MARRUCCI, Ghino
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- MARRUCCI, Ghino
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Ardenza
- Data di nascita
- September 4 1875
- Luogo di morte
- Livorno
Biografia / Storia
- Nasce all’Ardenza, frazione di Livorno, il 4 settembre 1875 da Sabatino e Filomena Martellacci, operaio. Nell’ambiente familiare, il padre Sabatino (1836-1920) è un attivo militante, fin dalla più giovane età condivide le idee libertarie insieme al fratello Marruccio. Per le autorità è un anarchico che riscuote buona fama “nell’opinione pubblica” per la sua abilità e assiduità nel lavoro e esercita molta influenza sui compagni di fede, “circoscritta però al luogo dove risiede”. Nel 1895 viene arrestato a Roma per misure di PS e rimpatriato con foglio di via obbligatorio. Il 29 settembre 1897 è condannato insieme al fratello dal Tribunale di Livorno a un anno di carcere e a un anno di vigilanza per “associazione a delinquere”, ma il 1° dicembre la Corte d’assise di Lucca gli rende giustizia, assolvendoli entrambi in appello. Il 6 marzo 1898 M. interviene, insieme al fratello Ghino, alla conferenza privata, che Amilcare Cipriani tiene all’Ardenza. Nel maggio dello stesso anno partecipa alla rivolta di Livorno contro lo stato d’assedio, insieme ai compagni d’idee Aristide Coli e Luigi Bagnoli, e promuove i disordini di Montenero. Il 14 settembre è schedato dal prefetto di Livorno, che ne sottolinea la pericolosità, il “carattere baldanzoso, violento e mano pronta”, l’“intelligenza molta” e la “coltura discreta”: M. – continua il funzionario - fa propaganda fra gli operai, “con notevole profitto” e “verso le autorità tiene un contegno indifferente, facendo però comprendere la sua insofferenza”; legato a Pietro Gori, è stato collaboratore della «Ragione» di Livorno e diffusore dell’«Avvenire sociale» di Messina e “viene indicato come uno scaltro, occulto e costante sobillatore ed istigatore di disordini, nell’intento di abbattere le attuali istituzioni”. Nell’ottobre del 1899 M. si trasferisce a Piombino e il 17 novembre 1901 viene arrestato a Campiglia, dove dispiegava “larga propaganda” dei principi libertari e raccoglieva adesioni e denaro per organizzare un Congresso regionale degli anarchici toscani. Successivamente dimora a Calenzano, a Sesto Fiorentino (dov’è attivo nella cdl) e a Sondrio e nel 1906 è a St.-Mauritz (Svizzera), dove ottiene dal Consolato italiano un passaporto valido per l’estero, “ad eccezione degli Stati Uniti”, dove gli anarchici non sono ammessi. Nel 1908 è arrestato a Como per motivi politici e nel 1913 è fermato a Ventimiglia. Nel febbraio 1914 fa il muratore a Piombino per l’impresa Bianchi, poi lavora alla costruzione della Centrale elettrica di Follonica, ma è licenziato per aver partecipato ai moti della Settimana rossa. Il 1° agosto 1914 denuncia, sul «Martello» di Piombino, la natura politica del licenziamento e si trasferisce a Gavorrano, dove è sottoposto a “una cauta oculata vigilanza”. Contrario alla guerra, scrive il 20 febbraio 1915 sull’«Avvenire anarchico» di Pisa che è “necessario nell’ora che volge non intimidirci ed esser pronti per qualunque evenienza, ed imporci, acciocché debba terminare questo macello umano che da più mesi travolge in rovina il mondo intero”. Nello stesso articolo rifiuta l’etichetta, affibbiata agli anarchici, di essere “neutrali, assimilandoci ai rappresentanti il governo italiano i quali nel loro interesse per ora lo sono e che saranno pronti fra non molto a cambiar parere se la loro borsa risentisse dei danni”. Il 28 febbraio 1915 è arrestato a Gavorrano per “oltraggio all’arma” e il 13 aprile è condannato a 8 giorni di reclusione dal pretore di Giuncarico. Stando al processo verbale, avrebbe detto ai militi Antonio Nardi e Amedeo Foltoni: “I carabinieri che sono predisposti ad arrestare anche il padre e la madre sono cattiva gente”, e, riferendosi ai fatti di Reggio Emilia: “Sparano sulla folla come niente fosse perché sanno di poterlo fare impunemente”. Dal novembre 1915 alla fine del 1925 M. lavora a Porto Torres, poi, al principio del 1926, è a Ponza, alle dipendenze dell’impresa Bufalo e Cenni, infine, dopo un altro licenziamento, torna a Livorno il 22 settembre 1928, con un foglio di via obbligatorio, e si stabilisce presso il cugino Adolfo Amedeo Boschi, già “capo degli anarchici di Ardenza”. “Convenientemente vigilato”, viene fermato per motivi di PS il 9 maggio 1930, in occasione della visita di Mussolini in Toscana, e rilasciato dopo 10 giorni di carcere. Nel 1932 parte per Gavorrano, senza però arrivarci. Le autorità sospettano che sia emigrato clandestinamente e chiedono la sua iscrizione nel «Bollettino delle ricerche». Soltanto il 13 giugno 1934 registrano che l’uomo abita a Quercianella, località Botro Forcone, in una capanna, e che è sorvegliato. Ricoverato nel Sanatorio Umberto I° di Livorno, M. muore il 1° ottobre 1942. (R. Bugiani - G. Ciao Pointer)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Ivi, Marrucci Marruccio.
Bibliografia: G. Marrucci, Follonica. Contro delle maligne insinuazioni, «Il Martello», 11 lug. 1914; Gavorrano. Agli anarchici ardenzini, «L’Avvenire anarchico», 20 feb. 1915.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181
Note
- Paternità e maternità: Sabatino e Filomena Martellacci
Bibliografia
- 2004