CIULLI, Anchise

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
CIULLI, Anchise

Date di esistenza

Luogo di nascita
Prato
Data di nascita
November 15 1882
Luogo di morte
Prato

Biografia / Storia

Nasce a Prato il 15 novembre 1882 da Romualdo e Giacomina Bavari, fornaio. Militante del PSI, il 18 ottobre 1900, spinto “dalle esortazioni della famiglia e per calcolo di opportunità”, fa professione di fede monarchica, ma la polizia può subito accertare “la simulazione di tale dichiarazione”: nel novembre, infatti, C. passa dal campo socialista a quello anarchico. Nel 1901 la Prefettura lo definisce un “settario attivo e fervente”, in rapporti di amicizia con altri esponenti di primo piano dell’anarchismo pratese, come Giulio Braga, Alessandro Casini, Berlindo Bellandi, Giocondo Papi (futuro sindaco socialista della città nel 1920-1922) e Anchise Giovannelli. Propagandista instancabile ed efficace, che “vanta le idee che professa”, C. diffonde a Prato varie testate libertarie, fra cui il settimanale anconetano «L’Agitazione» e il foglio fiorentino «Il Risveglio», e si dimostra consapevole dell’importanza del rapporto con la classe operaia cercando di sfruttare le occasioni offerte dalle tante vertenze che insorgono negli stabilimenti tessili della città: il 14 novembre 1906 viene denunciato all’autorità giudiziaria perché, in occasione di uno sciopero al Fabbricone, uno dei colossi dell’industria locale, comincia “a tenere una pubblica conferenza persistendo a parlare anche dopo la intimazione del Delegato di Pubblica sicurezza”. Nel 1907 è attivo nella campagna pro Acciarito, in favore del quale raccoglie una somma che invia al settimanale «La Protesta umana» di Milano. Nel 1909 pubblica nel n. 139 de «La Protesta umana» un articolo intitolato La malattia di Bresci, e partecipa all’agitazione pro Ferrer affiggendo, senza permesso, dei manifesti per un comizio contro il governo spagnolo. Sempre senza il permesso delle autorità, nel 1910 mette in vendita un numero unico dal titolo «Il Grido dei ribelli». Rifugiatosi all’estero, in Grecia e successivamente in Svizzera, il 1° agosto 1911 viene estradato in Italia dalle autorità svizzere e tradotto a Firenze a disposizione di quella procura. Dimesso nel marzo 1914 dal carcere di Castiádas (Corte d’Assise) per fine pena, il 10 maggio dell’anno successivo è tratto in arresto, sotto l’accusa di istigazione a delinquere, “avendo, insieme ad altri anarchici, indotto gli operai della ditta Forti di Casarsa a desistere dal lavoro per protestare contro il richiamo sotto le armi”. Rimesso in libertà, redige e stampa tremila volantini antimilitaristi che vengono però sequestrati prima della distribuzione. Richiamato alle armi, nel 1917 il Tribunale militare di Firenze lo condanna, con due distinte sentenze (22 feb. e 14 ott.), a 12 anni di reclusione “per diserzione doppia ed insubordinazione”, pena che C. comincia a scontare nel reclusorio militare di Vinadio (Cn). Rientrato a Prato in seguito all’amnistia per i disertori fatta approvare da Nitti, nel 1920 viene denunciato per oltraggio ai carabinieri, dopo un comizio tenutosi il 15 luglio per protestare “contro la diminuzione della tessera del pane”. Nel 1922 è anche lui processato per l’uccisione del ras del fascismo pratese: il 2 febbraio 1924 la Corte d’assise di Firenze gli infligge sedici anni e otto mesi di reclusione. Avendo beneficiato di un indulto e di un’amnistia, il 23 novembre 1925 viene dimesso per fine pena dal carcere di Civitavecchia. Il 20 gennaio 1927 la commissione provinciale di Firenze delibera l’ammonizione nei suoi confronti. Il 1° febbraio 1929, trascorso il biennio dell’ammonizione, è diffidato. Negli anni seguenti non dà luogo a particolari rilievi, ma resta fedele ai suoi principi: l’ultimo documento contenuto nel fascicolo del CPC che lo riguarda reca la data del 30 gennaio 1942. Nel dopoguerra C. riprende l’attività politica, polemizzando vivacemente sia con la DC sia con i partiti di sinistra. Nel 1951, in vista delle amministrative del 10 giugno, prepara un manifesto in cui definisce le elezioni una truffa, invitando i cittadini a disertare le urne. Muore a Prato il 22 febbraio 1957. (A. Affortunati)
 

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.

​Bibliografia: C. Caponi, Anchise Ciulli: storia di un anarchico, «Prato storia e arte», n. 73 (1988).

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Romualdo e Giacomina Bavari

Bibliografia

2003

Persona

Collezione

città