DAVOLI, Gaetano

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
DAVOLI, Gaetano

Date di esistenza

Luogo di nascita
Reggio Emilia
Data di nascita
March 8 1911
Luogo di morte
Reggio Emilia

Biografia / Storia

Nasce a Reggio Emilia nel 1835. Mentre non si conosce il nome della madre, si sa che il padre, Francesco, è di professione “noleggiatore di cavalli”. Commerciante di vini, poi addetto alle poste, è detto “Pantalion”. A causa della sua attività cospirativa contro gli Estensi, a ventiquattro anni, nel 1859, è volontario in Piemonte nell’esercito sardo. Partecipa a tutte le spedizioni garibaldine. È in Sicilia nella battaglia di Milazzo del luglio 1860. Nel 1865, dopo le elezioni che a Reggio vedono la vittoria del moderato Fiastri sul Grilenzoni, è implicato nell’attentato al sacerdote liberale don Angelo Volpe, prete d’origine bellunese, antitemporalista che nella città del tricolore dirige il quotidiano moderato «L’Italia centrale». La vicenda gli costa – “immeritatamente”, come scrive il Pomelli – nove mesi di prigionia. All’inizio degli anni ’60, le forze di Pubblica sicurezza lo inseriscono, assieme ad Angelo Davoli, in un elenco che annovera 38 persone, tra gli “Individui appartenenti al partito d’azione abitanti in R.E.”. Nel 1867 accorre in Grecia per dar manforte all’insurrezione cretese. Poi, quando il “partito d’azione” dà vita all’ultimo tentativo di risolvere a proprio favore la questione romana, assieme ad Amilcare Cipriani combatte a Mentana nel novembre dello stesso anno, con i fratelli Cairoli, figurando tra gli eroi di Villa Glori. Costituisce una figura emblematica per il movimento progressista reggiano del periodo. Egli rappresenta, infatti, a Reggio, il passaggio dal mazzinianesimo all’Internazionalismo. Dopo aver combattuto le battaglie risorgimentali, infatti, partecipa, assieme a Federico Ravà, alla Comune di Parigi, arruolandosi in un battaglione di franchi tiratori. Consacra la sua gioventù prima per la libertà e l’indipendenza d’Italia e dopo per l’emancipazione umana. “Appartenne sempre” scrive Pomelli “alla frazione più avanzata dei partiti estremi: per conseguenza fu sempre tenuto a prudente distanza dalla gente dabbene, amante dell’ordine e della così detta legalità”. Dopo la Comune, condannato a dieci anni di reclusione da scontare ai lavori forzati in Caledonia, nel 1873 riesce fortunosamente a rientrare a Reggio, aderisce al movimento internazionalista e, per vivere, inizia un commercio di vini. Dal 1875 risulta appartenere al gruppo internazionalista reggiano con mansioni di “corrispondente”. Ma i suoi sentimenti egualitari, di lealtà e fratellanza, mal si accordano con la professione che si era scelto. Non avendo la stoffa del commerciante si riduce ben presto sul lastrico. È così costretto a cambiare lavoro. Attorno al 1879, inizia un’attività disagevole, trasportando di mattina presto la corrispondenza, dalla stazione ferroviaria all’ufficio postale. Da una nota di polizia del 4 aprile 1879, che presenta un “Elenco degli internazionalisti della provincia inviato al Ministero degli Interni”, D. viene definito un “internazionalista d’azione”, che “fece parte nel 1871 della Comune di Parigi”. A lui spetta “la corrispondenza con gli internazionisti delle altre provincie, essendo i capi troppo noti”. Più o meno le stesse cose vengono ripetute in un’analoga nota del 1879 nella quale si aggiunge soltanto che il D. è “colui che tiene le stampe”. In effetti la sua attività lavorativa gli consente di svolgere al meglio questo incarico. Ma non durerà a lungo. Quella certa dose di indipendenza, lo spirito libero e critico che lo hanno condotto ad accorrere ovunque si combatta per la libertà, ma soprattutto il lavoro faticoso, al quale deve dedicarsi spesso la notte, lo costringono a distaccarsi progressivamente dall’attività cospirativa degli anarchici reggiani e a dedicarsi quasi esclusivamente al proprio lavoro per trent’anni. Pur avendo molte persone care che si sarebbero dedicate volentieri alla sua cura, fedele ai propri ideali, finisce in un Ospizio. Muore in “una triste crociera d’ospedale”, a Reggio Emilia, l’8 marzo 1911. (G. Boccolari)
 

Fonti

Fonti: Archivio dello Stato - Reggio Emilia, Archivio di Prefettura, b. 42; ivi Pubblica sicurezza VIII – 15, 1879; ivi ca 1866, n. 538; Biblioteca Panizzi - Reggio Emilia, Manoscritti Reggiani C 137, A. Camurani, Cronichetta giornaliera dei fatti che toccano l’indipendenza italiana ristrettivamente la città e la provincia di Reggio Emilia (Dal 12 giugno 1859 al 14 marzo 1870), p. 524, ; ivi, F 304-359, A. Baldi, Cronaca di Reggio Emilia dal 1862 al 16 novembre 1913.

Bibliografia: E. Morini, I Reggiani benemeriti del Risorgimento nazionale per cospirazioni, confische, esili, patiboli: olocausto di vita in guerra dal 1821-1860-61, Reggio Emilia 1910 (Campagna 1860-61, p. 165); G. Pomelli, Patrioti e soldati reggiani nel Risorgimento, Reggio Emilia 1915, pp. 33 sgg; O. Rombaldi, Cronaca della questione sociale, in Reggio dopo l’Unità, Reggio Emilia 1967, p. 180; T. Fontanesi, I riflessi della Comune e il movimento internazionalista a Reggio Emilia (1871-1885), Tesi di Laurea, Univ. di Bologna, aa. 1973-’74; Bakunin e la Prima Internazionale in Emilia. Mostra documentaria tenuta dal 19 marzo al 17 aprile 1977 a Reggio Emilia, a cura di P.C. Masini et al., Reggio Emilia 1977, p. 34.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Francesco

Bibliografia

2003

Persona

Collezione

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