MANDELLI, Amos Giovanni
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- MANDELLI, Amos Giovanni
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Trigolo
- Data di nascita
- 10/12/1873
Attività e/o professione
- Qualifica
- Panettiere
Nazionalità
- Italiana
Biografia / Storia
- Nasce a Trigolo (CR) il 10 dicembre 1873 da Angelo e Teresa Cappellotti [o Copellotti o Cappelletti], panettiere. Considerato “assai intelligente, quantunque abbia poca coltura, avendo percorso le sole prime classi elementari”, si mette in evidenza come anarchico tra “i più esaltati” a partire dal 1892 all’interno dell’ambiente che gravita attorno a Pietro Gori, con Carlo Frigerio, Mauro Fraschini, Carlo Lodi, Angelo Masini, ecc. È, come quasi tutti, amico di Sante Caserio, e davanti alla Commissione milanese “pel coatto” dichiarerà che “l’assassinio da lui perpetrato poteva essere commesso da chiunque”.
Nel marzo 1893 Mandelli sconta trentacinque giorni di carcere per violenze contro i carabinieri intervenuti a Niguarda dove, con altri compagni, arringava un gruppo di contadini incitandoli alla rivoluzione e inneggiando all’anarchia. Alla fine dello stesso anno è condannato a quasi due anni di reclusione per furto con scasso in complicità con gli anarchici Eligio Cipolla e Attilio Fradegada. Uscito dal carcere di Fossano, viene tradotto a Tremiti, dove è testimone, il 1° marzo 1896, dell’uccisione di Argante Salucci (Amos [A. Mandelli], 1° marzo 1896, «Il Grido della folla», 12 mar. 1903; Linda Amelos [A. Mandelli], 1° marzo 1896, ivi, 3 mar. 1904).
Nel novembre 1896 è liberato condizionalmente e ritorna a Milano. Curiosamente, anche di M., come di Faccà e di Boscolo, la Prefettura di Milano, nell’aprile 1897, mette in evidenza il profondo cambiamento maturato in seguito all’esperienza del coatto, segnalando in lui segni di ravvedimento. Da lavoratore “fiacco” diventa “assiduo”, da scapestrato a “figlio rispettoso”, quasi a segnalare l’efficacia delle lacrime materne unite ad una saggia dose di repressione. Tutto ciò non impedisce che, pochi mesi dopo, Mandelli sia nuovamente “sorpreso nottetempo in attitudine sospetta” e condannato a due anni e mezzo per furto.
Liberato nel marzo 1900, Mandelli riprende le sue frequentazioni politiche e nel 1902 partecipa alle iniziative che portano alla fondazione de «Il Grido della folla», cui talvolta collabora firmandosi Amos e Linda Amelos. Proprio il tentativo di distribuire un numero sequestrato de «Il Grido della folla» con “incisione apologetica dei giustiziati di Chicago” gli costa, nel novembre 1903, una nuova, breve, esperienza carceraria. Diventato tessitore, Mandelli si mostra attivo anche sul piano sindacale, entrando a far parte del Comitato Centrale della Federazione Nazionale delle Arti Tessili. Ma agli inizi del 1904 un articolo apparso ne «Le Arti tessili», l’organo della Federazione, procura a Mandelli altri 6 mesi di carcere. Il 15 luglio 1905 “l’anarchico belga Bernardon Maurizio” rimane gravemente ustionato nello scoppio di “sostanze esplodenti” che stava “manipolando” in un locale della Camera del lavoro. “Se egli intendeva salutare con qualche esplosione la rimandata venuta del re, gli porgiamo i sensi delle nostre più vive congratulazioni”, commenta «Il Grido della folla» (Cronaca locale, ivi, 29 lug. 1905).
Denunciato come complice, Mandelli si allontana da Milano e poco dopo viene segnalato in Canton Ticino, dove lavora alternativamente come panettiere e come manovale. Nonostante la successiva assoluzione Mandelli rimane in Svizzera fino all’agosto 1907, quando rientra a Milano, dove apre una rivendita di vini. Una nuova condanna, questa volta per ricettazione dolosa e possesso di materiale atto a contraffare monete, lo riporta in carcere dall’ottobre 1908 al febbraio 1911 e lo induce poi di nuovo all’emigrazione. Rientra dalla Svizzera nel 1919 e riprende l’attività di panettiere.
Nel 1929, a causa della sua condotta politica “regolare” Mandelli viene proposto per la radiazione dallo schedario dei sovversivi. Nel 1933, tuttavia, viene iscritto di nuovo, in seguito all’intercettazione di una sua lettera al vecchio amico e compagno Angelo Masini. “L’avvenire è buio, pieno di incognite, noi siamo delle cariatidi, per la borghesia dobbiamo sparire, la gioventù dissanguata dalla miseria e dai digiuni, grida giovinezza, folle-follia, mi sentirei ancora la vigoria della lotta, ma si cade. Il riso di Gimplain [recte: Gwynplaine, protagonista de L’homme qui rit di Victor Hugo] sferza sul volto della borghesia tutto l’odio tutta la vendetta che sta racchiusa in seno alla plebe che siamo noi. Forse verrà, e vedremo l’ora, chissà”. Non sappiamo se Mandelli abbia visto l’ora. L’ultimo “nulla da segnalare” risale al 13 dicembre 1941. S’ignorano data e luogo di morte. (M. Antonioli)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell'Interno, Casellario Politico Centrale, ad nomen.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181