CESARI, Riego

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
CESARI, Riego

Date di esistenza

Luogo di nascita
San Casciano Val di Pesa
Data di nascita
February 10 1869
Luogo di morte
Firenze

Biografia / Storia

Nasce a San Casciano Val di Pesa (Fi) il 10 febbraio 1869 da Giuseppe e Artemisia Lorini, barbiere. Trasferitosi a Siena, abbraccia le idee anarchiche e l’8 giugno 1889 viene condannato a cinque mesi e 10 giorni di carcere per aver ferito un agente di sicurezza. Il 28 novembre 1890 è condannato a 20 mesi di reclusione e due anni di sorveglianza speciale per altri reati politici e il 24 settembre 1892 è assegnato al domicilio coatto per cinque anni. Confinato a Ustica, Favignana, Ventotene, Pantelleria, Lampedusa, Ponza e Lipari, capeggia una rivolta di confinati, tenta ripetutamente di evadere e viene tenuto per 12 mesi in assoluto isolamento, perché ha fatto stampare l’opuscolo: Sei mesi a Gavi ed è considerato “incorreggibile”. Rilasciato il 19 marzo 1900, dopo otto anni passati nelle isole, ritorna a Siena, ma il 25 febbraio 1901 è sorpreso in compagnia di alcuni anarchici e destinato nuovamente al domicilio coatto. Il 31 agosto 1902 viene schedato, come individuo “oltremodo pericoloso”, dotato di “discreta intelligenza tutta rivolta al male” e capace di “esercitare influenza estesa sugli anarchici di tutto il regno, molti dei quali, ed i più influenti, sono stati da lui conosciuti” nelle isole di confino; spavaldo con le autorità, – recita il “cenno biografico” – è in relazioni epistolari con Eolo Varagnoli, Giovanni Gavilli e Virgilio Salvatore Mazzoni. Il nuovo periodo di confino non modifica i comportamenti di C., che continua a mostrarsi “pericoloso settario, fanatico e d’azione” e a essere molto attivo, collaborando, fra l’altro, a «L’Avvenire sociale» di Messina, sul quale appare, il 2 gennaio 1903, un suo articolo, intitolato: Chi siamo, dove rivendica il diritto dei ceti subalterni a sedersi “al banchetto della vita ad ogni costo” e che è giudicato dalle autorità “ripieno di odio contro l’attuale costituzione della società e specialmente contro le classi agiate”. Il 20 maggio 1903 C. torna a Siena e riprende subito l’attività di agitatore. Il 19 maggio 1904 pronuncia l’elogio funebre del macchinista Luigi Fiorindi, poi pubblica, a Poggibonsi, l’opuscolo Per legittima difesa ed entra nella redazione del periodico anarchico «Maremma ribelle» di Piombino. Il 25 settembre 1905 viene arrestato a Livorno per inosservanza dei vincoli dell’ammonizione e l’8 novembre reclama, su «Il Libertario» di La Spezia, la libertà per tutti i coatti “politici e comuni”, che soffrono la “violenza questurinesca” nelle “Caienne d’Italia”. Nel 1911 scrive che le commemorazioni borghesi in morte di P. Gori sono “vanità, reclame, orgoglio e lacrime di coccodrilli” (Lacrime di Coccodrillo, «Il Grido della folla», 21 gen. 1911) e nel 1913 viene fermato ad Aspra (pg) e a Bologna per “misure preventive di sicurezza”. Incarcerato a Roma,  è arrestato a Siena il 10 settembre 1915, mentre dice ai passanti: “Fratelli, alcuni farabutti hanno fatto le scarpe di cartone ai militari e questi vigliacchi ci fanno ammazzare fra fratelli e fratelli, abbasso la guerra”. Condannato a cinque giorni di reclusione, si sposta a Grosseto, dove raccoglie una sottoscrizione per «L’Avvenire anarchico» di Pisa fra i socialisti e gli anarchici locali. Il 26 novembre 1916 viene arrestato a Siena per oltraggio ai carabinieri e condannato a 25 giorni di reclusione. Il 3 maggio 1917 è incarcerato a Orbetello per ingiurie alla forza pubblica e condannato a 37 giorni di detenzione. Nel luglio seguente fa il barbiere a Porto Santo Stefano, nel negozio del sovversivo Dante Mascioli, e in agosto si pronuncia a favore dello svolgimento del Convegno internazionale proletario di Stoccolma, purché riaffermi l’innegabile differenza esistente fra il proletariato mondiale, “oggi diviso dalla terribile guerra, ma domani affratellato nelle opere sublimi della pace e della libertà vera”, e la borghesia affarista, massonica, clericale e militarista. In ottobre rinnova l’abbonamento a «L’Avvenire anarchico» di Pisa e il 4 novembre 1918 muore a Firenze. (F. Bucci – S. Carolini)
 

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; «L’Avvenire anarchico», 23 feb. 1916; ivi, 12 ott. 1917; Stoccolma, «L’Avvenire anarchico», 17 ago. 1917. 

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Giuseppe e Artemisia Lorini

Bibliografia

2003

Persona

Collezione

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