi sentimenti e dove il suo corpo è minuziosamente analizzato e misurato alla ricerca della giusta collocazione all’interno delle categorie della psichiatria. Con una lunga e circostanziata relazione il 15 febbraio 1912 i medici emettono la “diagnosi-sentenza”, in cui si afferma che M. ha agito “in istato di morboso furore” determinato da “un acuto stimolo passionale” manifestatosi su un soggetto degenerato come è dimostrato dalla sua eredità biologica. L’origine della sua irresponsabilità è ereditaria e non potrà mai scomparire tanto da farlo ritenere sempre “in istato di anormale sensibilità alle azioni squilibratici” e “irriducibilmente inadatto alla regolare convivenza sociale e permanentemente pericoloso a se stesso e agli altri”. L’11 marzo 1912 la commissione d’inchiesta del Tribunale militare di Venezia dichiara il non luogo a procedere contro l’imputato e lo affida definitivamente alle celle del manicomio giudiziario di Reggio Emilia. Il 3 febbraio 1913, dopo che le autorità di Reggio Emilia hanno a lungo detto di temere disordini in conseguenza delle manifestazioni pubbliche che in più città si svolgono a suo favore. M. viene trasferito a Montelupo, un paesino a pochi chilometri di distanza da Firenze. Nel dicembre dello stesso anno il direttore del manicomio lo descrive come “sano” sia livello fisico che mentale e sostiene che può essere trasferito in un manicomio civile. Nello stesso anno sono riprese le mobilitazioni “pro Masetti” e a farsene interprete è in particolare il giornale «Rompete le file!»; l’8 novembre 1913 viene costituito un Comitato nazionale “pro Masetti” , di cui è segretaria M. Rygier e che riceve l’appoggio dall’USI. Viene messa in discussione la regolarità della detenzione di M. in un manicomio criminale e si decide di avviare un’azione legale, di cui si incarica E. Musatti, contro l’ordinanza del 1912. L’azione legale e il forte movimento pubblico che la accompagna, ottengono un primo successo con il trasferimento di M. al manicomio di Imola ai primi di gennaio del 1914. Qui M. riprende a lavorare come calzolaio ed è sempre molto tranquillo. Improvvisamente arriva l’ordine di trasferimento al manicomio di Padova, dove M. resta per più di un anno a partire dal 22 marzo 1914. Quando il 13 aprile 1915 viene riportato a Imola, accompagnato da una nuova perizia medica in cui si riconferma la diagnosi di degenerazione psichica escludendo in tal modo un ritorno alla vita civile, M. rientra nel manicomio. La guerra in corso ha fatto perdere attenzione al caso Masetti, e per lui si profila una lunga esistenza di internato. A Imola gode di una limitata libertà che gli consente anche di uscire dal manicomio; il 24 agosto 1919, poi ottiene di essere ospitato presso la famiglia imolese di Zeffirino Pirazzoni. Negli anni che seguono M. trova una compagna, Concetta Pironi, dalla quale ha tre figli: Luisa, Cesare e Franco. Lavora come muratore e come tutti i pazienti che vivono fuori del manicomio riceve un piccolo sussidio. Le relazioni di polizia lo descrivono come mite e tranquillo. Su di lui comunque continua uno stretto controllo e nel 1935, per aver richiesto di essere dispensato dal partecipare alle adunate del regime, viene arrestato, incarcerato e inviato al confino a Thiesi (SS). Durante questo nuovo trasferimento dà segni “di squilibrio mentale” e viene ricoverato nel locale ospedale psichiatrico, da cui è dimesso il 15 gennaio 1936. Rientrato a Imola nel maggio del 1940, rimane un sorvegliato speciale tanto da entrare nella lista dei più pericolosi antifascisti imolesi consegnata al comando tedesco subito dopo l’8 settembre 1943. Arrestato il 14 settembre trascorre dieci giorni nelle carceri di Bologna. Dopo la morte del figlio Cesare, partigiano nella 36° brt Garibaldi, M. viene di nuovo preso da “psicosi paranoieche” e ricoverato per due settimane nel manicomio da cui esce il 1° aprile 1945. Nel dopoguerra continua la sua militanza antimilitarista. Muore a Imola ai primi di marzo del 1966, in un incidente stradale durante uno dei suoi giri in bicicletta. (F. Tarozzi) 

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Archivio di Stato Bologna, Tribunale Militare di Venezia, f. Augusto Masetti (contiene, tra l’altro la perizia Sullo stato di mente di Augusto Masetti.); Archivio storico della FAI, Imola, Carte Masetti.
 
Bibliografia: A. Borghi, Mezzo secolo di anarchia (1898-1945), Napoli 1954, ad indicem; B. Dalla Casa, A. Varni, F. Tarozzi, Disciplina militare e territorio: il tribunale militare territoriale di Bologna. Prime riflessioni su una ricerca in corso, in Esercito e città dall’unità agli anni trenta, Perugia 1989, pp. 457-481. 

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Cesare e Giacinta Montanari

Bibliografia

2004

Oggetto

Persona

Collezione

città