LIVI, Giuseppe

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
LIVI, Giuseppe

Date di esistenza

Luogo di nascita
Arezzo
Data di nascita
March 30 1899
Luogo di morte
Arezzo

Biografia / Storia

Nasce ad Arezzo il 30 marzo 1899 da Alessandro e Vittoria Livi in una famiglia del sottoproletariato urbano. Detto “Beppone” frequenta solo le scuole elementari poi lavora come venditore ambulante e fruttivendolo. Fin da ragazzo milita nel gruppo anarchico locale e secondo le carte di polizia “riscuote cattiva fama nell’opinione pubblica. Di carattere violento di poca educazione [...] frequenta elementi teppistici suoi pari”, ma “è un attivo propagandista, ed esplica tale sua attività nella classe operaia”. Arrestato, processato e incarcerato più volte anche per reati comuni (furto, danneggiamento, lesioni…), subisce condanne dai tribunali militari di Bologna e Firenze durante la guerra per un totale di quattro anni e sei mesi, in parte condonati, per rifiuto di obbedienza e insubordinazione. Fin dal 1920, come risulta dalle corrispondenze di «Umanità nova» quotidiano, manifesta la sua attitudine di ribelle sociale. Capeggia una commissione di disoccupati, protagonista di una vivace irruzione nei locali della direzione delle Officine Bernardini di Arezzo. Esce dal carcere nel gennaio 1923 dopo un’altra condanna a un anno inflittagli dalla corte d’Appello di Firenze. Anarchico schedato, “pregiudicato per lesioni, oltraggio e violenze alla forza pubblica”, è ritenuto pericoloso e quindi viene sempre sorvegliato. Si trasferisce di fatto ad Anghiari pur continuando a mantenere la residenza in Arezzo; si sposta continuamente a causa della sua attività lavorativa. I suoi recapiti saranno rinvenuti dalla questura di Roma in un’agenda già appartenente a Errico Malatesta, appena deceduto. Organizza attività di soccorso ai prigionieri slavi e anarchici rinchiusi nel campo di Renicci d’Anghiari. Fin dall’ottobre 1943 svolge delicate funzioni di coordinamento nella zona. Per disposizioni del Comitato Provinciale di Concentrazione Antifascista è responsabile, insieme alla moglie Angiola Crociani, del vettovagliamento per i trecento slavi armati evasi che si trovano nascosti nei castagneti di Ponte alla Piera e Pieve S. Stefano. “Unico” e “Iconoclasta” sono le parole d’ordine di cui si servono gli ex-internati. L. è combattente nella “Tani-Zuddas” e nella “Banda Autonoma del Russo”, esponente di prima fila della resistenza aretina di cui costituisce, insieme al sacerdote don Nilo Conti, il principale punto di riferimento per la Valtiberina. Per un certo periodo di tempo L. svolge anche funzioni di collegamento con il Comitato di Liberazione Nazionale toscano a Firenze, in specie con elementi del partito d’azione, e porta a compimento la “missione Morris” smascherando l’attività di una spia infiltrata fra i partigiani. Nel capoluogo toscano mantiene anche contatti con l’anghiarese Lato Latini, tipografo di «Umanità nova». L. opera in stretta collaborazione con Sante Tani, futuro martire della Resistenza aretina. Intercettato dalla GNR viene arrestato (per la cinquantaduesima volta nella sua vita, ma non ultima) e rinchiuso nel carcere di Arezzo per la sua attività di appoggio logistico militare. In questa occasione, prima di essere perquisito fa sparire documenti compromettenti in carta velina del Comitato di Liberazione Nazionale, mangiandoli. Condannato alla deportazione in Germania, riesce ad evadere. Nel dopoguerra è vittima di un episodio sconcertante e inspiegabile. Il 31 luglio 1948 «La Nazione» riporta in cronaca cittadina questo laconico comunicato: “Giano Bifronte. Risulta informatore dell’OVRA – Dopo aver ricercato per tutte le Questure della Toscana per ordine dell’Ufficio sanzioni contro il fascismo della Presidenza del Consiglio dei Ministri, la Questura di Arezzo ha identificato Livi Giuseppe fu Alessandro e fu Livi Vittoria, nato in Arezzo il 30 marzo 1899, residente ad Anghiari, venditore ambulante quale informatore dell’OVRA. Il Livi ha dichiarato di aver percepito per tale sua attività 50 lire mensili per controllare il maresciallo di P.S. che, a sua volta, era addetto al servizio informazione dell’OVRA”. L. fino a quel momento è conosciuto come partigiano combattente, anarchico. Nonostante ciò «Umanità nova» al momento dell’arresto, avvenuto in giugno, diffonde solo questo comunicato (e poi più niente): “Il compagno Giuseppe Livi di Anghiari è stato condannato ad un anno di reclusione per resistenza alla forza pubblica. Attualmente si trova all’infermeria del carcere di Arezzo”. Comunque la vicenda non ha nessun seguito e si rivelerà una calunnia. Infatti, dal 1° novembre 1949 L. risulterà titolare di pensione come partigiano combattente, invalido di quinta categoria. Quando Antonio Curina, esponente azionista della Resistenza, primo sindaco di Arezzo, dà alle stampe il suo Fuochi sui monti dell’Appennino toscano (Arezzo 1957) cita decine e decine di volte il nome di L., detto “Beppone”, senza il minimo accenno di sospetto; anzi mettendone in evidenza l’abnegazione di combattente e rendendone addirittura simpatica la figura umana. Di lui il compaesano senatore DC Giuseppe Bartolomei scriverà (1994): “i comunisti gli giravano alla larga non senza buttargli addosso spruzzate di veleno”. Pochi giorni dopo la sua morte, avvenuta il 29 gennaio 1972, i dirigenti della locale sezione ANPI constatano la scomparsa di documenti conservati fino a poco tempo prima nella sua casa di Anghiari. (G. Sacchetti)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Testimonianza di Odilio Goretti, direttore del Museo Biblioteca della Resistenza di Sansepolcro, raccolta da G. Sacchetti, Sansepolcro, 24 gen. 1995.
 
Bibliografia: «Umanità nova», 17 apr. 1920; ivi 25 lug. 1920; ivi, 27 giu. 1948; «La Nazione», Arezzo, 31 lug. 1948; G. Sacchetti, Giuseppe Livi, partigiano o spia?, «Corriere aretino», Arezzo 23 giu. 1987; G. Bartolomei, I sentieri della guerra, Città di Castello 1994; E. Droandi, Arezzo distrutta 1943-44, Cortona 1995; G. Sacchetti, Anarchici e Resistenza aretina, relazione al VI Convegno dei partigiani del Pratomagno e dell’Aretino, Bibbiena 28 agosto 1998, inedita; Id., Presenze anarchiche nell’Aretino dal xix al xx secolo, Pescara 1999, pp.197-200. 

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Alessandro e Vittoria Livi

Bibliografia

2004

Persona

Collezione

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