CONSIGLIO, Umberto

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
CONSIGLIO, Umberto

Date di esistenza

Luogo di nascita
Siracusa
Data di nascita
28/03/1889
Luogo di morte
Bologna
Data di morte
22/05/1964

Attività e/o professione

Qualifica
Ragioniere contabile

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce a Siracusa il 28 marzo 1889 da Paolo e Francesca Rizza, ragioniere contabile. Diplomatosi a Siracusa, prende parte alla Prima Guerra mondiale con il grado di tenente di complemento nell’arma di fanteria, subendo al fronte il congelamento dei piedi. Tornato a Siracusa, frequenta l’ambiente degli ex combattenti socialisti, che abbandona nel 1920 per fondare in città una prima aggregazione comunista libertaria, con l’aiuto del vecchio contadino anarchico Emanuele Maieli, da poco rimpatriato dal Brasile, e dell’imbianchino Francesco Cappuccio che da Firenze, dov’è emigrato, gli spedisce giornali e opuscoli anarchici.

L’anno dopo si trasferisce a Moncalieri dove, su invito del comunista siracusano Attilio Monteforte, diventa segretario della Cooperativa dell’industria del legno. Ammiratore di Renzo Novatore, di cui raccoglierà in seguito gli scritti inediti, organizza con successo la resistenza armata dei popolani di Borgo San Paolo a Torino contro le squadracce fasciste di De Vecchi. Per tale motivo viene arrestato e condannato, il 28 gennaio 1922, a due mesi e 15 giorni di reclusione. Minacciato di morte dai fascisti di Moncalieri, il 3 ottobre seguente rientra a Siracusa, dove vive impartendo lezioni private e svolgendo le funzioni di segretario della locale cooperativa edile.

Soprannominato “Il Ragioniere” o “Pipetta”, è dotato di spiccate qualità letterarie e inizia a collaborare alla stampa anarchica («Il Vespro anarchico», «Fede!», «L’Adunata dei refrattari») usando a volte lo pseudonimo “Empedocle”. Nel 1923 costituisce, con Alfonso Failla, i fratelli Giuseppe e Francesco Burgio, Marcello Cicero, Agostino Fugali, Corrado Alessi, Luigi Catania, Giuseppe Sirugo di Avola ed Eva Ballariano di Palermo, il gruppo comunista anarchico “Michele Bacounin”, che si fa portatore a Siracusa e poi nell’intera isola della tendenza organizzatrice del movimento, aderendo alla UAI, tenendo regolari congressi federali e diffondendo i giornali malatestiani. Il gruppo mantiene tuttavia un atteggiamento conciliante nei confronti di Paolo Schicchi e degli anarchici antiorganizzatori, prevalenti nell’isola, non facendo loro mancare il proprio sostegno solidale e non disdegnando critiche alla UAI prima sulle polemiche accese dall’antimeridionalismo di qualche suo esponente, poi per la posizione eccessivamente astiosa verso gli individualisti assunta dopo l’attentato al teatro Diana.

Nel 1924 gli anarchici siracusani creano un Gruppo d’azione rivoluzionaria antifascista che esperimenta un modello di fronte unico dal basso, aperto ai giovani comunisti, diffusosi ben presto nelle province limitrofe. Lo stesso C. va a Palermo, nel settembre del 1925, dove incontra Gaetano Marino, Osvaldo Celani, Nicolò Sciales e altri anarchici ex combattenti, pronti a dar vita in tutta l’isola, in stretta collaborazione con i partiti di opposizione, a gruppi clandestini organizzati militarmente. Questa posizione eccessivamente frontista viene però avversata da Malatesta a Roma e da Schicchi a Marsiglia, perché gli anarchici rischiano di assumervi un ruolo subordinato ai socialcomunisti e di smarrire la loro identità politica e ideologica. Nell’estate del 1926, Consiglio emigra clandestinamente in Francia insieme al compagno Giuseppe Fiducia di Palazzolo Acreide.

Stabilitosi a Parigi, si sottrae alle polemiche che imperversano sul garibaldinismo estraniandosi dall’ambiente anarchico e dedicandosi al lavoro di calzolaio e d’imbianchino. Intrattiene in questi anni rapporti amichevoli prima col gruppo operaista di Pappalardo, Rossi e Corradi, fuoriusciti dal PCdI, poi con il movimento Giustizia e Libertà, di cui frequenta il circolo parigino. Convinto dell’affinità politica tra quel movimento e gli anarchici, invia a Carlo Rosselli una lettera che questi pubblica il 21 novembre 1935 col titolo Gli anarchici e GL, innescando una serie di chiarimenti politici, in particolare tra Berneri e Rosselli, preludio dell’alleanza militare tra anarchici e giellisti nella prima fase della Guerra di Spagna. Il “risveglio” di C. è determinato dalla convinzione, rivelatasi errata, che la Guerra d’Etiopia avrebbe portato alla rotta del fascismo, e dalla condivisione delle tesi federaliste comunaliste – alle quali rimarrà fedele nel dopoguerra – emerse nel convegno d’intesa degli anarchici italiani, tenutosi a Saurtrouville, presso Parigi, nel novembre 1935.

Nell’agosto 1936 giunge a Barcellona, si arruola volontario come artigliere nel 2° scaglione della Sezione Italiana della Colonna “Ascaso” CNT-FAIb e combatte contro i franchisti sul fronte aragonese, finendo in ospedale per esaurimento nervoso dopo la sconfitta di Almudévar. In Spagna si consuma la sua rottura con gl, allorché capeggia l’opposizione interna al comando di Rosselli, che giudica autoritario e inefficace, costringendolo alle dimissioni. Nominato commissario politico della colonna a fine gennaio del 1937, si oppone decisamente al decreto sulla militarizzazione delle milizie. Raggiunge poi gli “Aguiluchos”, formazioni armate della Gioventù Libertaria iberica, nelle quali milita per qualche mese.

Rientrato in Francia senza documenti e perciò subisce due mesi di carcere e l’espulsione, che viene sospesa, dal territorio francese. Quando scoppia la Seconda Guerra mondiale si arruola volontario nell’esercito francese. Sbandato dopo la sconfitta, rifugiatosi in campagna, viene catturato dalla polizia di Vichy e consegnato alla Gestapo. Condotto nel campo di sterminio di Dachau, vicino Monaco di Baviera, riesce a scampare miracolosamente alla morte e a rientrare in Francia dopo la liberazione. Rifiutata la pensione vitalizia e la cittadinanza onoraria assegnategli dal governo francese, torna a Siracusa, dove riprende la sua attività politica, tenendo numerose conferenze e comizi, e fondando il gruppo anarchico “Sulla vetta”.

A questo segue il gruppo “Terra e libertà”, che pubblica il giornale omonimo, “voce del movimento anarchico in Sicilia”, frazionato, per mancanza di autorizzazione ministeriale, in 14 numeri unici dai titoli diversi (il primo, «La Diana», è del 19 dicembre 1946, l’ultimo, «Terra e libertà», del 17 aprile 1949). A partire dal dicembre 1948, C. sostiene le attività del circolo di studi sociali “Mario Rapisardi”, situato presso la sede dell’ANPI, coadiuvato dagli anarchici Orazio Lorefice (pseudonimo “Orlo”), Sebastiano e Nino Moschella, Giovanni Maiorca, Sante Tiné (che aderirà ai Gruppi anarchici d’azione proletaria di Masini) e numerosi altri. In rappresentanza del gruppo di Siracusa, promuove nel settembre 1946 una “Intesa degli anarchici italiani” di tutte le tendenze e partecipa a vari convegni regionali del movimento anarchico, in particolare a quello di Palermo del 2 marzo 1947 che dà vita alla Federazione Anarchica Siciliana.

Di lì a poco entra in polemica con Paolo Schicchi e gli anarchici antiorganizzatori, da un lato, e con Cerrito e gli ultraorganizzatori messinesi, dall’altro, che l’accusano di aver maturato un anarchismo educazionista e gradualista, slegato dai conflitti di classe. In realtà, fin dal primo dopoguerra, C. soffre di un peculiare “tormento ideologico”, di radice individualista, che si traduce in uno scetticismo profondo sulle possibilità rivoluzionarie del movimento. Nell’ottica educazionista, si collocano alcuni episodi di coerenza esemplare, come il suo rifiuto di ricoprire un posto offertogli dalla pubblica amministrazione, pur di non attentare alla propria indipendenza politica. Il 2 maggio 1947 promuove uno sciopero di solidarietà avvenuto in Italia contro l’eccidio di Portella della Ginestra, a cui fanno seguito nel 1948 lo “sciopero ai ponti” dei disoccupati siracusani, seguito da duri scontri con la polizia, e l’imponente mobilitazione antifascista del 1° maggio 1949.

Consiglio vive sempre più poveramente del ricavato di lezioni private e di traduzioni di testi anarchici. Sta meditando un nuovo espatrio clandestino in Francia quando, nell’autunno del 1949, viene chiamato a far parte del comitato di redazione di «Umanità nova», organo settimanale della FAI, con sede a Roma. Assume la responsabilità legale del giornale dal giugno 1951 al maggio 1962, e la sua rappresentanza ai congressi nazionali di Ancona (8-10 dic. 1950) e Civitavecchia (19-22 mar. 1953). Da quest’ultimo è pure incaricato dell’amministrazione, mentre la redazione, tenuta insieme a Gigi Damiani, viene allargata ad A. Borghi. Nei numerosi fondi e articoli per «Umanità nova», Consiglio trasferisce la sua concezione del giornalismo anarchico, “equidistante dagli estremismi dogmatici e fanatici” (lettera a Martorana, 4 set. 1949), che contribuisce a rasserenare il clima dopo le feroci polemiche che hanno accompagnato le dimissioni di Masini, e imprime la sua visione politica, piuttosto mite e conciliante tra gli anarchici, ma intransigente riguardo ai princípi e alle forme di collaborazione con le altre forze politiche.

Subisce diversi processi per presunti reati di stampa, fra cui il più famoso, per vilipendio al papa, gli frutta nel gennaio 1955 una condanna con la condizionale a cinque mesi di carcere. Sofferente di cardite reumatica, contratta nelle trincee in Spagna, e di un’ulcera gastrica, riportata dalla prigionia in Germania, nel 1950 era stato colpito da un attacco di trombosi, con gravi alterazioni all’uso della parola e delle braccia. Ripresosi velocemente, ha una prima ricaduta nel 1956 e una seconda nel 1962. Ricoverato in una casa di cura per invalidi di Bologna, vi muore il 22 maggio 1964. (N. Musarra)
 

Fonti

Fonti: Arolsen Archives. https://arolsen-archives.org, ad nomen; Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Archivio dello Stato - Siracusa, Gabinetto di Prefettura (1888-1955), b. 3448b, f. Partiti politici. Affari generali (1945-46); Archivio degli anarchici siciliani - Ragusa, Archivio Franco Leggio, Corrispondenza C.-Leggio (1948-1949); ivi, Archivio Agostino Martorana, Corrispondenza C.-Martorana, ff. 1 e 2 (1948-1951); ivi, Archivio Nicolò e Paolo Schicchi, Corrispondenza politica, lettere di C. a Paolo Schicchi, 21 gen. 1947, e di Gabriele Pappalardo a Nicolò Schicchi, 1° mar. 1953; A. Failla, Ricordando Umberto Consiglio, «Rivista storica del socialismo», 7 giu. 1964; Id., Umberto Consiglio, «L’Agitazione del Sud», giu. 1964; i.g. [I. Garinei], Umberto Consiglio, «Seme Anarchico”, giu. 1964; L’Adunata, Quelli che ci lasciano, «L’Adunata dei refrattari», 13 giu. 1964; Umberto Consiglio commemorato a Siracusa, «Rivista storica del socialismo», 15 nov. 1964; Un combattente di Spagna. Umberto Consiglio, «Rivista storica del socialismo», 30 lug. 1966.

 

Bibliografia: Scritti di C.: Ricordi di Spagna, «L’Era Nuova», Palermo, mag. e giu. 1946; Gli orrori dei campi nazisti di deportazione, ivi, mag. 1946. Scritti su C.: G. Cerrito, La rinascita dell’anarchismo in Sicilia, Genova 1956, pp. 11, 15, 29-30, 34; Rossi, ad indicem; C. Berneri, Epistolario inedito, vol. I, Pistoia 1980 e Id., Epistolario inedito, vol. II, Pistoia 1984, ad indicem; F. Madrid Santos, Camillo Berneri, un anarchico italiano (1897-1937), Pistoia 1985, ad indicem; M. Grillo, I Vittorini di Sicilia, Milano 1993, pp. 178-180, 265; P. Finzi (a cura di), Insuscettibile di ravvedimento. L’anarchico Alfonso Failla (1906-1986): carte di polizia, scritti, testimonianze, Ragusa 1993, ad indicem; L. Di Lembo, Guerra di classe e lotta umana. L’Anarchismo in Italia dal Biennio rosso alla Guerra di Spagna, Pisa 2001, ad indicem; F. Bucci, et al., Gli antifascisti grossetani nella Guerra civile spagnola, Follonica, 2000, pp. 31-33; C. Berneri, Anarchia e società aperta. Scritti editi e inediti, a cura di P. Adamo, Milano 2001, ad indicem; F. Bertolucci, Gli anarchici italiani deportati in Germania durante il Secondo conflitto mondiale, «A : rivista anarchica», aprile 2017, pp. 63-98.

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