​MALUSARDI, Edoardo Antonio

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​MALUSARDI, Edoardo Antonio

Date di esistenza

Luogo di nascita
Lodi
Data di nascita
August 30 1889
Luogo di morte
Torino

Biografia / Storia

Nasce a Lodi il 30 agosto 1889, da Giovanni e Maria Molteni, stuccatore. Si avvicina molto giovane all’anarchismo. Attivo nella propaganda spicciola, specie in ambito sindacale (pare senza grossi risultati, se è vero – come riferisce la Prefettura milanese - che “in Lodi la massa operaia in genere rifugge dai princìpi anarchici”), sembra peraltro che non goda, all’interno degli ambienti libertari lodigiani, di veruna influenza e addirittura - a quanto risulta dalle carte di Pubblica Sicurezza - che i compagni di fede politica non lo tengano in grande considerazione. Le sue sole uscite pubbliche di un certo rilievo avvengono dunque in occasione di un comizio “pro scioperanti di Piombino e Isola D’Elba”, tenutosi a Lodi il 7 settembre 1911, allorché ha il compito d’introdurre l’oratore principale (nella persona di Massimo Rocca), e di una commemorazione di Francisco Ferrer ad opera di Luigi Molinari, il 26 ottobre di quello stesso anno, della quale è uno dei principali promotori. Accanto all’opera organizzativa e di propaganda M. intraprende inoltre una saltuaria attività giornalistica (dalla fine del 1910, suoi articoli, per lo più riguardanti fatti di cronaca politica e sindacale lodigiana, compaiono sotto vari pseudonimi sulle pagine de «L’Avvenire Anarchico», de «Il Grido della Folla» e della sindacalista «L’Internazionale»), sfociata, nel febbraio del 1912, in una più stabile collaborazione con «L’Agitatore» di Bologna. Per quel giornale M. cura una rubrica di corrispondenze da Lodi (Note lodigiane), firmandosi in genere con gli pseudonimi Turbolente e Odroade e dimostrando, nonostante la sola licenza elementare, una certa facilità di scrittura e una notevole vis polemica. Il suo anarchismo appare allora fortemente influenzato dall’individualismo stirneriano ma anche da certo sindacalismo rivoluzionario di marca soreliana. “Noi – scrive M. polemizzando con un foglio cattolico lodigiano – non ci illudiamo, lo sappiamo che la realizzazione di questo ideale [l’anarchia] è molto lontana, ed ecco perciò che, basandoci sulla realtà, benché siamo umanitari per eccellenza, giustifichiamo tutti gli atti di violenza diretti contro l’autorità, le alte personalità e l’ordine costituito, poiché […] fintantoché voi adoprerete la violenza per sopprimerci, e fintantoché vi saranno diseguaglianze, esisteranno sempre individui risoluti, i quali, facendo getto della propria vita, emergeranno dalle moltitudini belanti per vendicare la propria classe” (Turbolente, Buffe denigrazioni. Lettera aperta al direttore del giornale «Il Cittadino» di Lodi, «L’Agitatore», 28 apr. 1912). Con lo scoppio del conflitto europeo, M. – nel frattempo trasferitosi a Milano, dove ha rafforzato i propri legami con gli ambienti del sindacalismo rivoluzionario meneghino, ragione non ultima del suo passaggio all’interventismo – è conquistato dall’idea della guerra rivoluzionaria, firmando il Manifesto degli anarchici interventisti stilato da Oberdan Gigli (20 set. 1914) e rivelandosi anzi uno fra i più attivi del gruppo degli inarco-interventisti. Fondatore e direttore de «La Guerra Sociale», il cui primo numero esce il 20 febbraio 1915, collabora altresì con il repubblicano «L’Iniziativa» (mostrando sempre maggiore attrazione verso il repubblicanesimo e la dottrina sociale mazziniana) e con «Il Popolo d’Italia». Arruolatosi volontario il 12 agosto 1915, prende parte al combattimento della “trincea delle frasche” (23 ott. 1915), nel quale cade Filippo Corridoni. Dopo la guerra M. sposa la causa del nascente fascismo, mantenendosi tuttavia, almeno inizialmente, estraneo alle vicende del movimento. È invece attivo nelle file dell’Associazione Nazionale Combattenti, che abbandona però in margine al congresso nazionale di Napoli, nell’agosto 1920, perché contrario ai propositi di trasformazione dell’Associazione in partito. Partecipa quindi all’impresa fiumana, a seguito di Gabriele D’Annunzio. Nella “città olocausta” è stretto collaboratore di Alceste De Ambris, dirigendo la Camera del Lavoro dannunziana ed il giornale sindacalista «La Conquista». Conclusasi quell’esperienza, M. intraprende una frammentaria opera di propaganda per conto del Comitato centrale fascista, finché, all’inizio del 1921, viene chiamato a Verona dal segretario politico del locale Fascio di combattimento, Italo Bresciani (anch’egli ex anarchico e interventista), che gli affida l’incarico di segretario propagandista. A Verona (ove fonda il periodico «Audacia»), M. rimane sino al gennaio del ’22, per poi passare a Brescia (direttore di «Fiamma», organo del Fascio locale) a Padova e a Sestri Ponente (alla segreteria dei rispettivi Fasci), ovunque portando il suo fascismo di “sinistra”, repubblicano e sindacalista. Viene quindi nominato segretario della Federazione sindacale fascista di Firenze, carica che detiene sino all’agosto del 1923, quando è promosso alla guida della Corporazione nazionale del vetro. Favorevole ai sindacati economici, contrario al collaborazionismo aprioristico con gli industriali e perciò in disaccordo con gli orientamenti generali del fascismo in materia sindacale, nel settembre del 1924 M., insieme ad altri sindacalisti milanesi dissidenti, dà vita ad un “Comitato per rigenerare le Corporazioni”. Avendo il Direttorio nazionale delle Corporazioni decretato la sua espulsione dal movimento sindacale fascista, M. torna sui propri passi, e, da quel momento in avanti, la sua azione politica si fa vieppiù contraddittoria, tra compromessi e rigurgiti di operaismo (significativa, a questo proposito, la sua esperienza quinquennale, dal 1927 al 1931, come segretario dell’Unione provinciale dei sindacati fascisti di Torino, segnata da aspri contrasti con l’Unione industriale fascista). Le residue aspirazioni sindacaliste di M. trovano un ultimo rifugio nelle utopie socializzatrici della Repubblica Sociale, cui egli aderisce, spinto anche dalla sua inalterata devozione a Mussolini, ma nella quale ha un ruolo del tutto marginale. Nel secondo dopoguerra riprende invece a pieno ritmo l’attività politica e sindacale nelle file della CISNAL, mostrandosi ancora sentimentalmente legato alle memorie di Corridoni e D’Annunzio. Muore a Torino il 29 giugno 1978. (A. Luparini)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.
 
Bibliografia:
scritti di M.: Elementi di storia del sindacalismo fascista, Torino 1930; Filippo Corridoni. Commemorazione tenuta in Parma il 23 ottobre 1929-VII, Torino 1930.
 
scritti su M.: R. De Felice, Sindacalismo rivoluzionario e fiumanesimo nel carteggio De Ambris-D’Annunzio, Brescia 1966, ad indicem; F. Cordova, Le origini dei sindacati fascisti (1918-1926), Bari 1974, ad indicem; G. Sapelli, Fascismo, grande industria e sindacato. Il caso di Torino (1929-1935), Milano 1975, ad indicem; M. Missori, Gerarchie e statuti del PNF, Roma, 1986, ad indicem; Verona fascista, a cura di M. Zangarini, Verona 1993, ad indicem; M. Antonioli, Gli anarchici italiani e la prima guerra mondiale. Lettere di Luigi Fabbri e di Cesare Agostinelli a Nella Giacomelli (1914-1915), «Rivista storica dell’anarchismo», gen.-giu. 1994, pp. 7-33, passim; Id., Gli anarchici italiani e la prima guerra mondiale. Lettere di anarchici interventisti (1914-1915), «Rivista storica dell’anarchismo», gen.-giu. 1995, pp. 77-112, passim; G. Parlato, La sinistra fascista, Bologna 2000, ad indicem; Luparini, ad indicem; P.C. Masini, Gli anarchici fra neutralità e intervento, «Rivista storica dell’anarchismo», lug.-dic. 2001, pp. 11, e 16-18; M. Franzinelli, Squadristi. Protagonisti e tecniche della violenza fascista, 1919-1922, Milano 2003, p. 233.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Giovanni e Maria Molteni

Bibliografia

2004

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