DAMI, Fedele
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- DAMI, Fedele
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- San Giovanni Valdarno
- Data di nascita
- May 31 1874
Biografia / Storia
- Nasce a San Giovanni Valdarno (AR) il 31 maggio 1874 da Vincenzo e Assunta Piccioli. Orfano di padre, frequenta le prime classi elementari e, già da ragazzo, entra a lavorare in ferriera come operaio. Dal 1893, risulta “affiliato alla setta anarchica”. Nel 1894 partecipa alle manifestazioni di solidarietà con gli insorti di Sicilia e della Lunigiana. Viene arrestato per grida sediziose, reato per il quale sconta due mesi e mezzo di carcere, e per tentato omicidio nei confronti del viceispettore di polizia Nicola Stella. Assegnato al domicilio coatto per 18 mesi, il provvedimento viene sospeso in quanto D. è già detenuto. Processato nel 1896 alla Corte d’assise dell’Aquila per mancato omicidio, è condannato a 13 anni, 10 mesi e 20 giorni di reclusione. Per lo stesso reato sono invece assolti gli altri anarchici valdarnesi Angelo Trambi, Giovanni Mariotti, Silvio Gavazzi, Adolfo Giampieri, Terzilio Falugi e Aristodemo Gargalini. Uno dei coimputati, Mariotti, ne prende a cuore le sorti scrivendo un articolo, poi incriminato per apologia, su «L’Avvenire sociale» di Messina e facendone un simbolo, conosciuto a livello nazionale, delle ingiustizie patite da chi si ribella alle prepotenze sabaude e crispine. “Tutti noi condannati nel precedente processo”, scrive, “dovevamo presentarci alla Commissione per essere mandati al domicilio coatto; il Dami, pensando con la disperazione nel cuore che, essendo egli, coi miseri guadagni della Ferriera, l’unico sostegno della vecchia genitrice e di due sorelline; e che senza aver nulla commesso le avrebbe dovute lasciare a soffrir la fame; e che bisognava impedire allo Stella di creare altri infelici in paese, armatosi di un pennato, incontrò il vice ispettore Stella mentre usciva dalla Farmacia e gliene vibrò un tal colpo in direzione del capo, che l’arma si troncò prima di ferire, e cagionò solo una grave lesione all’occipite del medesimo signore, che cadde al suolo impugnando inutilmente lo stocco, perché fu gran sorte per lui l’aver salva la vita”. D. sconta i primi anni di detenzione presso il reclusorio di Noto, nello stato di isolamento più rigido. Nel 1908, dimesso dalla casa di pena dell’Asinara, ritorna in Valdarno mentre una proposta delle autorità di inviarlo alle Tremiti viene al momento accantonata. In quello stesso anno si stabilisce a Pontedecimo (ge) dove è stato assunto nella locale ferriera. Nel 1913 si trasferisce, ancora per motivi di lavoro, a Palermo e l’anno seguente a Novi Ligure. Rientrato a San Giovanni, probabilmente dopo la guerra, trova lavoro come facchino presso la locale Cooperativa dei minatori. È radiato dallo schedario CPC nel 1929, in quanto “da oltre venti anni tiene buona condotta, non si occupa di politica e mostra di essersi ravveduto dalle idee estremiste”. S’ignorano data e luogo di morte. (G. Sacchetti)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; G. Mariotti, Per un dimenticato, «L’Avvenire sociale», Messina, 26-27 nov. 1897;«L’Appennino, (ar), 15 lug. 1892, 8 apr. 1893, 12 mag. 1894, ago. 1894-gen. 1895; «La Provincia di Arezzo», 1° ott. 1893, 13 mag. 1894; «L’Unità cattolica», gen.-feb. 1894.
Bibliografia: V. Vigorita, I primi fermenti operai ed il movimento socialista nella zona aretina dall’unità al 1915, tesi di laurea, Univ. di Perugia, aa. 1965-1966; G. Sacchetti, Controllo sociale e domicilio coatto nell’Italia crispina, «Rivista storica dell’anarchismo», gen.-giu., 1996.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181
Note
- Paternità e maternità: Vincenzo e Assunta Piccioli
Bibliografia
- 2003