DAMONTI, Angelo

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
DAMONTI, Angelo

Date di esistenza

Luogo di nascita
Brescia
Data di nascita
27/07/1886
Luogo di morte
Milano
Data di morte
15/11/1966

Attività e/o professione

Qualifica
Falegname

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce a Brescia il 27 luglio 1886 da Aristide e Cecilia Scoppini, falegname. Il giovane Damonti è segnalato sin dal 1905 dalle autorità di polizia bresciane per la sua frequentazione degli ambienti libertari senza suscitare particolari attenzioni fino almeno al biennio 1919-20. In quegli anni Damonti aderisce alla locale, appena costituita, sezione dell’Unione sindacale italiana e all’inizio del 1920 si trasferisce a Milano, dove stringe i rapporti con il movimento libertario. Aperta un’officina, nella quale pare preferisca occupare compagni di fede politica in difficoltà, partecipa attivamente alla fondazione del quotidiano «Umanità nova» e soprattutto sostiene il Comitato pro vittime politiche. Il CPVP, fino allo scioglimento forzato nel 1926, nel quadro del crescente impegno antifascista, è una struttura che sostiene economicamente i detenuti politici, soprattutto quelli imprigionati per l’attentato al teatro Diana del marzo 1921, e mantiene i rapporti di quest’ultimi con il movimento e i familiari.

Damonti nel 1927 a causa degli asfissianti controlli della polizia decide di espatriare clandestinamente in Francia. Nel distretto della Seine ha l’opportunità di continuare l’attività di piccolo imprenditore, fungendo anche per questo motivo da solido punto di riferimento per diversi esuli italiani. Le autorità italiane perseverano nel frattempo nella sorveglianza, mentre quelle parigine nel 1934 decretano l’espulsione di Damonti. È quindi segnalata la sua presenza in Belgio, Germania e, durante la Guerra Civile, in Spagna.

In Francia Damonti torna soltanto nell’imminenza dello scoppio del Secondo conflitto mondiale, partecipando in seguito alla Resistenza. Nel 1948 rientra in Italia, a Milano dove continua la propria attività di militante, nonostante l’età avanzata, aderendo alla FAI e ricoprendo incarichi di rilievo (vicepresidente e consigliere nazionale) nell’Associazione nazionale Perseguitati politici italiani antifascisti. Nel 1960 gli muore la figlia Anita, ricordata da «Umanità nova» come esule libertaria, al fianco del padre, partigiana, deportata nel lager nazista di Auschwitz. Damonti muore a Milano il 15 novembre 1966. (R. Bernardi)
 

Luoghi di attività

Luogo
Milano

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomenLutti nostri e dell’antifascismo, «Umanità nova», 14-21 ago. 1960; U. M. [U. Marzocchi ], Angelo Damonti, «Umanità nova», 26 nov. 1966. 

​Bibliografia: G. Mariani, Memorie di un ex-terrorista, Torino 1953, p. 84 sgg.; V. Mantovani, Mazurka blu. La strage del Diana, Milano 1979 (Pescara 2002), ad indicemAntifascisti nel casellario politico centrale, 18 voll., Roma 1988-1995, ad nomen.

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181

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