DE COSMO, Sergio Carmine Maria

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
DE COSMO, Sergio Carmine Maria

Date di esistenza

Luogo di nascita
Molfetta
Data di nascita
August 3 1863
Luogo di morte
Molfetta

Biografia / Storia

Nasce a Molfetta (Ba) il 3 agosto 1863 da Sabino e Giovanna Fontana, scrivano, pubblicista. Compie gli studi nel seminario vescovile di Molfetta, lo stesso dov’erano passati Cafiero e Covelli, ma è costretto a interromperli per un male che gli impedisce progressivamente l’uso delle gambe. Prosegue da autodidatta, accostandosi alla letteratura sociale francese e soprattutto spagnola (nel 1885 è in corrispondenza con l’anarchico madrileno Enrique Borrel). Esordisce con Liberi pensieri. In occasione del 2 giugno (Trani 1885), commemorazione di Garibaldi in cui rivela una forte influenza del repubblicanesimo di Giovanni Bovio e dell’irredentismo di Matteo Renato Imbriani. Non vi mancano gli accenti anticlericali, probabilmente dovuti alla frequentazione della locale Loggia massonica. Si lega ben presto a Vincenzo Pappagallo e Francesco Talamo, già attivi internazionalisti nei moti del 1874, e aderenti all’ultimo congresso dell’Associazione internazionale dei lavoratori, tenutosi a Forlì il 15 marzo 1885. Con L’“Eureka” sociale (Trani 1887) tenta un’eclettica commistione, che definisce “anarchia sociale”, tra le teorie anarchiche intransigenti e quelle socialiste e operaiste di Andrea Costa e Gnocchi Viani. La sua svolta in senso decisamente antistatalista e anticollettivista avviene nel 1889, allorché partecipa al secondo Certamen socialista, concorso culturale che si tiene a Barcellona, in Spagna, dove vince il primo premio, per il tema libero, con Origine della ricchezza (Marsala 1891), e ottiene la pubblicazione di un altro suo testo, Anarchia (in Segundo Certamen Socialista Barcellona 1889). Viene arrestato nello stesso anno per aver dato alle stampe, a Bitonto e a Trani, altri due opuscoli anarchici, Miseria e ribellione e Repubblica od anarchia. Rimesso in libertà provvisoria, viene processato dapprima a Bari, nel gennaio 1890, dichiarandosi fieramente comunista anarchico; e poi a Trani. In entrambi i casi viene assolto. Altra denuncia, con eguale esito, la subisce per articoli apparsi ne «La Questione sociale» di Pisa. Collabora in questo periodo a diversi giornali anarchici, eccellendo nelle polemiche con repubblicani e socialisti costiani: «La Rivendicazione» di Forlì, «La Gazzetta operaia» di Torino, «L’Operaio» di La Spezia; «Il Proletario» di Marsala ecc. La collaborazione col giornale siciliano sfocia nella pubblicazione di due suoi opuscoli, e gli costa una serie di processi dolorosi (essendo costretto a recarsi a Marsala e a Palermo, per presentarsi in aula, nonostante le sue pessime condizioni di salute) conclusisi con l’assoluzione l’8 luglio e il 16 novembre 1891. Già vicino alla tendenza organizzatrice dell’anarchismo, abbraccia progressivamente posizioni antiorganizzatrici. Scrittore affermato nel movimento anarchico italiano, principale polemista di cui esso dispone all’interno del paese, vive con i proventi dei suoi opuscoli, di traduzioni e lezioni private, in libera unione con una compagna e con due figli, non battezzati, destando scandalo nell’ambiente filoclericale di Molfetta e subendo anche lo sfratto dalla casa paterna. Nel 1890 costituisce il gruppo “Humanitas”, dando vita al numero unico omonimo, subito sequestrato, e a una Biblioteca circolante. Il gruppo, che ha una importante appendice a Corato, dove opera l’ex internazionalista Cataldo Malcangi, è in lotta con le amministrazioni municipale e provinciale, di segno repubblicano. D. viene delegato, con un accompagnatore, a rappresentare il gruppo al congresso di Capolago, ma all’ultimo momento deve rinunciarvi per le difficoltà del viaggio. Il 3 maggio 1892 viene arrestato e trattenuto in carcere per diversi mesi, insieme a Vincenzo Bucci e a Guglielmo Schiralli, per reati di opinione (commessi nel comizio del 1° maggio precedente) e di stampa. Il carcere aggrava notevolmente il male di cui soffre. Solo nel 1893 riesce a pubblicare Un tramonto ed un’aurora (Molfetta), lunga risposta a Leonardo Mezzina, maestro in socialismo di Salvemini, che l’anno precedente gli aveva indirizzato polemicamente un suo opuscolo, Realtà e sogni, in difesa dello Stato democratico, repubblicano o socialista. Nel libro di D., che è un ampio trattato di filosofia anarchica, incorniciato da una visione contrattualistica della società futura e dall’adesione all’evoluzionismo positivista e scientista (“l’anarchia è una naturale aspirazione dell’uomo e non c’è contrasto tra la lenta evoluzione e lo sforzo violento con cui una rivoluzione affretta il progresso”), emergono nuove concezioni, d’influsso francese, che rimandano al relativismo politico e morale ch’egli pone a fondamento dell’anarchismo. Di particolare interesse è la sua posizione nel dibattito sul comunismo anarchico, acceso dalle recenti critiche di Merlino. Alla formula kropotkiniana “da ciascuno secondo le proprie forze, a ciascuno secondo i propri bisogni”, ch’egli crede condurre a una nuova contraddizione economica (“che avverrebbe se l’individuo volesse ciò che non potesse avere, o cercasse più o meno di quanto gli abbisognerebbe, più o meno di quanto la società potesse dargli?”), contrappone quella “da ciascuno ed a ciascuno secondo la propria volontà”, che a suo avviso gli uomini professeranno in anarchia poiché, “più non essendo ciechi ed ignoranti come ora, e comprendendo la vera ragion d’essere delle cose, non daranno più di quello che potranno, sempre in armonia coi bisogni della società, e non cercheranno più di quanto abbisogneranno, anche in armonia con le forze della medesima”. Dalla fine del 1891 si è trasferito a Corato, invitato dai compagni del posto. Premerà per costituirvi un Fascio dei lavoratori, in solidarietà con i Fasci di Sicilia. Viene quindi coinvolto nei disordini scoppiati a Corato nel gennaio 1894, conclusisi con cinque morti e una ventina di feriti. Rientrato a Molfetta, il 4 luglio successivo vi viene arrestato, insieme ad altri otto compagni (tra i quali Sergio Azzolini, Michele Pappagallo e Angelo Cosito, che saranno condannati il 9 giugno 1896 a pene variabili dai sette ai tre mesi di carcere), per associazione a delinquere e diffusione di manoscritti e stampati clandestini incitanti a Ravachol, Pallas, Vaillant, Henry, Lega e Caserio. Deve al contempo sostenere una raffica di procedimenti penali, per articoli apparsi ne «La Questione Sociale» di Firenze, ne «Il Pensiero» di Chieti, nello «Spartaco» di Bari ecc., con i quali le autorità tentano di frenarne la prolifica attività giornalistica. Rimesso in libertà, scrive due nuovi opuscoli, Gli operai e la questione sociale (Molfetta 1894), in cui riprende, esemplificandoli, i concetti espressi nel libro precedente, e Sulla pretesa necessità dello Stato. Note critico-polemiche, rimasto inedito. Negli ultimi importanti articoli, pubblicati nello «Spartaco» e soprattutto ne «Il Pensiero», conferma il suo passaggio all’individualismo anarchico intransigente, di matrice francese, che in lui assume coloriture educazioniste (esalta l’illegalismo e la “propaganda del fatto individuale”), comuniste in economia, intransigenti in politica (rifiuta ogni alleanza, persino con gli anarchici “possibilisti”) e morale (coerenza assoluta ai propri principi), evidente estremizzazione della precedente militanza antiorganizzatrice. Reagisce in tal modo alla propensione accomodante di buona parte del movimento anarchico italiano della metà degli anni ’90, spintosi fino all’accettazione del collettivismo economico e della “repubblica sociale”, che egli critica aspramente. Nel febbraio 1895 compare dinanzi alla commissione provinciale per il domicilio coatto che lo proscioglie dalle accuse, tenendo conto delle sue condizioni fisiche (è costretto a deambulare servendosi di grucce). Costantemente vigilato dalla polizia, si spegne a Molfetta, dopo lunga malattia, il 9 ottobre 1895. (N. Musarra)
 

Fonti

Fonti: Archivio centrale dello Stato, mgg, Misc. aapp, b. 94 (1891), f. 27 Stampa sediziosa; Archivio dello Stato - Napoli, Gabinetto di Questura, b. 183, f. Sergio De Cosmo; Archivio dello Stato - Trani, Tribunale penale, b. 231 (1896), f. 5741; Archivio dello Stato - Terni, Tribunale penale, ca, Processi, b. 324 (1891); Una morte, «Spartaco», Bari, 13 ott. 1895, p. 2. 

Bibliografia: Scritti di D.: La emancipazione della donna, Bitonto 1888; L’ideale dell’avvenire, Bitonto 1888; Libertà ed Eguaglianza. Religione borghese e morale anarchica, Marsala 1891; La democrazia e gli anarchici. Polemica, Molfetta 1891. Scritti su D.: La corrispondenza di Marx ed Engels con italiani (1848-1895), a cura di G. Del Bo, Milano 1964, pp. 385 e 390; P.C. Masini, Storia degli anarchici italiani. Da Bakunin a Malatesta, Milano, 1969, ad indicem; E. Mazzoccoli, Bibliografia socialista pugliese (1890-1900), in app. a G. Schiralli, Note su Carlo Cafiero e altri scritti, Bari 1979, pp. 96, 105; S. Miccolis, Guglielmo Schiralli: un protagonista del primo socialismo pugliese, «Politica e Mezzogiorno», Bari, gen.-giu. 1980; M. Nettlau, Geschichte der Anarchie. Band iv: Die erste Blütezeit der Anarchie: 1886-1894, Vaduz 1981, pp. 144, 330; A. De Lucia, M. Squicciarini, Gli archivi privati e gli atti del giudiziario per la storia del movimento socialista, in Il movimento socialista e popolare in Puglia dalle origini alla Costituzione. 1874-1946, vol. ii, Bari 1985, p. 24; G. De Gennaro, La polemica tra l’anarchico Sergio De Cosmo ed il marxista Leonardo Mezzina a Molfetta negli anni 1889-1893, «Risorgimento e Mezzogiorno», Bari, giu. 1994, pp. 85-93.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Sabino e Giovanna Fontana

Bibliografia

2003

Persona

Collezione

città