CINI, Francesco Ferdinando

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
CINI, Francesco Ferdinando

Date di esistenza

Luogo di nascita
Livorno
Data di nascita
March 12 1857
Luogo di morte
Livorno

Biografia / Storia

Nasce a Livorno il 12 marzo 1857 da Vincenzo e Carola Antonelli, commerciante. Avvicinatosi giovanissimo al movimento internazionalista, frequenta, prima del 1874, gli ambienti legati a A. Costa. Stabilitosi ad Alessandria d’Egitto, entra in contatto con Amilcare Cipriani e con l’emigrazione politica italiana ed è considerato il “capo dei socialisti anarchici”. Tornato a Livorno nel 1883, sposa Assunta Giuntoli, dalla quale avrà tre figli. Nel 1885, dopo un’altra breve permanenza all’estero, è tra i fautori della costituzione della CdL di Livorno, insieme a Ezio Foraboschi. Arrestato, il 6 dicembre 1887, per un attentato alla questura labronica, compiuto per protestare contro l’esecuzione degli anarchici di Chicago, ma prosciolto il 12 dicembre per insufficienza di indizi, emigra di nuovo in Egitto, rimpatriando nel maggio 1888, e il successivo 31 maggio viene arrestato a Livorno, perché colpito da mandato di cattura del Consolato d’Italia al Cairo per correità in truffa. Rilasciato in luglio, è condannato, il 12 novembre, a un anno di reclusione e proposto, il 1° dicembre, per l’ammonizione, che non gli viene però inflitta. Confermatagli la pena detentiva il 4 giugno 1889, si rifugia in Francia e partecipa, come delegato del Circolo di emancipazione socialista di Livorno, insieme a Costa e Cipriani, al Congrès international ouvrier, che si tiene a Parigi in luglio. Il 7 agosto 1890 è oggetto di un altro mandato di cattura del Consolato italiano del Cairo, perché deve ancora espiare i dodici mesi di reclusione, ai quali è stato condannato nel giugno 1889. Rimasto oltr’Alpe dimora a Parigi e a Tolone, poi, il 6 settembre 1890, passa in Svizzera e fonda a Melide, nel Canton Ticino, la ditta di commercio di vini Gagliardi & Cini, insieme all’anarchico elvetico Antonio Gagliardi. Fra gli organizzatori del Congresso libertario di Capolago (4-6 gen. 1891), viene in seguito estradato in Italia e rinchiuso nelle carceri di Como, dove sconta un anno di reclusione, mentre la sua famiglia apre, a Lugano, una Fischetteria Toscana, che serve da centro di raduno degli internazionalisti locali e da rifugio per Cipriani. Rimesso in libertà il 26 dicembre 1891, C. torna in Svizzera, dov’è ancora nel novembre 1892, quando chiede al Consolato italiano di Bellinzona di rilasciargli il passaporto. Stabilitosi a Brescia all’inizio del 1893, emigra in Gran Bretagna nel luglio 1894 e il 28 agosto viene schedato per la prima volta dalla Prefettura di Brescia. In novembre C. viene assegnato, in contumacia, al domicilio coatto per la durata di due anni (destinazione Pantelleria) e nell’agosto 1896 è tra i collaboratori del numero unico: «L’Anarchia», sulle cui pagine E. Malatesta condanna gli atti terroristici, compiuti dagli anarchici individualisti in vari paesi d’Europa, e smentisce l’identificazione, che i ceti popolari fanno tra anarchia, violenza indiscriminata e attentati. Nello stesso anno – secondo la polizia italiana – C. viene espulso dal gruppo anarchico di Londra per essersi appropriato di una parte dei fondi raccolti per aiutare i compagni spagnoli e fa ritorno a Alessandria d’Egitto, dove viene arrestato il 29 ottobre 1898, per ordine del Consolato italiano, “sotto l’imputazione di avere con altri tredici compagni ordito un complotto contro l’imperatore Guglielmo II di Germania”. Prosciolto il 6 febbraio 1899, il 15 dello stesso mese è rimpatriato coercitivamente e deportato alle Tremiti, per scontarvi due anni di domicilio coatto. Nei giorni seguenti indirizza al Ministero dell’Interno un esposto, dove si dichiara “studioso di problemi sociali”, dice “di aspirare e bramare una costituzione sociale idealmente buona, basata sull’eguaglianza e sulla solidarietà di tutti gli uomini” e cita Carlo Locatelli, P. Gori, Riccardo e Ettore Bonometti, Pietro Vasai e altri anarchici “ben noti e come lui pericolosi”. Liberato in giugno, viene schedato per la seconda volta dal prefetto di Livorno il 5 gennaio 1901. Il “cenno biografico” recita che sin dal 1888 si è rivelato “anarchico audace e pericolosissimo per la propaganda e per l’azione: molto intelligente, “ha una certa coltura ed è dotato di facile parola, per cui i suoi correligionari accorrevano numerosi alle sue conferenze anarchiche, che ascoltavano a preferenza di quelle fatte da altri settari”. Di nuovo in Egitto, C. vive ad Alessandria, dove riceve, nel 1905, “giornali da tutte le parti del mondo ed in special modo dall’America” e manda le sue corrispondenze a «Il Libertario» di La Spezia e a «Il Risveglio socialista anarchico» di Ginevra. Nel 1909 è segnalato tra i redattori del giornale «L’Idea» del Cairo e nel 1911 va a Londra e a Parigi, dove ha contatti e incontri con Charles Malato e altri esponenti libertari. Al ritorno passa per Livorno e per Roma e nel 1912 si fa notare ad Alessandria d’Egitto per le sue “idee anarchiche avanzate” e la sua “attiva propaganda”. Nel luglio 1914 viene incaricato di recarsi a Londra per rappresentare gli anarchici residenti in Egitto al congresso libertario, fissato per il mese di agosto, ma l’assise è annullata per lo scoppio della guerra. Nel giugno del 1924 C. rientra definitivamente a Livorno e cinque anni dopo chiede il passaporto per fare una visita ai figli, che abitano a Londra. Il 16 giugno 1929 la Prefettura di Livorno scrive al Ministero dell’Interno che il documento potrebbe essergli concesso, pur trattandosi di anarchico schedato, perché l’età avanzata e le cattive condizioni di salute gli impediscono di svolgere propaganda contraria al regime fascista, ma il 27 giugno un anonimo fa sapere alla Questura labronica che C. nutre un’astiosa avversione “a qualsiasi atto governativo fascista, ad ogni più eletto sentimento cattolico e alla persona inviolabile del nostro duce”. Il 5 luglio C. invia una lettera a Mussolini, in cui si lamenta delle continue dilazioni opposte al rilascio del passaporto, “col pretesto di avere io altra volta militato in partiti politici avanzati”, ma non ripudia il suo passato, “che” afferma “non ha nulla, assolutamente nulla di disonorevole”, e il 9 luglio il Ministero dell’Interno autorizza la concessione del documento. Il 19 luglio C. parte per Londra con la moglie e vi si trattiene fino all’ottobre 1930. Tornato nella città natale, è oggetto, il 23 giugno 1933, di una lettera del Ministero dell’Interno alla Prefettura di Livorno dove si legge che “nulla osta da parte di questo Ministero alla radiazione dallo schedario del sovversivo nominato in oggetto”. C. muore a Livorno nello stesso anno. (M. Binaghi – C. Gregori)
 

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; ASDAMAE, PI, b.31; AFB E 21/7113.

​Bibliografia: Oltre cent’anni di storia, di lotte, di proposte: la Camera del lavoro di Livorno e bassa val Cecina, Livorno, 1996; M. Binaghi. Addio, Lugano bella, Locarno 2002, ad indicem

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Vincenzo e Carola Antonelli

Bibliografia

2003

Persona

Collezione

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