DE LUISI, Giuseppe
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- DE LUISI, Giuseppe
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- San Martino Buon Albergo
- Data di nascita
- August 25 1887
- Luogo di morte
- Torino
Biografia / Storia
- Nasce a S. Martino Buon Albergo (vr) il 25 agosto 1887, da Stefano, operaio ferroviario, detto “Gigi”. Si avvicina probabilmente agli ideali libertari in gioventù. Nell’immediato dopoguerra licenziato per motivi politici dalle ferrovie, si stabilisce a Torino dove partecipa alle attività del movimento anarchico. Nel 1920, in seguito a una perquisizione della sua abitazione, effettuata dopo gli scontri a fuoco avvenuti tra anarchici e poliziotti durante la manifestazione del 1° maggio che causano tre morti e numerosi feriti fra i dimostranti, viene arrestato e, sebbene incensurato, condannato a un anno e sei mesi di reclusione per detenzione di armi (cfr. Trentennio, p. 30). Dopo sette mesi di detenzione evade dalle carceri Nuove di Torino dandosi alla latitanza. Difficile da ricostruire la biografia di questo espropriatore torinese, che nei primi anni Venti fa rimbalzare il suo nome sulle cronache giudiziarie. Emulo di Bonnot, compie diverse rapine in Piemonte e Liguria (alcune anche con Sante Pollastro) servendosi persino dell’automobile, cosa inusitata per l’epoca. Nel 1921 è autore, assieme a Raffaele Milesi e Luigi De Ambrosi (che sarà arrestato ad Alessandria l’anno seguente e condannato a 17 anni di carcere) di una rapina nei pressi di Serravalle Scrivia ai danni di un impiegato che porta le paghe dei ferrovieri, il colpo frutterà 135.000 lire. Lo stesso anno a Torino, in uno scontro a fuoco con alcuni poliziotti, ne ferisce uno gravemente; l’episodio avviene in un bar di corso Regina Margherita dove si trovava con la sua compagna, Caterina Piolatto, e Raffaele Milesi – nato a Susa nel 1897, residente a Pegli, operaio –, che viene colpito a morte dagli agenti. Nel 1922 D. è arrestato da una squadra di agenti, mentre, insieme a Giuseppe Ferrero, percorre in automobile, guidata da uno chauffeur, la strada comunale che da Grugliasco va a Moncalieri; sulla stessa strada, all’altezza di corso Stupinigi, vengono successivamente arrestate altre tre persone appostate fra gli alberi in attesa: Michele Carabba, Giovanni Truffo e Desiderio Dello Sbarba. Secondo la versione ufficiale lo chauffeur riesce a fuggire nel parapiglia seguito all’arresto di D.; in realtà è proprio l’autista, al soldo della Questura, l’artefice della “brillante operazione”. Ai cinque anarchici sono sequestrate 15 bombe, cinque rivoltelle, quattro caricatori e 100 cartucce. I quotidiani torinesi, elogiando l’operato della polizia, parlano di sventata rapina ai danni di un esattore del dazio che avrebbe dovuto percorrere la stessa strada, ma 15 bombe sembrano eccessive per derubare un esattore, probabilmente il vero obiettivo, come comunica il prefetto di Torino, era un altro: “L’arresto è avvenuto poco tempo prima che arrivasse a Torino l’automobile recante S. M. il Re; e forse detti pericolosi malfattori stavano per mettere in esecuzione qualche grave delitto”. Successivamente D., in vari processi a Torino e alla Spezia (con Umberto Cresci e Mentore Giampaoli, dove sono condannati a 18 anni il primo e a 20 il secondo – cfr. Trentennio, p. 82) subisce condanne a oltre 50 anni di reclusione che sconta in vari carceri, tra cui il Maschio di Volterra e il manicomio criminale di Montelupo Fiorentino. Durante tutto il periodo fascista non viene mai meno la solidarietà nei suoi confronti da parte dei compagni che cercano, in tutti i modi e con notevoli difficoltà, di fargli pervenire degli aiuti. È del 1927 la seguente nota confidenziale: “Gli anarchici si occupano dei loro amici condannati e specialmente degli ergastolani. Nello stabilimento penitenziario di Pianosa sono riusciti a organizzare uno speciale servizio per aiutare i detenuti: si sono interessati fra loro dell’anarchico detenuto De Luisi che, col pretesto di malattie, hanno fatto o cercano di far traslocare in detto stabilimento, da dove sarebbe facile” secondo essi “l’evasione”. A metà dell’aprile del 1945 D., rinchiuso nel carcere di Saluzzo, viene liberato dai partigiani; si unisce a loro combattendo fino alla liberazione. Saranno liberati assieme a lui altri due anarchici: il milanese Ersilio Belloni e il genovese Attilio Parodi. Nel dopoguerra D. riprende i contati con il movimento facendo ancora parlare di sé. Nel 1950 viene nuovamente arrestato nei pressi dell’ambasciata spagnola di Roma perché trovato in possesso di una valigia contenente dell’esplosivo. La presenza di bambini che giocavano nei giardini antistanti la rappresentanza diplomatica gli aveva impedito di portare a compimento l’attentato di protesta contro il regime di Franco. Il «Il Libertario» di Milano (1° feb. 1950) pubblica un articolo di difesa di D. dove si afferma: “non si tenti di infangarne la figura di strenuo combattente della libertà: De Luisi ha sofferto più di 20 anni di carcere per aver lottato contro il fascismo; vi ha lasciato la salute, irrimediabilmente. Le accuse che gli muove la stampa reazionaria sono basate sui rapporti della polizia fascista, che quando colpiva un uomo ne tentava sempre l’uccisione morale. De Luisi è stato un fuorilegge prima di cadere nelle mani degli sgherri fascisti; ma un fuorilegge della libertà come avrebbero dovuto esserlo tutti gli italiani. Giù le mani da quest’uomo, che ha pagato con la sua vita, ormai distrutta, la vostra suprema viltà più che ventennale, o uomini della stampa bempensante”. Condannato ad altri sei anni di prigione, ridotti a quattro anni e 10 mesi in appello, è liberato nel 1954. Muore a Torino il 28 dicembre 1961. (T. Imperato)
Fonti
- Fonti: Archivio centrale dello Stato, Pubblica sicurezza, a. 1923, b. 63, f. Torino; ivi, a. 1922, cat. K1 (Part. Com. e Mov. An.), Aff. per Province, b. 165, f. Torino - Mov. Anarchico; ivi, cat. K1 (Part. Anarchico.), a. 1927, Aff. per Province, b. 164, f. Torino).
Bibliografia: Scritti di D., «L’Adunata dei refrattari», 30 apr. 1927; ivi 12 mag. 1928; «L’Aurora», Boston, mag. 1930; «Seme anarchico», 1° nov. 1951; ivi feb. 1962. Scritti su: G. L. Brignoli, Le confessioni di Pollastro. L’ultimo bandito gentiluomo, Bergamo 1995, pp. 20-21; M. Novelli, Cavalieri del nulla. Renzo Novatore, poeta. Sante Pollastro, bandito, Casalvelino Scalo 1998, pp. 135 sgg.; L. Di Lembo, Guerra di classe e lotta umana. L’Anarchismo in Italia dal Biennio rosso alla Guerra di Spagna, Pisa 2001, ad indicem.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181
Note
- Paternità e maternità: Stefano
Bibliografia
- 2003