COLIZZA, Cesare

Tipologia Persona
Cesare Colizza
Cesare Colizza

Intestazione di autorità

Intestazione
COLIZZA. Cesare

Attività e/o professione

Qualifica
Pubblicista

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce a Marino Laziale (RM) il 16 ottobre 1884 da Giovanni e Alberica Testa. È membro del locale circolo socialista-anarchico “Né Dio né padrone”. La difficile esperienza sotto le armi gli ispira un acceso sentimento antimilitarista (cfr. Ricordi militari, «L’Agitazione», 30 giugno 1905), forse l’aspetto più saliente della sua prima militanza anarchica. Nel gennaio del 1906 è tra i promotori del mensile «Il Grido della libertà» – organo dei socialisti anarchici di Marino, diretto da Umberto Merlini –, del quale risulta amministratore. Due i principali articoli a suo nome: una feroce condanna del parlamentarismo, “piaga della società”, al quale, sorelianamente, contrappone l’efficacia della “forza collettiva” che si estrinseca negli scioperi e nelle agitazioni di piazza (Propaganda antielettorale, «Il Grido della libertà», marzo 1906); e, di nuovo, un’ardente reprimenda contro il sistema militare (cfr. Ricordi militari, ivi, aprile 1906, ove esorta le madri d’Italia a educare i figli nel credo antimilitarista). Colizza è inoltre attivo nel campo dell’organizzazione. Il convegno degli anarchici dei Castelli romani, riunito a Marino l’11 marzo 1906, lo delega, con Merlini, all’opera di propaganda nella zona (cfr. Convegno socialista anarchico a Marino, ivi). Nondimeno, nel numero di maggio de «Il Grido della libertà» compare una postilla annunciante le dimissioni di Colizza dal circolo “Né Dio né padrone” e dalla redazione del mensile. Forse suggestionato dalla lettura di Stirner, l’anarchico laziale si è infatti accostato alle dilaganti teorie degli individualisti.

Nel gennaio del 1907 intraprende una collaborazione con «La Protesta umana» di Milano. In un articolo per quel giornale si definisce apertamente “un anarchico individualista stirneriano” (Corrispondenze, «La Protesta umana», 26 gennaio 1907). Un anno dopo è l’iniziatore del foglio «L’Uragano anarchico individualista», edito a Marino, di cui tiene l’amministrazione. Il giornale ha vita brevissima (cessa dopo appena tre numeri), ma testimonia dell’ormai irrevocabile conversione individualista di Colizza. In uno scritto del periodo, egli esalta in chiave superomistica la figura dell’anarchico solitario, assetato di “libertà e di dominio”, (L’individualista, «L’Uragano anarchico individualista», 16 feb. 1908). Al medesimo radicalismo individualista si ispira  L’amore libero. Opuscolo di propagnada elementare, (Roma, 1908). La bramosia di azione, la confusa fede volontaristica, combinate probabilmente all’influenza della famiglia (i due fratelli maggiori di Colizza sono ferventi repubblicani), lo inducono a sempre più evidenti simpatie garibaldine.

Alla fine di agosto del 1912, in occasione delle manifestazioni per il rientro in Italia delle spoglie di Filippo Troja, l’anarchico garibaldino perito a Zaverda durante la Guerra Greco-Turca del 1897, Colizza (a nome di un Centro di affiatamento anarchico individualista” “Ravachol di Marino) indirizza una lettera al comitato incaricato delle celebrazioni, esprimendo la propria ammirazione per il volontario “caduto eroicamente nell’urto gigantesco fra l’individuo e la società per una causa di Libertà” (In memoria di Filippo Troja, «L’Avvenire anarchico», 30 agosto 1912). Qualche mese dopo, vestita egli stesso la camicia rossa, Colizza prende parte alla spedizione garibaldina in Grecia, durante la prima guerra balcanica, combattendo a Drisko. “Il suo Dio” scriverà di lui il repubblicano Aldo Spallicci, suo compagno in quell’avventura “era Max Stirner […]. Ma in fondo era nella vita un discepolo meno duro del Maestro [Mazzini]” (Mannucci, pp. 8-9).

Nessuna meraviglia quindi, che, all’indomani dell’aggressione austriaca alla Serbia, Colizza sia lesto a raccogliere l’appello “alla gioventù italiana” per la mobilitazione contro il “secolare nemico”, lanciato da Ricciotti Garibaldi. Il 31 luglio 1914, Colizza, con altri sei volontari – tutti repubblicani –, tra i quali il fratello Ugo, si imbarca a Brindisi, giungendo al Pireo quattro giorni più tardi e di lì procedendo fino al comando serbo di Salonicco. Egli ignora che, nel frattempo, avendo gli abboccamenti di Ricciotti Garibaldi con l’Ambasciata di Serbia a Roma dato esito negativo, il figlio dell’“eroe dei due mondi” ha diffuso una nota (pubblicata da «Il Fascio repubblicano» del 9 agosto) con la quale scoraggia la partenza di volontari. Informati per telegrafo dal giornalista, ex garibaldino, Mario Ravasini, i sette italiani rifiutano di tornare indietro. Colizza muore in combattimento a Babina Glava, presso Visegrad, il 20 agosto 1914. (A. Luparini)
 

Fonti

Archivio comunale - Marino, Stato Civile.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Bibliografia

O. Zuccarini, Storia della vigilia. Il Partito Repubblicano e la guerra d’Italia, Roma 1916, p. 68; A. Mannucci, Volontarismo garibaldino in Serbia nel 1914: nel solco della prima guerra mondiale, Roma s.d., passim; A. Luparini, Anarchici di Mussolini. Dalla sinistra al fascismo dalla rivoluzione al revisionismo, Montespertoli (Fi) 2001, ad indicem; M. Antonioli, Nazionalismo sovversivo?, «Rivista storica dell’anarchismo», gen.-giu. 2002, p. 23.

Persona

Collezione

città