DE FRANCESCO, Tommaso

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
DE FRANCESCO, Tommaso

Date di esistenza

Luogo di nascita
Messina
Data di nascita
August 19 1874
Luogo di morte
Catania

Biografia / Storia

Nasce a Messina il 19 agosto 1874 da Giuseppe e Letteria Panebianco, tipografo, comunemente detto “Masi”. Fa le sue prime prove nel 1887, all’età di soli 13 anni, al seguito delle squadre democratiche che si prodigano nell’assistenza ai colerosi. In quell’occasione si lega d’amicizia con i giovani socialisti-anarchici del circolo “Cipriani”  e particolarmente con Giovanni Noé, direttore de «Il Riscatto», organo del circolo. Avviato al lavoro come stampatore, nel 1890 aderisce al circolo, divenuto nel frattempo comunista-anarchico e collabora al suo giornale. Diventa ben presto uno dei propagandisti anarchici più noti della città dello Stretto, stringendo relazioni con i compagni domiciliati coatti nelle isole, e particolarmente a Lipari, per i quali promuove sottoscrizioni e campagne politiche di solidarietà. Partecipa a varie manifestazioni cittadine, e specialmente a quelle del 1° settembre 1891, contro l’abolizione della fabbrica dei tabacchi, e del gennaio 1893, contro la proposta soppressione della locale Università. Nel 1892 segue Noé prima nella Lega Operaja, che questi crea in opposizione al Fascio dei Lavoratori di Pétrina, di cui contesta la moderazione, e poi, dalla primavera del 1893, nello stesso Fascio, di cui Noé viene nominato vice presidente. Partecipa in questo periodo alla “stagione delle bombe”, serie di atti dimostrativi con bombe carta e castagnole fatte esplodere dinanzi ai principali edifici pubblici, che anche a Messina, come a Palermo e in altre località d’Italia, caratterizzano l’intransigenza anarchica nei confronti delle pratiche legalitarie del neonato partito socialista. Gli viene attribuito in particolare l’attentato compiuto nei pressi del Municipio, il 22 aprile, per protestare contro i festeggiamenti per le nozze d’argento del re. Arrestato insieme a Giovanni Noé e Giuseppe Prestandrea, sarà con i due compagni rilasciato a seguito delle dimostrazioni popolari indette in loro favore dal Fascio. In novembre si stacca dal circolo comunista-anarchico, entrato in polemica con Noé per la sua elezione a consigliere comunale, e dà vita a una nuova aggregazione libertaria, il circolo di studi sociali, contiguo al Fascio dei lavoratori. Alla proclamazione dello stato d’assedio, viene arrestato e successivamente rilasciato per mancanza d’indizi. Nell’aprile 1895 si schiera col circolo di studi sociali a sostegno della candidatura al Parlamento di Giovanni Noé, che ora si dichiara “anarchico-evoluzionista”, contro quella di Nicolò Pétrina, appoggiato dal circolo elettorale socialista. Aderisce anche, per qualche tempo, alla Federazione Socialista Messinese, costituita da Noé il 12 febbraio 1896 sempre in polemica con Pétrina. È l’epoca del “revisionismo merliniano”, che coinvolge diversi anarchici di primo piano del Meridione, dal napoletano Giovanni Bergamasco al calabrese Giovanni Domanico, ai messinesi Giovanni Noé e Francesco Lo Sardo. D. si sottrae all’equivoco, prendendo pubblicamente le distanze da Noè, il 14 luglio, su «L’Avvenire sociale», il periodico settimanale che ha fondato il 31 gennaio precedente con un gruppo di giovanissimi (Ottorino Bruzio, Antonio De Cola, Nicolantonio Del Pozzo, Gennaro Tucci, Costantino Varvesi, Salvatore Frodà) e anziani militanti (Salvatore Visalli e Antonino Zoppina), e che diffonde in tutta Italia grazie all’appoggio di gran parte del movimento anarchico. «L’Avvenire sociale» rappresenta con «L’Agitazione» di Ancona, dopo gli anni bui della repressione crispina, il principale – per lunghi mesi, quasi l’unico – strumento di riaggregazione del movimento anarchico di lingua italiana, e il suo organo di riferimento politico e ideologico. Il giornale, inizialmente aperto a tutte le tendenze, propende decisamente verso l’anarchismo antiorganizzatore negli ultimi mesi del 1897, quando entra in polemica con «L’Agitazione» per alcuni giudizi critici da essa espressi su Angiolillo e sull’“anarchismo integrale” degli anarchici messinesi. Nel maggio 1898, Varvesi, Bruzio e D. finiscono in carcere, e il giornale sospende le pubblicazioni: il 4 agosto successivo i primi due sono assolti, mentre D., riconosciuto come il principale istigatore dei “tumulti della fame” scoppiati a Messina il 10 maggio precedente, viene condannato a 18 mesi di detenzione. Alla ripresa delle pubblicazioni, «L’Avvenire sociale» comincia a rivedere le proprie posizioni politiche finendo, nel marzo 1900, col dichiararsi favorevole all’organizzazione anarchica e, successivamente, col far proprio il programma della Federazione socialista anarchica laziale, ristampato dalla redazione in opuscolo. Gli anarchici messinesi conducono in questi mesi due importanti campagne: la prima, a carattere nazionale, contro il domicilio coatto e le persecuzioni governative; la seconda, circoscritta al messinese, per la diffusione delle leghe operaie e la costituzione della cdl. Lo stesso D. promuove una lega degli operai tipografi e appoggia l’iniziativa di Salvatore Visalli, un socialista rivoluzionario già redattore de «L’Avvenire sociale», per l’istituzione dell’organismo camerale, che viene coronata da successo nell’estate del 1900. Nel novembre del 1901, tuttavia, le elezioni del comitato esecutivo, manovrate dai socialisti legalitari, mettono in minoranza gli elementi rivoluzionari, e nonostante la forte opposizione interna, la cdl tenderà a trasformarsi, nei due anni seguenti, da strumento di classe ad “agenzia elettorale” per le varie fazioni del partito socialista e dei partiti popolari. Alle prese con crescenti difficoltà economiche, dovute anche ai ricorrenti sequestri e processi (nel dicembre 1900 D. aveva subito una nuova condanna a cinque mesi di carcere), «L’Avvenire sociale» tenta di rinnovarsi trasformandosi, a partire dal marzo 1903, in rivista quindicinale. L’esperimento non funziona e il giornale cesserà definitivamente le pubblicazioni il 30 gennaio 1905. L’ultima attività di rilievo del gruppo redazionale è l’organizzazione del giro di propaganda che P. Gori effettua in Sicilia dal 18 gennaio al 20 febbraio 1903. Il giornale pubblica le cronache delle 27 conferenze tenute a Messina, Catania, Siracusa, Modica, Girgenti, Imera, Caltanissetta, Villarosa, Palermo, Marsala e Trapani, e dell’arringa pronunciata da Gori al tribunale di Messina, il 9 febbraio, in difesa di D. e compagni, accusati di reato di stampa. Al Congresso anarchico italiano, che si tiene a Roma dal 16 al 20 giugno 1907, D. viene nominato, insieme a Ignazio Scaturro di Sciacca e altri, nella commissione incaricata di dar vita a «L’Alleanza libertaria». L’anno dopo partecipa alla costituzione a Messina di un nuovo gruppo specifico, la “comunanza anarchica Eliseo Reclus”, che dà vita a un principio di Federazione Anarchica meridionale, insieme ai gruppi di Pantelleria e Caltanissetta, e pubblica un quindicinale, «Il Risveglio», il cui primo numero appare il 20 settembre 1908. L’iniziativa viene stroncata dal terremoto del 28 dicembre. D., scampato alla morte, si fa collettore e distributore delle somme che pervengono dagli anarchici americani e di tutta Italia per i primi aiuti alle popolazioni colpite. Stabilitosi a Catania e legatosi all’ambiente defeliciano, egli si ritira per qualche anno dalla politica attiva. Riappare in occasione della Settimana rossa, tenendo un vibrante comizio il 10 giugno 1914 in piazza Cairoli. Ancora nel 1917 risulta tra gli abbonanti a «Il Libertario» della Spezia. Nell’immediato dopoguerra, però, aderisce al Partito del Lavoro. Con le leggi speciali il partito laborista viene sciolto e D., sottoposto a continui controlli di polizia, crederà opportuno iscriversi alla Federazione nazionale fascista dei commercianti, nel 1927, e a quella degli industriali, nel 1928, essendo divenuto proprietario di un negozio di generi di cartoleria e di uno stabilimento tipografico. Radiato dallo schedario dei sovversivi il 1° settembre 1933 “per buona condotta”, si confermerà “sentimentalmente anarchico” nel Secondo dopoguerra, allorché interviene ad alcune conferenze e commemorazioni organizzate dal locale gruppo anarchico. Muore il 27 ottobre 1950, “munito dei conforti religiosi”. I funerali hanno luogo il giorno successivo con notevolissimo concorso di popolo. (N. Musarra)
 

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Archivio dello Stato - Palermo, Gabinetto di Questura, (1920-43), b. 440 (1908-09); Archivio storico degli anarchici siciliani - Ragusa Archivio Nicolò e Paolo Schicchi, Lettera di D. a Paolo Schicchi, Messina 16 giu. 1904; I funerali di Tommaso De Francesco, «Notiziario di Messina», 29 ott. 1950.

Bibliografia: G. Cerrito, Un esempio di trasformismo politico meridionale: il movimento socialista messinese dalle sue origini al fascismo, «Movimento operaio e socialista» n. 1, 1964; N. Dell’Erba, Giornali e gruppi anarchici in Italia (1892-1900), Milano 1983, pp. 109, 131-132, 154; G. Cerrito, I Fasci dei lavoratori nella provincia di Messina, Ragusa 1989, pp. 10, 22, 81, 86; R. Worsdorfer, Movimento operaio e socialista a Messina (1900-1914), Roma-Reggio Calabria 1990, pp. 53-58, 200; N. Musarra, I Fasci dei lavoratori siciliani, «Sicilia Libertaria», lug. 1993; I. Bartalini, I fatti veri. Vicende di una famiglia toscana, Napoli 1996, pp. 92-93;M. Antonioli, P.C. Masini, Il sol dell’avvenire. L’anarchismo in Italia dalle origini alla Prima Guerra mondiale, Pisa 1999, ad indicem; G. Galzerano, Gaetano Bresci. Vita, attentato, processo, carcere e morte dell’anarchico che giustiziò Umberto I, Casalvelino Scalo 2001, pp. 485-86, 534, 877; A. Mameli, La diffusione de «Il Libertario» della Spezia nel 1917, «Rivista storica dell'anarchismo», gen-giu 2002, p. 108.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Giuseppe e Letteria Panebianco

Bibliografia

2003

Persona

Collezione

città