DAVOLI, Alfeo

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
DAVOLI, Alfeo

Date di esistenza

Luogo di nascita
Reggio Emilia
Data di nascita
December 27 1849
Luogo di morte
Milano

Biografia / Storia

Nasce a Reggio Emilia il 27 dicembre 1849 da Vincenzo e Carolina Messori, imbianchino. “Anarchico da sempre” come lo definisce la Prefettura di Reggio in un rapporto del 22 novembre 1900 “e d’idee avanzatissime”, D. è in effetti un acceso internazionalista, di quell’internazionalismo, alla Amilcare Cipriani, ancora fortemente legato alla tradizione democratica risorgimentale. “Nel partito” annota sempre la Prefettura reggiana “ha una certa influenza”, come anche è attestato dai suoi rapporti epistolari con i “più noti capi anarchici” italiani, nonché dalle numerose condanne che egli riporta nel corso degli anni per attività “sovversive”. Per qualche mese, tra la fine del 1892 e il febbraio del 1893, risiede a Roma, ove stringe contatti con i gruppi anarchici capitolini; quindi, dopo un breve soggiorno in Svizzera, a Lugano, fa ritorno nella nativa Reggio, sbrigando i mestieri più disparati, sempre sotto l’occhio vigile delle autorità di Pubblica sicurezza. Lettore assiduo dei principali giornali dell’estrema, figura tra l’altro abbonato a «L’Agitazione», il periodico fondato da Errico Malatesta nel marzo del 1897. Di nuovo a Lugano, nel novembre del 1899, rientra a Reggio Emilia all’inizio del nuovo secolo, per poi trasferirsi definitivamente a Milano nella primavera del 1903. Grazie alla licenza ottenuta dalla moglie può aprire un’osteria (nelle vicinanze di piazza del Duomo), che diventa un ritrovo abituale di rivoluzionari. Risulta un sottoscrittore del foglio individualista milanese «La Protesta umana». Dopo un periodo di sostanziale isolamento (in cui, chiusa l’osteria, si dedica a vari impieghi di fortuna), D. torna a far parlare di sé nei giorni caldi dell’interventismo. Le memorie garibaldine lo inducono infatti a schierarsi senza mezzi termini a favore dell’intervento contro gli Imperi Centrali. In una lettera pubblicata da «La Guerra sociale» del 27 febbraio 1915 (firmata “il vecchio anarchico-rivoluzionario”), si dice in tutto e per tutto a fianco della neo-costituita corrente anarcointerventista, così da “distruggere subito quei pirati del governo di Germania ed Austria”, per poi “dopo la guerra, colla rivoluzione […] abbattere qualunque sia forma di governo”. Nell’agosto del 1915 apre una nuova rivendita di vini e di legname, e, pur ormai ritiratosi da ogni attività politica, continua a professare idee anarchiche. Muore a Milano il 12 settembre 1918. (A. Luparini)
 

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.

​Bibliografia: A. Luparini, Anarchici di Mussolini. Dalla sinistra al fascismo dalla rivoluzione al revisionismo, Montespertoli (Fi) 2001, ad indicem.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Vincenzo e Carolina Messori,

Bibliografia

2003

Persona

Collezione

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