CINCI, Alessandro

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
CINCI, Alessandro

Date di esistenza

Luogo di nascita
Rende
Data di nascita
April 24 1870
Luogo di morte
Ferentino

Biografia / Storia

Nasce a Monterotondo Marittimo (Gr) il 24 aprile 1870 da Alessandro e Lucia Montagnani, calzolaio. Militante radicale, copre i manifesti dei conservatori con quelli repubblicani, alla vigilia delle elezioni del 23 novembre 1890. Ammonito dai carabinieri, tende loro un agguato, insieme a Giovanni Barzanti, e ferisce un brigadiere. Colpito da mandato di cattura per “mancato omicidio”, C. si costituisce il 10 gennaio 1891 e viene condannato, il 4 febbraio, a tre mesi e 10 giorni di carcere, che in appello saliranno a quattro mesi e 11 giorni. Nello stesso anno passa nelle file anarchiche e nella primavera del 1892 prepara gli attentati alla chiesa di Monterotondo e alle case di due industriali, insieme a Lamberto Mori e Alessandro Chelotti. Arrestato, è condannato, il 14 settembre 1892, a tre anni e otto mesi di reclusione e a un anno di sorveglianza speciale. Il 27 luglio 1894 viene schedato per la prima volta. La Prefettura di Grosseto lo ritiene “il più pericoloso anarchico di Monterotondo” e sottolinea che è stato “l’ispiratore e l’anima degli attentati” alla chiesa e alle abitazioni dei due industriali. Il 29 dicembre 1894 C. viene assegnato al domicilio coatto per due anni in base alla legge “Crispi” e, al termine della carcerazione, è tradotto a Ponza, dove subisce due arresti per resistenza e violenze alle forze dell’ordine. Il 27 febbraio 1898 è schedato per la seconda volta e la Prefettura di Grosseto ripete che gode di “cattiva fama per il suo carattere irruento e per i principi che con ostentazione professa”, che svolge assidua propaganda fra i lavoratori e tiene “verso le autorità contegno arrogante”. Tornato a Massa Marittima nell’ottobre del 1899, è sottoposto a vigilanza speciale e deve fare spesso i conti con le “attenzioni”, i soprusi e i trabocchetti della forza pubblica. Nel luglio del 1900 il suo nome viene scoperto negli elenchi degli abbonati, conservati nell’ufficio clandestino de «L’Agitazione» di Ancona, e il 16 aprile 1901 viene nominato consigliere del Comitato permanente “Pro Libertà”, fondato da repubblicani, anarchici e socialisti a Pian di Giunta. Negli anni seguenti diffonde «Il Libertario» di La Spezia e si impegna, insieme a Giuseppe Rossi, per la rapida celebrazione del processo a carico dei 14 anarchici di Monterotondo, arrestati nel settembre 1904, dopo il ferimento di un brigadiere e alcuni carabinieri. Trasferitosi a Piombino nel 1905, C. accusa, su un foglio sindacalista, un canonico di aver fatto condannare nel 1892, con la sua testimonianza, alcuni innocenti per gli attentati di Monterotondo. Querelato per diffamazione, è condannato a 12 mesi e 10 giorni di carcere e durante il processo ritratta insieme ai compagni di fede Chelotti e G.B. Iacometti, le accuse mosse al prete. Nell’agosto 1908 scrive su «L’Alleanza libertaria» di Roma che i compagni di Monterotondo, residenti a Piombino, hanno creato un gruppo libertario e deciso di aderire alla Federazione anarchica maremmana. Nel 1911 sostiene, sulla stampa sindacalista, gli scioperanti di Piombino e dell’Elba. Durante la Prima Guerra mondiale sottoscrive dal Frassine per il rinato «Il Martello» di Piombino Nel giugno 1919 viene condannato a due mesi di detenzione per incitamento alla rivolta, lo stesso anno torna al Frassine e nel 1925 compare tra gli abbonati della rivista malatestiana «Pensiero e volontà» di Roma. Nel 1928 fa il boscaiolo a Follonica per la Montecatini e nel 1930 si occupa della manutenzione delle strade per la ditta Collavoli. Nel 1933 (reputato ancora pericolosissimo) viene incluso, dalla Prefettura di Livorno, nella prima categoria dei sovversivi, gli attentatori, e soltanto il 15 maggio 1942, in ragione dell’età avanzata, e non per il mutare delle idee, viene radiato dalle liste degli antifascisti, poi, dopo la guerra, fa parte della Federazione anarchica elbano-maremmana fino al 1953, quando si spegne a Piombino. (F. Bucci)
 

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomenQuelli che ci lasciano, «Rivista storica del socialismo», 28 giu. 1953.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Alessandro e Lucia Montagnani

Bibliografia

2003

Collezione

città