​MARINONI, Achille

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​MARINONI, Achille

Date di esistenza

Luogo di nascita
Mantova
Data di nascita
December 19 1887

Biografia / Storia

Nasce a Mantova il 19 dicembre 1887, da Cesare e Rosaria Venali. Dopo aver abbandonato la scuola, apprende il mestiere di calzolaio e – stando alle carte di polizia – anche le teorie anarchiche frequentando la bottega di Giuseppe Barbieri, calzolaio mantovano e “noto pericoloso anarchico”. Riceve e compra i giornali anarchici di Milano, Livorno, Mantova, La Spezia, Ravenna e Roma e frequenta gruppi anarchici di Cremona, Milano e Monza. A Mantova prende parte alle riunioni e alle conferenze promosse dal partito ed è iscritto alla Lega di resistenza dei calzolai. A Castiglione delle Stiviere (MN) viene denunciato per incitamento all’odio di classe; a Monza viene fermato per misure di pubblica sicurezza nel 1907; ad Ala (TN) incorre nel provvedimento di espulsione dall’Impero austro-ungarico. La sua peregrinazione prosegue per varie località di Svizzera, Germania e Francia, alla ricerca di un lavoro ma anche di persone che condividano le sue idee politiche. Nel 1908 viene riformato ed esentato dal servizio militare; l’anno successivo è arrestato a Stradella di Bigarella (MN), nel corso di un movimentato comizio ai cui relatori sono addebitati vari reati: M. è accusato di aver minacciato e aggredito un delegato di ps per ottenere la liberazione dei compagni. Evita la prigione per l’applicazione della legge sul perdono. Una seconda condanna, questa volta a quattro mesi di reclusione, gli viene comminata nello stesso anno per aver scritto frasi inneggianti all’anarchia e al regicidio sui muri di diverse vie di Mantova. Nell’aprile 1913 si stabilisce con la sua convivente a Verona, dove esercita il mestiere di calzolaio, “serba regolare condotta” e sembra essere assiduo frequentatore del patronato della Chiesa delle Stimmate. Nei successivi lunghi anni di vigilanza, M. “resta fermo nella sua fede anarchica ma si astiene dall’esplicare ogni palese attività, temendo i rigori della legge”. Viene arrestato nel 1923 per “istigazione all’odio di classe e detenzione di armi” e fermato a più riprese per misure di pubblica sicurezza. Nel gennaio del 1928 Giovanni Domaschi, anarchico veronese allora confinato a Lipari (ME), si reca a visitarlo durante una licenza di dieci giorni concessagli per la morte della madre. La Questura dispone il pedinamento di Domaschi e fa infiltrare due persone nel gruppo di coloro che frequentano la casa di M. Decide quindi di procedere a una vasta operazione, irrompendo nella casa di M., sorprendendolo mentre riproduce manifestini antifascisti e arrestando 23 persone fra anarchici, socialisti massimalisti, comunisti e semplici simpatizzanti antifascisti, tra cui U. Biscardo, U. Bonetti, G. B. Bercelli, B. Crestani, M. Casini, B. Fracasso, R. Marconcini, G. Braida. Bonetti e Marinoni finiscono per confessare l’attività antifascista e sulla base delle loro dichiarazioni la polizia elabora l’accusa di complotto per “far sorgere in armi gli abitanti del Regno contro i Poteri dello Stato e di suscitare la guerra civile”. Domaschi, oltre a riferire le voci e le discussioni fra confinati circa una crisi imminente del fascismo e ad incoraggiare i compagni ancora liberi a mantenersi attivi e in contatto, secondo l’accusa avrebbe incitato Marinoni a farsi promotore di bande armate per un’insurrezione e l’eliminazione delle autorità cittadine. In realtà il teorema, non supportato da sufficienti indizi, si sgonfia e numerosi imputati vengono prosciolti per insufficienza di prove. Con sentenza del 19 novembre 1928, comunque, il Tribunale speciale condanna Marinoni, Domaschi, Bonetti, Bercelli e Braida rispettivamente a diciassette, quindici, dieci e cinque anni di reclusione. M. viene in un primo tempo segregato nel penitenziario di Volterra (PI) quindi, dal 30 dicembre 1928, ricoverato nel manicomio giudiziario di Aversa (CS). I medici gli diagnosticano una personalità nevrotica ed una psicopatia caratterizzata da disordini sensoriali, contratta durante il periodo di segregazione in Toscana. Nel 1933 viene trasferito nelle carceri di Parma e, in seguito, in quelle di Civitavecchia. Autore di scritti in versi fin dagli anni ’10, la direzione manicomiale considera ora i suoi componimenti “documenti rappresentativi del nuovo orientamento della coscienza del medesimo, supportati da manifesti propositi di ravvedimento dal lato morale e politico”. Questo ripensamento, che negli scritti di M. si configura come un atto di totale e incondizionata sottomissione alle autorità e di fede nel fascismo e nella religione cattolica, risulta evidente anche nelle tre domande di grazia che il detenuto scrive nell’arco degli otto anni di detenzione. I carteggi intercorsi fra le autorità politiche e di polizia recano anche traccia del comportamento che M. avrebbe tenuto sia durante il periodo detentivo – e qui alludono ad un “suo memoriale (…) denunziante dei casi di spionaggio venuti a sua conoscenza, perché confidatigli da compagni di carcere”, – sia nel periodo immediatamente successivo all’arresto nel quale, verosimilmente, il detenuto avrebbe confessato la sua attività politica e tutto ciò di cui era a conoscenza in merito all’attività svolta dai compagni. Pare che la confessione fosse spontanea perché, “se avesse voluto, avrebbe potuto tacere la detenzione delle bombe, che non era a conoscenza della polizia e così sarebbe stato accusato solo della stampa sovversiva ed avrebbe evitato di far condannare anche il Braida e il Domaschi, che furono invece coinvolti”. A questi particolari M. stesso sembra fare riferimento, citandoli quali circostanze a suo favore, in una delle domande di grazia. Durante il periodo detentivo M. chiede di poter intrattenere corrispondenza con il padre, due sorelle e il fratello Annibale. Quest’ultimo richiama l’attenzione delle autorità per essere egli stesso schedato in quanto anarchico. Nato a Mantova il 18 luglio 1891, Annibale Marinoni, scalpellino, “fa propaganda tra la classe operaia e riesce ad attirare alla causa sovversiva qualche proselite”. Accusato nel 1910 di reati minori, nel 1939 viene considerato un sovversivo pericoloso. La prefettura di Parma esprime pertanto parere contrario all’autorizzazione della corrispondenza tra i due fratelli. Annibale, pur continuando a professare anche in futuro idee anarchiche, non prende più parte ad alcuna manifestazione pubblica e viene radiato dal casellario giudiziario nel 1948. Achille, in virtù del suo comportamento dopo l’arresto e durante la detenzione, unitamente al giudizio che la prefettura di Verona esprime sul suo conto già dal 1929, nel quale viene considerato uno spirito malato, debole e facilmente influenzabile da “teorie malsane”, vede accolta la sua terza domanda di grazia nel 1937. Prosciolto dal residuo di pena di nove anni, è rimpatriato a Verona, dove soggiorna lavorando ai Magazzini Generali fino al 1938, quando la sorveglianza nei suoi confronti viene revocata per buona condotta. Nel novembre dello stesso anno si trasferisce a Milano, presso parenti. S’ignorano data e luogo di morte. (T. Gaspari)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Id., f. Annibale Marinoni; ivi, Tribunale Speciale, b. 117, “Processo Marinoni ed altri”.
 
Bibliografia: scritti di M.: La civiltà, Mantova 1912; A. Marinoni, Monologo sul nuovo carcere, Mantova [s.d.]; Storia d’un pazzo, Verona 1922. Scritti su M.: T. Gaspari, Sovversivi di provincia, «Venetica. Rivista di storia delle tre Venezie», gen.-giu. 1989, pp. 61-64; Id., “I confinati politici veronesi”, in Il movimento sindacale a Verona, a c. di M. Zangarini, Verona 1997, pp. 136-138.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Cesare e Rosaria Venal

Bibliografia

2004

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Collezione

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