MALASPINA, Vittorio
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- MALASPINA, Vittorio
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Sanremo
- Data di nascita
- August 19 1904
- Luogo di morte
- Bobigny
Biografia / Storia
- Nasce a Sanremo (IM) il 19 agosto 1904 da Bernardo e Emilia Garibaldi, pittore e falegname. Socialista, aderisce al PCdI nel 1921 ed emigra in Francia nel 1923. Affiliatosi al movimento anarchico, torna a Sanremo nell’agosto del 1926, ma viene selvaggiamente bastonato dai fascisti, che lo costringono a riparare in Francia in gravi condizioni fisiche. Nel luglio 1927 viene arrestato, dopo l’attentato contro la Casa del fascio di Juan Les Pins, e sottoposto a lunghi e duri interrogatori. Rilasciato per insufficienza di indizi, viene espulso dalla Francia e si rifugia in Belgio, dove è costretto a vivere sotto mentite spoglie (si fa chiamare Giovanni Massari) e a condurre un’esistenza incerta, resa drammatica dalla malattia polmonare, insorta dopo i molti pestaggi subiti. Segnalato verso la fine di ottobre, insieme a Ottavio Pastore, Nicola Cilla, Mario Traverso, Mario Mariani e Giuseppe Di Vittorio, tra gli antifascisti italiani, residenti nel Belgio, che meritano di essere sorvegliati attentamente, M. si trasferisce in Lussemburgo, ma il 1° dicembre 1927 viene arrestato a Dudelange, su richiesta della magistratura belga, che lo accusa di correità nell’assassinio di due ex combattenti italiani, uccisi a Chokier a pistolate. “Il movente dell’arresto?” – si chiede il 4 gennaio “Ursus”, denunciando l’“infamia” degli “sbirri” – “Attentati terroristici, assassinii, reati comuni, che il Malaspina avrebbe commesso in Francia, Belgio, Italia […]. Malaspina è anarchico, di conseguenza deve scomparire dalla circolazione, dev’essere immobilizzato, disarmato, annientato. È un combattente instancabile, che non si piega, non si arrende […]. Prolungando d’un giorno la sua detenzione, minacciano d’ucciderlo. E noi, sapendolo innocente, non permetteremo mai che impunemente, dietro l’apparato della giustizia borghese, si consumi un sì mostruoso delitto. Malaspina ci appartiene, e lo reclamiamo. L’arbitrio e l’infamia devono cessare”. M. si protesta innocente e produce un alibi inattaccabile, che obbliga gli inquirenti a scarcerarlo ai primi di febbraio 1928, dopo due mesi di ingiustificata galera. Abbandonato il Belgio, torna clandestinamente in Francia e l’11 giugno si spegne a Bobigny. Il 20 luglio, a Sanremo, nella Chiesa parrocchiale di San Giuseppe, viene celebrata una messa in suffragio della sua anima. La cerimonia è stata annunciata da un manifesto, che informava la cittadinanza che era deceduto a Parigi, l’11 luglio (?). Alla messa assistono pochissimi amici e conoscenti, “in confronto di alcuni dei quali” vengono operate – riferisce uno zelante prefetto – “in seguito perquisizioni domiciliari con esito negativo”. Il 1° agosto 1928 «La Diana» rende un omaggio commosso, combattivo e polemico, allo scomparso: “Liberato di prigione, dopo molti mesi, con la salute rovinata, dovette violare le leggi anche per venire a morire nella “generosa e ospitale” (vero Turati?) terra di Francia. Era giovane Malaspina, ma era un compagno di grande animo, di quelli temprati nella tempesta, pronti a tutte le audacie, a tutte le rivolte, a tutte le abnegazioni. Sapeva che le redenzioni si maturano nelle atroci privazioni. Quanto strazio morire a 25 anni, avanti la grande falciatura di teste assassine di fascisti. Dissolviti in pace, o compagno Malaspina, ritorna in grembo alla Natura per ricostituire altri corpi. Tu hai compiuto bene la tua breve giornata. Noi restiamo ancora in molti per le grandi giornate della falciatura”. L’11 agosto 1928 «L’Adunata dei refrattari» di New York denuncia i responsabili della prematura fine di M.: “È morto a Parigi, all’età di 24 anni, il compagno Vittorio Malaspina. L’hanno assassinato i fascisti d’Italia, con la complicità degli sbirri della repubblica francese, degli scherani del re del Belgio e dei mammelucchi della Granduchessa del Lussemburgo. Nell’agosto del 1926 i fascisti di San Remo lo sorpresero in occasione di una breve visita ai suoi vecchi genitori, lo massacrarono mezzo, insieme ad un parente che lo aveva accompagnato da Antibo, e lo costrinsero a passare nuovamente in Francia […]. Sulla tomba di Vittorio Malaspina, che in vita fu tutto fede, modestia, sofferenze e silenzioso ardore, vanno meritati i fiori rossi degli anarchici, anche di quelli che hanno il torto di accorgersi del valore degli uomini quando non sono più”. (F. Bucci - S. Carolini - G. Piermaria)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Ursus, Un’infamia, «L’Adunata dei refrattari», 28 gen. 1927; L’anarchiste italien Malaspina est remis en liberté, «La Meuse», 8 feb. 1928; «Corriere d’Italia», 9 feb. 1928; [Vittorio Malaspina], «La Diana», 1° ago. 1928; L’adunata, Vittorio Malaspina, «L’Adunata dei refrattari», 11 ago. 1928
Bibliografia: Un trentennio di attività anarchica. 1914-1945, Cesena 1953, p. 92.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181
Note
- Paternità e maternità: Bernardo e Emilia Garibaldi
Bibliografia
- 2004