D'ASCANIO, Gino Francesco

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
D'ASCANIO, Gino Francesco

Date di esistenza

Luogo di nascita
Carrara
Data di nascita
May 30 1900
Luogo di morte
Lussemburgo

Biografia / Storia

Nasce a Carrara (MS) il 30 maggio 1900 da Giuseppe e Caterina Perfetti, calzolaio. La numerosa famiglia di D., la madre ha avuto sette figli i primi tre da una precedente relazione e gli altri quattro con Giuseppe, è una tipica famiglia popolare, sempre in difficoltà economiche, dove le idee libertarie trovano un terreno fertile. Un fratello di latte di D. Paolo Perfetti è un attivo militante anarchico, anch’egli poi emigrato clandestinamente oltr’Alpe.

D. ha i primi approcci con il mondo del sovversivismo giovanissimo, dopo aver trascorso alcuni anni nel riformatorio di S. Lazzaro Parmense, sotto le armi collezionando diverse condanne per diserzione. Emigra clandestinamente una prima volta in Francia nel 1924 dove viene condannato a tre anni di resclusione per “reati contro la proprietà” e da dove viene espulso, ritornato in patria nell’ottobre sconta una residuo di pena di cinque mesi nelle carceri di Firenze per le precedenti condanne per diserzione ed emigra nuovamente nel 1927 in Belgio dove partecipa alle manifestazioni di protesta contro l’esecuzione di Sacco e Vanzetti. Dal Belgio, dove vive in condizioni precarie, viene espulso con altri italiani, trasferitosi in Lussemburgo trova lavoro saltuario come calzolaio. Le difficoltà incontrate nell’emigrazione, la disperazione per la mancanza di un lavoro stabile e il ricordo delle persecuzioni fasciste subite dalla propria famiglia (il marito della sorella, Egisto Bernacca socialista, viene ucciso dagli squadristi il 30 marzo 1925 e il fratellastro Paolo viene più volte aggredito e picchiato), fanno maturare in D. la decisione di “un gesto clamoroso” di protesta contro il regime fascista.

Il 30 aprile 1929, dopo l’ennesimo diniego da parte del Consolato per il rilascio del passaporto, D. uccide il cancelliere della legazione d’Italia in Lussemburgo. Il fatto suscita una vasta attenzione da parte degli organi di stampa internazionali nonché da parte della polizia politica fascista, sopresa e disorientata, che annota come D. fosse quasi sconosciuto per i suoi precedenti politici. Il Ministero dell’Interno richiede notizie alla prefettura di Massa Carrara che con disagio risponde con scarne informazioni descrivendo D. come “individuo ozioso, vagabondo e sospetto in linea politica, poiché in patria s’era dimostrato simpatizzante per la fede anarchica” (Prefettura di Massa e Carrara a Ministro dell’Interno, 15 mag. 1929). Al momento dell’arresto D. dichiara di essere “anarchico”, di non aver “complici e mandanti” e che il suo gesto è da “attribuirsi esclusivamente” alle sue idee (cfr. Il Cancelliere della Legazione italina a Lussemburgo ucciso da un calzolaio anarchico, «Il Lavoro fascista», 2 mag. 1929).

Dopo un anno di carcere ai primi del mese di maggio del 1930 si svolge il processo, dove D. viene difeso dall’avvocato socialista René Blum, presidente della sezione lussemburghese del “Libero Pensiero” e sono presenti come testimoni i fuorusciti italiani Ferrari e Lussu. Il dibattimento si tiene praticamente a porte chiuse il governo locale ha paura delle ripercussioni internazionali e soprattutto è sotto costante pressione da parte della diplomazia italiana che vuole una condanna esemplare. La stampa libertaria «La Diana», «Fede!» di Parigi e «L’Adunata dei refrattari» di New York seguono le vicende processuali e nel frattempo dal momento dell’arresto sono stati costituiti alcuni comitati di solidarietà per la raccolta di fondi per il giovane anarchico carrarese. Ma la mobilitazione non impedisce alla Corte d’assise del Lussemburgo il 7 maggio 1930 di emettere una dura condanna a 15 anni di lavori forzati e alla perdita perpetua dei diritti civili.

Dopo pochi mesi, l’11 settembre 1930, D. viene ritrovato morto nella sua cella. Probabilmente la dura segregazione, l’isolamento devono aver fatto maturare in lui la scelta del suicidio anche se «L’Adunata dei refrattari» in un articolo pone alcuni interrogativi sulla vera sorte del recluso (Quand-même, Gino D’Ascanio assassinato!, 4 ott. 1930). Nell’immediato dopoguerra il giornale anarchico «Il ’94» nel numero del 15 settembre 1945 dedica un commosso ricordo di D. e dei suoi familiari che hanno pagato duramente la loro scelta di opposizione al fascismo. (F. Bertolucci)
 

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Archivio dello Stato - Massa, Questura, Sovversivi deceduti, b. 51, f. 37, ad nomenGino D’Ascanio, «Fede!», 20 lug. 1929; Un martire, un giustiziere: Gino D’Ascanio, ivi, 10 nov. 1929; Gino D’Ascanio, «L'Adunata dei refrattari», 7 giu. 1930; Gino D’Ascanio alle assisi, ivi, 14 giu. 1930; Gino D’Ascanio, ivi, 20 set. 1930; Ancora sull’affare D’Ascanio, «Fede!», 7 feb. 1931, Fasci Italiani all’estero, Trentacinque morti duecentododici feriti, [s.l.] 1930, pp. 62-67. 

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Giuseppe e Caterina Perfetti

Bibliografia

2003

Persona

Collezione

città

paese