​MANTOVANI, Mario

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​MANTOVANI, Mario

Date di esistenza

Luogo di nascita
Milano
Data di nascita
April 7 1897
Luogo di morte
Limbiate

Biografia / Storia

Nasce a Milano il 7 aprile 1897 da Gaetano e Maria Tacchini, tipografo. Rare le informazioni sulla sua infanzia che si limitano ad annotare la sua formazione scolastica, conclusasi con le scuole elementari e il suo avvio alla professione di tipografo che svolgerà per tutta la vita anche negli anni d’esilio. È segnalato come anarchico in coincidenza con l’esperienza tripolina, e nel 1917 si ritiene che la “sua influenza [sia] circoscritta” a Milano e Greco comune dove risiede. Purtuttavia, benché frequentante i soliti luoghi del movimento in questa fase, come la Scuola moderna F. Ferrer e i circoli libertari, intreccia anche una serie di relazioni che esulano dalla sfera di influenza anarchica. La polizia ne annota, infatti, l’iscrizione alla Camera del lavoro di Milano, al “Circolo rionale socialisti di Via Paolo Frisi” e l’abituale rapporto con anarchici – su tutti L. Molinari – ma anche con “noti sovversivi” di altre matrici; è questo il caso di Bruno Fortichiari, socialista massimalista che di lì a poco sarà tra i fondatori del pcdi e responsabile dell’Ufficio I per le attività extralegali del partito. È sempre in questa fase, poi, a testimonianza dell’eterodossia del M., che mentre da un lato egli “ricopre le mansioni di collettore della Federazione Regionale della Gioventù Socialista Lombarda”, dall’altro si attiva per la fondazione del periodico «Serrate le file», che pure non vedrà la luce, ed è denunciato, insieme con Guglielmo Guberti, per “eccitamento alla rivoluzione e offese al Re mediante manifestini stampati alla macchina [sic!]”. In questo periodo, in ogni caso, la attività del M. è da iscriversi nell’ambito dell’individualismo milanese, spalla a spalla con i militanti della sua stessa generazione – Fedeli, Ghezzi, Bruzzi – che dopo avere frequentato per anni ed essersi formati a contatto con le redazioni dei periodici animati da personaggi come G. Monanni, L. Rafanelli (a partire dalla «Libertà»), e poi C. Molaschi (che il M. definirà uno dei suoi “primi maestri di anarchismo”), si raccolgono intorno all’esperienza del foglio «Ribelle» (da quest’ultimo diretto) pubblicazione che vede la luce nel periodo della neutralità italiana. Sul finire del novembre del 1915, per sottrarsi alla chiamata alle armi, tenta l’espatrio attraverso al confine svizzero e pur sorpreso e inseguito dalle “rivoltellate della guardia di finanza” riesce a riparare a S. Prex ospite di Dario Fieramonti. Nel gennaio del ’16, poi, si trasferisce a Ginevra presso l’anarchico Lamauve e, stretta amicizia con il Bertoni, prende a frequentare il gruppo del «Risveglio»; anche questa permanenza, però, ha breve durata poiché dopo pochi mesi si dirige a Berna raggiungendo il compagno milanese Eugenio Macchi. In questa città, come testimonierà il M. più tardi, egli si intrattiene in “buonissimi rapporti” con i giovani socialisti. Dopo tre anni di apparente tranquillità, però, al principio del 1919, le autorità italiane all’estero includendolo in una “lista di Bolscevichi” e segnalando i suoi abituali e frequenti spostamenti tra Berna, Ginevra e Monaco di Baviera, indicano in lui l’“organo di collegamento tra gli ambienti anarchici” delle due città svizzere e il “tramite tra l’elemento bolscevico di Germania e di Russia e quello svizzero”. Effettivamente una testimonianza postuma del M. ci informa di un suo viaggio nell’Unione sovietica dove incontra A. Balabanoff. La rivoluzionaria russa propone a M., che rifiuta, un impiego presso il commissariato agli esteri, accettando però l’incarico di organizzare i contatti tra i militanti italiani e quelli russi. Con questo incarico tenta di portare in Italia attraverso varie traversie e vicissitudini (che tra l’altro lo fanno arrivare a Budapest in piena rivoluzione di Bela Kun), i documenti destinati a Serrati e necessari alla discussione sulla fondazione della Terza Internazionale. Al principio del 1920, comunque, è rintracciato a Milano, affidato alle autorità militari e distaccato a Piacenza. Nel marzo, però, dopo avere tenuto una “conferenza rivoluzionaria per diversi sovversivi” nella sede di una cooperativa locale, diserta ed espatria verso la Spagna dove risiede un anno, prima di essere espulso e rimpatriato nel marzo del 1921 quando è condannato a un anno e mezzo per diserzione e recluso nel carcere di Gradisca. Rilasciato nel marzo del 1923, ritorna a stabilirsi a Greco e a lavorare come tipografo e rientra nella militanza attiva; è segnalato come animatore del comitato “pro vittime politiche”, e nel 1924 la polizia rileva come con il nome in codice di Lucio Adali figuri tra i documenti crittografici rinvenuti in un sequestro a Genova nella sede clandestina dell’esecutivo del PCdI. Gli anni successivi trascorrono tra le frequenti perquisizioni e fermi da parte delle autorità e nel 1925 M. è arrestato (poi processato e assolto) per falsificazione di “marche assicurative”. Dal marzo del 1928 la polizia italiana perde le sue tracce mentre egli (poi raggiunto dalla moglie Irma Sciuccati e la figlia Sonia) attraversato il confine svizzero da Porto Ceresio si reca a Parigi dove si stabilisce, lavorando come tipografo. Nella capitale francese frequenta gli ambienti anarchici del fuoriuscitismo italiano – in particolare Fabbri, Gozzoli, Mastrodicasa – collabora con i periodici «Fede» e «Lotte sociali». Nel febbraio 1930 è arrestato nella “Libreria internationale” di Parigi ed espulso dalla Francia; si reca quindi in Belgio, prima a Bruxelles, poi a Liegi, poi ancora a Bruxelles. Da qui, ripresi i contatti con il movimento (Vittorio Cantarelli, Natale Cicuta, Pietro Montaresi, Guelfo Guelfi, Gozzoli), collabora con «Guerra di classe», l’«Adunata dei refrattari», il «Risveglio» e l’«Aurora», fa parte del Comitato internazionale di difesa anarchica, e con Bertoni e Fabbri cura la pubblicazione in tre volumi degli scritti di Malatesta. Nel 1931 conosce Michele Schirru, giunto a Bruxelles dagli USA attraverso Parigi e sarà un litigio personale con quest’ultimo a provocare una lunga rottura del M. con gli ambienti newyorchesi vicini all’«Adunata dei refrattari». Sempre a Bruxelles M. – che dal 1933 è iscritto nello schedario dei “sovversivi pericolosi” – conosce lo Sbardellotto suscitando per un breve periodo nella polizia il sospetto che nei suoi confronti egli abbia agito da istigatore, e nello stesso periodo prende a frequentare una militante comunista italiana, Linda Fortunata detta Lisa, di Piacenza, molto attiva negli ambienti comunisti locali. Negli anni di permanenza a Bruxelles il M. è presente regolarmente alle riunioni del gruppo anarchico “Pensée e Action”, partecipa alla costituzione e all’attività del comitato anarchico “Pro Spagna” che si occupa del reclutamento ed invio di volontari e della raccolta di fondi e vettovagliamenti a favore dei combattenti la guerra civile. In questa fase connota la sua attività pubblicistica in senso anticomunista organizzando la campagna di stampa per la liberazione di Alfonso Petrini e Francesco Ghezzi, arrestati e reclusi in Unione Sovietica. La prefettura di Milano nel novembre del 1939 riepilogando la “attività contraria e di primo piano esplicata dal M. in campo anarchico”, annota l’intenzione del militante di rientrare in Italia, frenata dal timore di dovere rispondere della “sua complicità nell’attentato dell’anarchico Schirru”. È probabilmente prevedendo le imminenti disavventure che M. manifesta questa volontà poiché nel maggio del 1940 all’entrata del Belgio in guerra egli è infatti arrestato insieme con altri italiani e recluso nel carcere di Bruges; da qui, dopo avere subito “maltrattamenti di ogni specie” viene recluso, con gli altri compagni, nel campo di concentramento di Lombardziyde da cui in breve i tedeschi avanzanti li liberano. Ritornato a Bruxelles il M. si mette a disposizione del Console italiano collaborando al “rintraccio dei connazionali dispersi” e relazionando sulle “peripezie e persecuzioni subite dagli italiani in Belgio e in Francia”. Nel luglio del 1940 il M. viene arrestato alla frontiera del Brennero e assegnato al confino di polizia a Ventotene dove arriva il 24 settembre 1940. Dopo il 25 luglio viene trasferito presso il campo di concentramento badogliano di Renicci D’Anchiari da cui viene rilasciato in seguito all’8 settembre 1943. Tornato a Milano il M. diviene uno dei più influenti organizzatori antifascisti in campo anarchico, è infatti tra i fondatori ed i leader (assieme a Pietropaolo e Perelli) delle formazioni partigiane anarchiche Bruzzi- Malatesta, distinguendosi nella Liberazione di Milano il 25 aprile 1945 nelle zone di Affori, Sempione, Garibaldi, Porta Volta, Ticinese e Venezia. Dopo la Liberazione s’impegna attivamente in seno alla Federazione comunista anarchica alta Italia, e fonda il periodico milanese «Il Comunista libertario», poi «Libertario», che dirige per oltre quindici anni tra il 1945 e il 1961. Il periodico di M., che esce inizialmente come settimanale, poi quindicinale con alcune sospensioni, si caratterizza come giornale espressione di quella corrente dell’anarchismo organizzatrice, federalista e socialista attenta alle problematiche del mondo del lavoro. M. partecipa in questi anni a quasi tutti i convegni ed i congressi della Federazione Anarchica Italiana, da quello della Federazione comunista libertaria Alta Italia del 23-25 giugno 1945 a quello nazionale di Carrara del 15-19 settembre 1945. Tra il 1950 e il 1953 di fronte alla rottura tra la FAI ed i giovani guidati da P.C. Masini raccolti nei GAAP, M. sceglie una via di mediazione. Difatti, il gruppo dei principali esponenti dei GAAP, Masini, Cervetto e Parodi trova nel «Libertario» una sponda da dove far conoscere la propria opinione e le proprie proposte politiche di fronte all’ostracismo della grande maggioranza dei gruppi della FAI. M. per questa sua posizione viene criticato duramente dagli anarchici, soprattutto quelli legati al periodico americano dell’«Adunata dei refrattari», che vedono nell’atteggiamento del militante milanese un cedimento verso le posizioni “marxiste libertarie” espresse dai GAAP. Dopo la conclusione dell’esperienza del «Libertario», M. si trasferisce a Roma, chiamato dai compagni, dopo il congresso di Carrara della FAI del 1965, a collaborare alla gestione del settimanale «Umanità Nova», lavoro che lo vedrà impegnato fino al 1971. In seguito, tornato a risiedere in Lombardia, muore a Limbiate il 4 luglio 1977. (M. Granata)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Mantovani, «Umanità nova», 10 lug. 1977 e 17 lug. 1977; Intervista a M. Mantovani a cura di V. Mantovani, Milano, 6 ott. 1976.
 
Bibliografia: Federazione anarchica italiana, Congressi e convegni. 1944-1962, a cura di U. Fedeli, Genova 1963.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Gaetano e Maria Tacchini

Bibliografia

2004

Iconografica

Persona

Collezione

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