COLOMBO, Carlo

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
COLOMBO, Carlo

Date di esistenza

Luogo di nascita
Merate
Data di nascita
March 17 1855
Luogo di morte
Milano

Biografia / Storia

Nasce a Merate (co) il 17 marzo 1855 da Serafino e Giuseppa Consonni, calzolaio e portinaio. La lacunosità delle fonti di polizia non permette di ricostruire i tempi e le fasi del suo avvicinamento all’anarchismo. C. è già quarantenne quando viene annoverato, a Milano, tra gli anarchici “noti”, insieme con P. Gori, Giovanni Baracchi, Enrico Carrara, Felice Mazzocchi, Giovanni Vignati, Francesco Cafassi, Amos Mandelli, Carlo Frigerio, Arcangelo Faccà ecc. Non solo, ma è considerato “uno dei più attivi”, in relazione epistolare con anarchici di altre città italiane ed estere, in particolare Londra e Paterson. Nel 1898 firma, con altre centinaia di anarchici di tutta Italia, l’appello Al popolo italiano! apparso come supplemento a «L’Agitazione» di Ancona del 31 marzo1898. Nel 1900 è coinvolto nell’attentato Bresci, accusato di complicità con il “regicida”. Il fatto che Bresci nei giorni precedenti le rivoltellate di Monza avesse alloggiato in via S. Pietro all’Orto, a pochi decine di metri dalla portineria di C., nonché alcune frasi sospette pronunciate dallo stesso C. la sera del 28 luglio in un pubblico esercizio, portano alla denuncia e all’arresto del presunto complice, assolto poi per insufficienza di prove. Secondo Galleani: “devesi anzi al fatto che gli ottusi giudici cortigiani ignorarono sempre la presenza di Colombo a Monza il giorno fatale, se egli poté cavarsela dopo nove mesi di preventivo” (p. 103). In carcere contrae una grave pleurite che ne mina irrimediabilmente la salute. Quando nel 1902 iniziano le pubblicazioni de «Il Grido della folla», il settimanale è considerato dalla polizia come il prodotto di un gruppo “capitanato dal noto Colombo Carlo, pericoloso anarchico individualista”. In realtà, come sappiamo, altri erano i promotori del giornale, ma C. era uno dei più noti anarchici milanesi, attivissimo diffusore de «L’Avvenire sociale» e de «L’Agitazione». Ripetutamente incriminato e incarcerato, al punto da indurre il suo avvocato a parlare di “sistematiche persecuzioni” e da interessare quotidiani come «Il Tempo» e «L’Italia del popolo», nel maggio è sorpreso con Arturo Vaj a spedire 1.500 copie di un numero sequestrato e viene condannato a un mese di arresti. Più pesante la condanna dell’anno seguente, ottenuta insieme con Giovanni Straneo, per diffusione di un manifesto programmatico del «Il Grido della folla». Anche C., con Straneo, Abbiati, Ricciotti Longhi e i fratelli Mazzocchi è arrestato per i fatti di via Legnano del maggio 1903. La sua condanna induce Nella Giacomelli a scrivere: “Ora è da cannibali e da imbecilli questo inferocire contro un uomo che esplica tutta la sua azione nel raccogliere abbonamenti e oblazioni per conto di giornali della sua idea e nel sopraintendere alla vendita di essi!” (Ireos, Vi sobillo, compagni!, «Il Grido della folla», 16 lug. 1903). Senza fissa dimora (alloggia all’Albergo popolare di via Marco d’Oggiono, detto anche dei “poveritt”, e si sposta senza bagaglio), continuamente dentro e fuori dal carcere per brevi pene detentive (per oltraggio, grida sediziose, resistenza agli agenti), è definito da «L’Allarme» di Genova “l’immancabile Colombo” (A fascio, 8 lug. 1904) e dai milanesi “l’eterno Colombo”, “l’uomo ritenuto essere il segretario d’azione del Grido della folla” (Cronaca locale, ivi, 9 lug. 1904). Nel dicembre 1905 C. ripara Ginevra, poi a Berna. Ritornato a Milano nel settembre 1906, assume la gerenza de «Il Grido della folla». Ripresa nel 1907 la via dell’esilio per sfuggire a un nuovo mandato di cattura, è a Parigi, Lugano, Nizza, fino al suo ritorno a Milano, dove è fermato nell’ottobre 1908, con un opuscolo per la fabbricazioni di esplosivi in tasca. Nel marzo 1909, durante la campagna per le elezioni politiche, viene incriminato con Armando Luraghi, Angelo Ambrosoli e altri 16 anarchici, per aver fischiato a un comizio di Turati. Gli stenti, le pessime condizioni di salute, l’ossessivo controllo della polizia producono in C. una sorta di mania di persecuzione che lo porta a nascondersi (una volta viene rintracciato da un “fiduciario” della polizia – cioè una spia – in un abbaino senza neppure un giaciglio perché – pare – convinto che la polizia si nascondesse sotto il letto) e infine nuovamente a emigrare nell’estate 1910. Segnalato a Parigi, malato e sussidiato dalle collette dei compagni, rientra a Milano presso il figlio l’anno seguente e muore all’Ospedale Maggiore il 2 ottobre 1911. Nel ricordo di Luigi Galleani, “fu, per anni, una delle energie più sincere, più operose e più nobili del movimento libertario milanese”. (M. Antonioli)
 

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.
Bibliografia: L. Galleani, Figure e figuri, Newark 1930 (in cui viene ripubblicato il necrologio apparso in «Cronaca sovversiva», 18 nov. 1911); G. Galzerano, Gaetano Bresci. Vita, attentato, processo, carcere e morte dell’anarchico che giustiziò Umberto i, Casalvelino Scalo 2001 (seconda ed.).

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Serafino e Giuseppa Consonni

Bibliografia

2003

Persona

Collezione

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