DEL NUDO, Vezio
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- DEL NUDO, Vezio
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Livorno
- Data di nascita
- May 27 1896
- Luogo di morte
- Ardenza
Biografia / Storia
- Nasce a Livorno il 27 maggio 1896 da Edoardo e Assunta Salvadori, muratore, scaricatore di porto. Giovanissimo, viene portato all’anarchia dal padre e da Amedeo Boschi, un militante libertario, che ha patito il domicilio coatto al tempo di Crispi. A 16 anni interviene alle manifestazioni sovversive e a 17 fa parte del Circolo anarchico di Ardenza. Chiamato alle armi nel 1916, diserta alla fine del 1917 e viene arrestato nel maggio 1918. Condannato a 20 anni di reclusione dal Tribunale militare di Torino il 6 settembre 1918, viene rilasciato per effetto dell’amnistia del Governo Nitti (2 set. 1919). Attivo durante il Biennio rosso, è arrestato il 12 agosto 1921, a 24 ore dallo scontro, avvenuto all’Ardenza fra gli Arditi del popolo e le guardie regie e conclusosi con il ferimento degli anarchici Averardo Nardi e Amedeo Baldasseroni (entrambi moriranno di lì a poco). Detenuto in attesa di giudizio per più di sei mesi, insieme ai sovversivi ardenzini Nardi, Pracchia, Paolotti, Filippi, Menicagli, Carlotti e Bernini, viene assolto, nel febbraio 1922, dal Tribunale di Livorno, che condanna Pracchia a sette mesi di reclusione e Nardi a sei mesi e 15 giorni. Il 12 febbraio 1923 D. viene arrestato, insieme al padre Edoardo e a diversi anarchici e comunisti accusati di complotto contro lo Stato, ma il 28 aprile vengono prosciolti per insufficienza di prove dalla Sezione di accusa del Tribunale di Lucca. In ottobre D. emigra clandestinamente, insieme a Silvano Paolotti, e fissa la residenza a Marsiglia, dove fa il facchino e svolge un’intensa attività antifascista. Raggiunto dal padre nell’aprile 1925, partecipa, l’anno seguente, alla festa del lavoro nella Maison Provençal e alla commemorazione di Matteotti, è assiduo alle riunioni anarchiche della “Belle-de-Mai” e alle manifestazioni contro le condanne a morte di Sacco e Vanzetti e sottoscrive per il compagno Angelo Capannelli, rimasto cieco. Schedato dalla Prefettura di Livorno, che ne ricorda il “carattere provocante e prepotente”, assiste, nel 1927, alla conferenza di G. Bacconi, sul tema: Il mio comunismo, e prende parte alla festa libertaria “Pro figli dei carcerati” e alle proteste contro un comizio del deputato di estrema destra Taitinger. Affiliato al Comitato pro vittime politiche, è oggetto, nel luglio 1928, di una richiesta di espulsione dalla Francia, avanzata dal console di Marsiglia, che muove a lui e ai compagni di fede Bacconi, Gino Bagni, Giovanni Dupuy, Bruno e Nello Chiarini, Ruggero Panci e Torquato Muzzi, l’accusa – infondata – di aver ricevuto tre bombe a orologeria da Parigi. Nel 1931 D. si occupa della diffusione, nella città focese, delle cartoline con le effigi di Paolo Schicchi e Michele Schirru, nel 1932 è attivo in Corsica e nel 1933 figura nell’elenco degli attentatori livornesi dimoranti all’estero. Nel 1935 risulta legato al gruppo libertario di Ugo Boccardi e al principio del 1937 è favorevole al ritiro degli anarchici italiani dalla Spagna. Arrestato nel settembre del 1940, viene internato nel campo di St.-Hippolyte-du-Pont-Gard, dal quale passa, l’8 dicembre, in quello del Vernet d’Ariège, dove chiede, il 20 settembre, di rimpatriare, perché le condizioni di vita nel campo sono intollerabili. Scortato alla frontiera italiana il 10 maggio 1941, nega, a Livorno, il 5 giugno, di aver conosciuto Boccardi e Vincenzo Capuana e afferma che i suoi rapporti con Bacconi sono sempre stati superficiali, tanto che, pur vivendo entrambi alla Belle-de-Mai, ignorava “ch’egli, come voi mi dite, fosse un anarchico e con lui non parlai mai di politica”. Non viene creduto e il 26 giugno è assegnato al confino per tre anni e deportato a Ventotene, dove rimane fino al 7 settembre 1942, quando la misura è commutata in ammonizione. Tornato a Livorno, viene prosciolto il 28 ottobre in occasione dell’amnistia del ventennale. Muore all’Ardenza il 30 aprile 1966. (F. Bucci – M. Lenzerini)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; ivi., Pubblica sicurezza 1923, b. 110; Nostri lutti, «Umanità nova», 7 mag. 1966.
Bibliografia: T. Abse, Sovversivi e fascisti a Livorno (1918–1922). La lotta politica e sociale in una città industriale della Toscana, Livorno 1990, pp. 186-187; A. Dal Pont, S. Carolini, L’Italia al confino, Milano 1983, ad indicem; Antifascisti nel casellario politico centrale, 18 voll., Roma 1988-1995, ad nomen.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181
Note
- Paternità e maternità: Edoardo e Assunta Salvadori
Bibliografia
- 2003