CIPRIANI, Alceste Vincenzo

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
CIPRIANI, Alceste Vincenzo

Date di esistenza

Luogo di nascita
Mesola
Data di nascita
June 16 1848
Luogo di morte
Rimini

Biografia / Storia

Nasce a Mesola (FE) il 16 giugno 1848 da Felice e Angela Petriconi, scrivano. Di famiglia benestante, si trasferisce a Rimini dove consuma la sua adolescenza. Partecipa alle fasi iniziali del movimento anarchico nella Romagna, sulla scia di un’adesione crescente alle idee socialiste e all’Internazionalismo che trova nel fratello Amilcare (protagonista della Comune parigina) un esponente di primissimo piano e un simbolo spesso mitizzato. Tuttavia la sua è una militanza priva di protagonismo, lontanissima dal clamore delle gesta, a tratti eroiche, di Amilcare. Per le forze di polizia Alceste è ozioso e scaltro, poco garbato e discretamente colto, nonostante abbia frequentato solo la prima classe elementare.

Diventa cieco (in città era conosciuto anche come “il fratello cieco di Amilcare”) ma questo non gli impedisce di svolgere un’attività politica di un certo rilievo. Ispettore delle gabelle, già verso i trent’anni diventa pensionato. Resta ininterrottamente nella sua Rimini e da qui stringe rapporti con numerosi anarchici italiani e stranieri. È in relazione anche con alcuni esponenti socialisti della Romagna, con i quali condivide l’idea che la rivoluzione rappresenti l’unico mezzo di emancipazione degli oppressi, prima che la scelta parlamentare del partito socialista porti l’anarchismo a prendere le dovute distanze. È arrestato per qualche tempo con altri membri dell’Internazionale in Romagna dopo lo scoppio della bomba di via Nazionale a Firenze (18 nov. 1878). Detenuto dal successivo 20 febbraio, è processato dal tribunale di Forlì con altri 24 compagni (tra cui Domenico Francolini, Caio Zavoli, Secondo Cappellini, Vittorio Valbonesi, Ferdinando Valducci, Enrico Squadrani, Sesto Fortuzzi, Alfonso Leonesi, Alceste Faggioli, Alfonso Danesi e Vittorio Grazia) con l’accusa di avere costituito una “associazione di malfattori”, ed è infine assolto insieme agli altri imputati il 7 ottobre 1879.

A partire dal 1882 partecipa alla campagna per la scarcerazione del fratello Amilcare, in un clima di lotta politica che coinvolge la Romagna e le Marche. Le forze dell’ordine temono Alceste non per la sua condotta morale, peraltro ineccepibile (più di una volta è processato per reati di natura politica ma sempre assolto per insufficienza di indizi), quanto per la sua influenza sulle masse operaie. La propaganda da lui svolta appare semplice ma efficace ed è altresì sostenuta da uno sforzo unitario che vede il Partito socialista rivoluzionario di Romagna di A. Costa (poi Partito socialista rivoluzionario italiano) e il movimento anarchico riminese unanimi nel ricercare una soluzione per la scarcerazione di Amilcare.

La stessa fama di vittima della monarchia di cui gode in tutta la Romagna Amilcare, sembra garantire una crescente popolarità allo stesso Alceste, il quale dal canto suo non disdegna una posizione più centrale nel mondo anarchico riminese, seppur con un interesse precipuo rivolto al fratello (costretto ad una prigionia durissima) e a tutte le vittime della giustizia. È arrestato insieme a vari altri socialisti e anarchici in occasione del 18 marzo 1883, anniversario della Comune di Parigi, dalla polizia che vuole prevenire celebrazioni e disordini. Viene trattenuto in carcere per qualche tempo, assurdamente accusato di cospirazione nonostante la cecità, suscitando proteste che trovano eco sulla stampa socialista dell’epoca. È tra i firmatari della circolare (Ravenna, 4 nov. 1890) di convocazione del Congresso di Capolago (4-6 gen. 1891), insieme ai più rappresentativi esponenti dell’anarchismo romagnolo dell’epoca (Germanico Piselli, Serafino Mazzotti, Domenico Francolini, Adamo Mancini).

Nel 1895 sostiene con fervore la candidatura protesta di Nicola Barbato (condannato durante la durissima repressione dei Fasci siciliani), presentata dalla Lega dei partiti popolari in ben tre collegi elettorali romagnoli, tra cui Rimini. Per questo, in considerazione dell’influenza che l’opinione di C. ha tra i sovversivi locali, la polizia tende ad attribuirgli una sorta di responsabilità morale nella creazione del clima in cui avviene l’assassinio del conte Luigi Ferrari, deputato di Rimini e avversario di Barbato, colpito il 3 giugno 1895 da un colpo di rivoltella sparato da un calzolaio socialista durante un violento diverbio e morto sei giorni dopo, la mattina del 10 giugno. In realtà tutti gli esponenti delle forze politiche popolari della Romagna manifestano sgomento e condanna per quel delitto, avvenuto senza alcuna premeditazione.

Firma la protesta lanciata da P. Gori, E. Ferri e F.S. Merlino e pubblicata sul supplemento a «L’Agitazione» di Ancona del 31 marzo 1898 contro il processo a E. Malatesta. C. sostiene anche economicamente il giornale di Ancona, inviando contributi in denaro. Collabora attivamente con la stampa sovversiva, in particolare con il giornale «L’Aurora» di Ravenna, al quale versa il suo contributo che ritaglia da un modesto assegno che periodicamente percepisce dal Ministero del Tesoro e s’impegna nella diffusione.

Il 29 settembre 1913 partecipa a un comizio pubblico sull’astensionismo elettorale, promosso dagli anarchici, che si tiene nell’atrio del teatro di Rimini, con Malatesta (di ritorno dal suo soggiorno londinese) e Domenico Zavattero come oratori. È d’accordo con il fratello sulla necessità dell’intervento in guerra, ma ciò gli procura un crudo isolamento nell’ambiente anarchico riminese. Quando la forza militare austro-prussiana collassa decretando la fine della guerra C., ormai settantenne, è un uomo solo e stanco. Ad aggravare il peso degli anni è la notizia della scomparsa di Amilcare (Parigi, 1918). Nel marzo 1922 viene ricoverato nell’ospizio di Rimini dove, seppure lontano dai suoi compagni, resta orgogliosamente anarchico. Muore a Rimini il 15 maggio 1925. (L. Febo)
 

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.

Bibliografia: Due opposte decisioni sulla Internazionale con note dell’Avv. Aristide Venturini, Bologna 1879; Il 18 Marzo e gli arbitri perpetrati dal governo a Rimini, «Il Sole dell’avvenire», 8 apr. 1883 Per Alceste Cipriani, ivi; Per la Romagna, ivi, 6 mag. 1883; R. Hostetter, Le origini del socialismo italiano, Milano 1963; P.C. Masini, Storia degli anarchici italiani. Da Bakunin a Malatesta, Milano, 1969, ad indicem, V. Evangelisti, E. Zucchini, Storia del Partito socialista rivoluzionario 1881-1893, Bologna 1981.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Felice e Angela Petriconi

Bibliografia

2003

Persona

Collezione

città