COCIANCICH (CANZIANI), Pietro

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
COCIANCICH (CANZIANI), Pietro

Date di esistenza

Luogo di nascita
Umago
Data di nascita
March 7 1884
Luogo di morte
Castelfranco Emilia

Biografia / Storia

Nasce a Umago (ora Croazia) il 7 marzo 1884 da Antonio e Maria Vouk (o Vocek), carpentiere. Diventa anarchico in età giovanile, nell’ambiente operaio del cantiere San Rocco di Muggia (Ts) a forte presenza libertaria, e aderisce al movimento triestino, in quegli anni molto vivace malgrado i controlli pressanti della polizia austro-ungarica. È arruolato nella Marina austro-ungarica durante la Prima Guerra mondiale. Nel dopoguerra si dedica, secondo le memorie di Umberto Tommasini, a recuperare armi e munizioni abbandonate nelle trincee nei pressi di Monfalcone per contribuire ai piccoli arsenali degli anarchici locali. Partecipa a vari scontri con i fascisti, tra cui la difesa della CdL a Trieste, nonché in Istria, dove viene bruciata la casa della famiglia. È denunciato, nel settembre 1925, per il possesso di una spoletta per granata, rinvenuta durante una perquisizione domiciliare. Nel maggio del 1926 è fermato dalla polizia a Oneglia, probabilmente durante un tentativo di espatrio clandestino. Un decreto del 1927 per l’italianizzazione dei nomi slavi, trasforma il suo cognome in Canziani. Cerca lavoro (o una via di fuga) a Fiume, nel giugno del 1928, ma è fermato e arrestato con l’accusa di falsificazione di moneta. È considerato, nel luglio 1928, in un rapporto del Comando della Milizia volontaria sicurezza nazionale di Torino, “il più attivo anarchico triestino”. Dopo un breve periodo di lavoro a Trieste, come bracciante, riesce a espatriare in Francia nell’aprile del 1930, e raggiunge Marsiglia dove è presente una comunità di esuli anarchici, tra i quali vari triestini, talora in contatto con la massoneria locale. Qui si impegna con altri compagni, (tra i quali l’istriano-triestino Fiorello Del Conte, detto “Fiore”), nella lotta decisa e violenta alle strutture e agli agenti del regime fascista. Il 14 gennaio 1932, dopo aver verificato che l’edificio è disabitato, lancia una bomba dimostrativa contro la Casa degli Italiani di Aubagne, nei dintorni di Marsiglia, sede anche dell’Associazione ex Combattenti, copertura di elementi inviati dal fascismo per controllare e provocare gli esuli antifascisti. Secondo alcune fonti (Trentennio p. 101) l’edificio è ridotto in rovine, mentre secondo altre (Franzinelli p. 628) minimizza i danni e l’abilità dei due attentatori. Tra i pochi fogli anarchici in italiano, «L’Adunata dei refrattari» (13 feb. 1932), in una corrispondenza da Marsiglia, esalta l’azione nell’articolo “Tutti gli italiani dovrebbero fare così!”. Al processo, svoltosi l’anno successivo con grande clamore, C. rivendica l’intera responsabilità politica e morale del gesto, scagionando Dante Fornasari, il repubblicano coimputato: l’atto giudiziario si trasforma in un’accusa politica alla dittatura fascista. Sconta interamente la pena di cinque anni e, due giorni dopo il rilascio, raggiunge Barcellona, nel gennaio 1937, per contribuire alla rivoluzione libertaria. Recupera l’esperienza militare del 1914-18 e svolge il servizio di guardacoste, all’interno della colonna “Tierra y libertad”, fino al febbraio 1939. È poi internato in un campo di concentramento francese dedicato agli spagnoli e ad altri combattenti internazionali, ma fugge per raggiungere Bruxelles ed evitare di essere consegnato alla polizia italiana, come accade ad altri anarchici, tra i quali Tommasini. Nel novembre 1940 è condannato e incarcerato per soggiorno clandestino e contraffazione di passaporto e, in seguito all’invasione tedesca del Belgio, è arrestato dalla Gestapo ed estradato in Italia. È quindi, nel maggio 1941, assegnato per tre anni al confino di Ventotene, dove incontra molti compagni, ma viene poi trasferito nel carcere di Regina Coeli in quanto coimputato, nel processo da poco riaperto presso la magistratura militare, della strage del 12 aprile 1928 a piazza Giulio Cesare a Milano (18 morti), come è emerso di recente dalle ricerche di Franzinelli (pp. 397-404). Malgrado il crollo formale del fascismo, è interrogato il 27 luglio 1943 sui rapporti con Giobbe Giopp ed Emilio Lussu. È quindi rinchiuso nel carcere di Castelfranco Emilia, dove incontra il giovane militante antifascista Claudio Pavone (testimonianza in Franzinelli, p. 402). Muore in questo carcere in seguito al bombardamento aereo del 17 settembre 1944. (C. Venza)
 

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, Cociancich Angelo.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Antonio e Maria Vouk (o Vocek)

Bibliografia

2003

Persona

Collezione

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