LUCCHESI, Oreste
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- LUCCHESI, Oreste
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Livorno
- Data di nascita
- August 6 1859
- Luogo di morte
- Isola di Nisida
Biografia / Storia
- Nasce a Livorno il 6 agosto 1859 da Luigi e Agnese Costa, facchino, cenciaiolo. Uomo poverissimo, professa le idee anarchiche ed è schedato per la sua pericolosità. Coinvolto, nel novembre 1889, in una rissa fra repubblicani e anarchici, al caffè Alfieri, è accusato di omicidio e di tentato omicidio. Processato, è assolto per l’imputazione più grave e condannato a quattro anni e otto mesi di reclusione per il reato minore. Nel 1893 accoltella un uomo per ragioni, che ignoriamo, e viene condannato a diversi mesi di carcere. La dura campagna, che «Il Telegrafo» di Livorno conduce contro gli anarchici, definendoli “professori di violenza”, dopo gli attentati dell’estate del 1894 al presidente del Consiglio dei ministri italiano Francesco Crispi e al primo ministro francese Sadi Carnot, compiuti da Paolo Lega e Sante Caserio, induce alcuni militanti libertari di Livorno a preparare l’uccisione del direttore del quotidiano locale, l’antico garibaldino Giuseppe Bandi. Nell’attentato sono coinvolti, a vario titolo, L., Rosolino Romiti e Amerigo Franchi. Il 1° luglio 1894 Bandi percorre via delle Grazie, a Livorno, su una carrozza, per recarsi alla sede de «Il Telegrafo», quando un anarchico scalzo, identificato successivamente per L., balza sul predellino della vettura e colpisce mortalmente il giornalista con un pugnale, dandosi poi alla fuga a piedi. Portato urgentemente all’ospedale, Bandi spira, nonostante un intervento di laparatomia, praticato dal chirurgo Bracchini. Fuggito in Corsica, L. viene arrestato il 14 luglio 1894 a Bastia e accusato di omicidio premeditato. Processato dalla Corte di assise di Firenze nel 1895, insieme ad altri sei compagni di fede, nega di far parte di associazioni sovversive, ma ammette di aver ucciso Bandi, su istigazione dell’anarchico Rosolino Romiti, anch’egli imputato nello stesso procedimento. Il pugnale – racconta L. – l’ha ricevuto da un altro anarchico, Amerigo Franchi: “Avevo anch’io letto gli articoli del Bandi” dichiara in aula “e mi dispiaceva che un uomo dabbene, un cavaliere, scrivesse così invece di badare ai fatti suoi. Accettai di ucciderlo perché la vita mia non la calcolavo più nulla”. Il 22 maggio 1895 la Corte condanna all’ergastolo Romiti, considerandolo l’istigatore dell’omicidio, e a 30 anni di carcere L. e Franchi (per favoreggiamento), e manda invece assolti gli altri imputati Antonio Neri, Virgilio Sgherri, Giuseppe Daveggia e Gustavo Lazzeri. Dopo la lettura del verdetto L. piange, mentre Romiti si mette a gridare: “Viva l’anarchia, viva la Francia, viva Caserio”. Dopo 10 anni di detenzione, L. muore nel reclusorio di Nisida il 15 ottobre 1904. (F. Bucci – M. Gragnani – A. Tozzi)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; L’attentato al nostro direttore, «Il Telegrafo», 1-2 lug. 1894; L’arresto del presunto assassino del Bandi, «Il Corriere della sera», 16-17 lug. 1894.
Bibliografia: P.C. Masini, Storia degli anarchici italiani. Da Bakunin a Malatesta, Milano, 1969 e Id., Storia degli anarchici italiani nell’epoca degli attentati, Milano, 1981, ad indicem; A. Santini, Centodieci anni di storia, fasc. 2, Livorno, «Il Telegrafo», 1987, pp. 10-23; Il processo Bandi. L’assassinio a Livorno 1° luglio 1894, Livorno, 1988.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181
Note
- Paternità e maternità: Luigi e Agnese Costa
Bibliografia
- 2004