D'ANGINA, Arduilio
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- D'ANGINA, Arduilio
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- San Giuliano Terme
- Data di nascita
- 26 Gennaio 1890
Attività e/o professione
- Qualifica
- Operaio fonditore
Nazionalità
- Italiana
Biografia / Storia
- Nasce a S. Giuliano Terme (PI) il 26 gennaio 1890 da Virgilio e Cesira Sbrana, operaio fonditore. Negli anni dell’adolescenza si trasferisce con i genitori a Pisa e in quella città ha le sue prime esperienze militanti, partecipando ad alcune dimostrazioni antimilitariste locali. Membro del circolo “Gran Michele”, è schedato dalla Questura di Pisa come “attivo propagandista e compagno assiduo dei più accaniti antimilitaristi di Pisa”. Per sottrarsi alla chiamata di leva della sua classe, decide, nel 1910, di espatriare clandestinamente. Raggiunto il territorio francese va a vivere a Marsiglia dove viene assunto, in qualità di meccanico, presso la fonderia Ternan. Nel frattempo, aderisce alle varie agitazioni indette dal movimento operaio locale. Egli stesso, nell’estate 1911, collabora all’organizzazione di una serata di protesta per la festa del cinquantenario dell’unità italiana.
Attivissimo nella distribuzione della stampa libertaria, risulta tra i sottoscrittori de «Il Libertario», per il quale scrive anche l’articolo dai contenuti antimilitaristi: L’ideale del ribelle. Nel 1912, il Console di Marsiglia lo segnala quale “individuo risoluto e intimamente convinto delle idee che professa con evidente sacrificio materiale”. Fermato durante una manifestazione di protesta antimilitarista, viene espulso dalla Francia “per attività anarchica e propaganda antimilitarista”. Rifugiatosi clandestinamente a Tolone, trova lavoro nei cantieri del Grand Chemin de Toulon, camuffandosi sotto l’identità di “Baldoni”. Alcune settimane più tardi, però, è identificato dalle autorità, arrestato e accompagnato al confine con la Svizzera. Stabilitosi a Ginevra, diviene assiduo frequentatore della Maison du Peuple, proseguendo la sua intensa opera di propagandista e agitatore anarchico.
Nel 1914 si trasferisce a Berna; ma dopo pochi giorni è espulso dal Cantone per mancato deposito del passaporto. Costretto a rientrare in Italia, è denunciato al Tribunale militare di Firenze per renitenza al servizio militare. Assolto dall’imputazione di diserzione, partecipa alla guerra combattendo nel 54° RGT-FTR di stanza a Ivrea. Per il valore e il coraggio dimostrato durante le operazioni belliche, è decorato della medaglia commemorativa nazionale della guerra “15-18” e della medaglia interalleata della vittoria.
Nei mesi immediatamente successivi alla fine del conflitto, decide di partire da Pisa per dirigersi a Torino. La città è infatti in piena mobilitazione operaia ed egli partecipa in prima linea al movimento consiliare che si diffonde nei principali stabilimenti industriali. Per la sua competenza in ambito militare e il suo spirito d’intraprendenza, viene anche nominato capo guardia dell’associazione consiliarista Guardie Rosse.
Dopo l’ascesa al potere di Mussolini, D'Angina si dedica alla predisposizione di una serie di iniziative finalizzate al rilancio della lotta in città, quali la raccolta e distribuzione di fondi pro-vittime politiche e la diffusione alla macchia di stampa antifascista tra le masse operaie. Preziosa, inoltre, è anche la sua collaborazione nell’organizzazione di espatri clandestini. Individuato nell’estate 1930 quale membro del gruppo anarchico “Barriera di Milano”, viene schedato dalla Questura di Torino come “individuo capace di prendere parte ad eventuali torbidi qualora si presentasse l’occasione favorevole, nonché elemento meritevole di sorveglianza perché irriducibile avversario del Regime”.
Tratto in arresto nel febbraio del 1931, è denunciato alla Commissione Provinciale per l’assegnazione al Confino che gli infligge una pena di tre anni, da scontarsi alla colonia di Ponza. A poche settimane dal suo arrivo sull’isola, è nuovamente arrestato per aver aderito alla protesta dei confinati contro le prevaricazioni ed i provvedimenti restrittivi adottati dalla direzione confinaria. Denunciato al Tribunale di Napoli, è condannato a quattro mesi di detenzione per “manifestazione sediziosa e contravvenzione agli obblighi di Confino”. Tradotto di nuovo a Ponza dopo l’espiazione della pena nel carcere di Poggioreale, viene liberato, nel novembre 1932, in occasione della celebrazione del decennale della nascita del fascismo. Inviato a Torino con foglio di via obbligatorio, resta sottoposto ad una stretta vigilanza.
A partire da questo momento, D'Angina apparentemente si allontana quasi completamente dall’attività militante, mantenendosi però sempre fedele ai propri ideali libertari. Un rapporto della Questura di Torino segnala ad esempio che D'Angina, “pur serbando regolare condotta politica” continua a rivelarsi “convinto assertore delle proprie idee”. Proprio in virtù di questa sua perseveranza, è licenziato dalle officine e dagli stabilimenti industriali dove trova occupazione negli anni successivi, come ad esempio, lo stabilimento ausiliare della Piaggio, a Pontedera, o le officine meccaniche Miani e Silvestri a Milano.
Maggior fortuna gli riserva invece la successiva esperienza alla Ditta Calzoni di Bologna, presso cui lavora come operaio fonditore sino alla caduta del fascismo. Durante la Resistenza milita nella 63a BRT “Bolero” Garibaldi che opera a Sala Bolognese e a fine guerra per la sua attività gli viene riconosciuto il grado di maresciallo come partigiano che ha operato dal 1° maggio 1944 fino alla Liberazione. S’ignorano luogo e data di morte. (F. Giulietti)
Fonti
- Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; ivi, Pubblica sicurezza, 1930-1931, b. 400.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181
Bibliografia
- M. De Agostini, Gli anarchici torinesi nel 1930 in alcuni rapporti della polizia fascista ,«L’Internazionale», ago. 1981; A. Albertazzi, L. Arbizzani, N.S. Onofri, Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo bolognese (1919-1945). Dizionario biografico, 6 voll., Bologna 1986-2003, ad nomen; F. Giulietti, I gruppi anarchici “Barriera di Nizza” e “Barriera di Milano” nella rete della polizia fascista. Torino 1930, «Rivista storica dell’anarchismo», lug.-dic. 1997.