​MARCASSOLI, Luigi Edmondo Attilio

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​MARCASSOLI, Luigi Edmondo Attilio

Date di esistenza

Luogo di nascita
Bergamo
Data di nascita
June 8 1882
Luogo di morte
Torre Boldone

Biografia / Storia

Nasce a Bergamo l’8 giugno 1882 da Giuseppe e Giacoma Ravasio, fornaio. Chiamato comunemente “Bigio”, vive nel borgo popolare di via Pignolo e ha la licenza elementare. M. è attivo nell’ambito del sindacalismo rivoluzionario dagli inizi del Novecento: nel maggio 1908 presenta alla Questura di Bergamo, per averne permesso, il testo di un manifesto firmato da alcune organizzazioni sindacali (meccanici, sarti, fonditori, canestrai, pellai, cappellai, mugnai) con il quale, per domenica 24 maggio 1908, viene indetto nel centro di Bergamo un comizio a sostegno dello sciopero di Parma, relatori i milanesi Decio Papa e Canzio Cozzi. Segretario della Lega dei panettieri di Bergamo, M. tiene per essa numerose conferenze. Insieme a Furio Pace, Agostino Rocchi, Aristide Piccinini, è tra i più attivi nella costituzione dell’usi a Bergamo. Nel febbraio 1913 interviene nel dibattito di un’assemblea della Lega dei panettieri che pone le premesse per uno sciopero dell’estate successiva, primo segno di una ripresa organizzativa del movimento operaio locale. Il 29 marzo 1913 ottiene il passaporto e il 5 aprile si reca negli Stati Uniti d’America, da dove rientra il 7 novembre, il 27 dicembre viene condannato dal Pretore di Bergamo a una multa per contravvenzione al regolamento di ps. Il 12 giugno 1914, una nuova condanna a 40 giorni di carcere e 120 lire di multa per oltraggio agli agenti di ps. Nel corso dell’estate 1914 è tra i promotori del Gruppo Libertario Bergamasco, e nello stesso periodo viene nominato, quale rappresentante del sindacato misto, tra i componenti di un Comitato Operaio per l’unità sindacale che riunisce il Circolo socialista e l’Unione Sindacale, antecedente della ricostituzione della cdl di Bergamo, avvenuta ufficialmente la sera dell’8 gennaio 1915. In tale circostanza M., insieme ai suoi compagni sindacalisti Federico Luraschi e F. Pace, prende la parola per stigmatizzare il socialista Ugo Frizzoni, accusato di aver favorito, con le sue perplessità sull’unità sindacale tra socialisti e sindacalisti, la mancata adesione alla cdl delle leghe operaie di tranvieri, litografi e spazzini. Nel nuovo organismo unitario M. fa parte della Commissione esecutiva, e dal marzo, con l’operaio metallurgico Merenda e il tranviere anarchico Giuseppe Papini, della Commissione di Propaganda. Dall’estate 1915 frequenta Casimiro Accini, nuovo segretario della cdl. Partecipa alla prima guerra mondiale, e dal 10 novembre 1916 è soldato nella 5a Compagnia di Sussistenza: il 30 novembre 1916 il Prefetto di Bergamo scrive una nota riservata al comandante della compagnia di M. per segnalarne la militanza sindacalista e libertaria e per avere a sua volta eventuali informazioni. Al termine della guerra M. ottiene la dichiarazione di aver servito con fedeltà e onore. In occasione delle elezioni comunali di Bergamo dell’ottobre 1920, insieme agli anarchici Bernardo Ghibesi e Luigi Caglioni affigge manifesti dell’uai lombarda in cui si invita all’astensione. Nei primi anni Venti figura tra gli abbonati di «Fede». Frequenta gli anarchici bergamaschi componenti del Gruppo Libertario, con i quali promuove sottoscrizioni a favore della stampa anarchica e dei perseguitati politici. È attivo tra il 1919 e il 1922 nell’ambito della militanza sindacale della lega dei panettieri e della cdl, della cui Commissione esecutiva è nominato membro il 13 febbraio 1921. Nel gennaio 1926 viene intercettata una circolare a stampa della cgl di Milano, inviata all’indirizzo di M, che contiene il testo del discorso con cui Bruno Buozzi assume l’incarico di segretario generale della cgl. Viene vigilato, in particolare dopo l’8 febbraio 1926, quando viene ritrovato dell’esplosivo presso il tipografo anarchico L. Caglioni. Subito fermato, viene poi rilasciato. Il 30 aprile successivo viene perquisita la sua abitazione, dove vengono sequestrati un ritratto fotografico di Giacomo Matteotti e un opuscolo intitolato Filippo Corridoni. Nello stesso anno è ancora segretario della lega dei panettieri. Durante il fascismo è iscritto al sindacato dei panettieri, nel quale è alle dirette dipendenze di Pietro Capoferri, federale fascista a Bergamo dal 1926 al 1929, ex socialista e propagandista sindacale, poi corridoniano, ferito e mutilato nella prima guerra mondiale, in seguito dirigente della Associazione nazionale combattenti e leader indiscusso del sindacalismo fascista bergamasco, quasi certamente conosciuto da M. all’epoca delle iniziative del sindacalismo rivoluzionario dei primi anni del secolo. Nel 1928 M. lavora sempre come panettiere. Dalla seconda metà del 1929 è disoccupato, chiede alla Questura il passaporto per la Francia per raggiungere il figlio Mario, emigrato in Francia a metà anni Venti e motorista presso la fabbrica automobilistica Peugeot, ma non si recherà in Francia. Nel corso dell’estate 1929 lavora per due mesi come panettiere a Lenna (Bergamo) in occasione del campeggio dei balilla, poi è disoccupato. Nel settembre 1930 la Prefettura di Torino intercetta una lettera dalla Francia diretta all’indirizzo di M. con quattro copie dell’«Avanti» clandestino e due copie di un manifestino del settembre 1930 redatto dalla direzione psi e indirizzato ai lavoratori italiani. Per tutti gli anni Trenta è sottoposto a vigilanza. Nell’ottobre 1940 è ancora anarchico ma non si interessa più di politica, gli viene tolta la qualifica di schedato pur rimanendo incluso nel novero dei sovversivi generici. Ancora vigilato nel maggio 1942. Muore nel ricovero per anziani di Torre Boldone (BG) il 16 dicembre 1957. (G. Mangini)

Fonti

Fonti: Archivio di Stato Bergamo, Fondo Questura - Sovversivi, b. 60, ad nomen.
 
Bibliografia: A. Bendotti, G. Bertacchi, Liberi e uguali. La Camera del Lavoro di Bergamo dalle origini alla prima guerra mondiale, Bergamo 1985; A. Buttarelli, Metallurgici, meccanici ed affini. Per una storia della Fiom di Bergamo dalle origini all’avvento del fascismo, Bergamo 1998.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Giuseppe e Giacoma Ravasio

Bibliografia

2004

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Collezione

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