CERETTI, Celso

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
CERETTI, Celso

Date di esistenza

Luogo di nascita
Mirandola
Data di nascita
January 23 1844
Luogo di morte
Ferrara

Biografia / Storia

Nasce a Mirandola (mo) il 23 gennaio 1844 da Luigi e Maria Malagodi. Il padre, incarcerato per i moti del 1931, ha dato ai figli una educazione ispirata a principi democratici. Appena quindicenne, dopo aver frequentato per qualche anno il ginnasio, C. partecipa alla Seconda Guerra d’indipendenza, iniziando così una esperienza d’armi che lo porterà a compiti sempre più impegnativi e a elevati gradi di responsabilità in Sicilia (1860-61), Aspromonte (1862), nella Terza Guerra d’indipendenza e nel tentativo d’invasione dello Stato del Vaticano (1867). Questa carriera militare colloca C. nelle vicende del Risorgimento come tipico esponente del volontarismo garibaldino e, in taluni momenti, anche stretto collaboratore del generale Garibaldi. Di particolare rilievo in questo quadro la partecipazione di C. alla spedizione in Francia, nell’armata dei Vosgi, nell’autunno-inverno 1870-71, non solo per la sua azione militare nei fatti d’armi intorno a Digione, ma anche perché in quella occasione, a contatto con altri volontari di ogni parte d’Italia e con esuli di altri paesi, nel clima della guerra di difesa repubblicana, egli matura una sua scelta politica, di democrazia avanzata con forti venature di laicismo e socialismo. Infatti al ritorno dalla Francia nel 1871 fonda nella città nativa l’Associazione repubblicana e anticattolica mirandolese, con fini di istruzione e di mutua assistenza e con un programma schiettamente repubblicano e razionalista. In questo periodo C. entra in relazione, tramite la sezione di Ginevra, con l’AIL che sta diffondendosi in varie parti d’Italia in seguito all’eco suscitata dalla Comune di Parigi e alla crisi che quei fatti avevano aperto nelle file mazziniane. In novembre, presentato dall’ex compagno d’armi Enrico Perucca di Torino, entra personalmente in rapporti con M. Bakunin, che si trova a Locarno. Nel fitto carteggio avviatosi fra il rivoluzionario russo e il suo giovane corrispondente italiano hanno largo spazio questa polemica di Bakunin contro la maggioranza marxista nell’Internazionale e la parallela polemica contro la cosiddetta teologia politica, di Mazzini. Proprio all’indomani della morte di Mazzini Bakunin invia al C. una lunga lettera (12-27 mar. 1872), che costituisce la più diffusa e articolata esposizione delle sue idee a riguardo della situazione sociale e politica italiana. In effetti, in questo momento, C., insieme a Ludovico Nabruzzi di Ravenna, Erminio Pescatori di Bologna e Vincenzo Pezza di Milano costituisce uno dei poli della influenza bakuniniana nell’Italia settentrionale. Fin dall’agosto 1871 C. a nome della Associazione repubblicana e anticattolica mirandolese e in accordo con altre due associazioni – la Giovane democrazia di Mantova e la Società dei reduci di Verona – si è fatto promotore di un “congresso democratico” allo scopo di riunire in un movimento unitario le sparse forze internazionaliste, repubblicane e razionaliste. A questo fine ha tenuto rapporti con Garibaldi e con Luigi Stefanoni, direttore della rivista «Il Libero pensiero» e guida dell’omonimo movimento, i quali hanno avanzato analoghe proposte. Solo Mazzini ha dissentito da questi progetti di unificazione e all’invito di C. ha risposto con riserbo sull’opportunità di fondere correnti troppo eterogenee e con critiche all’iniziativa. Ora, nella primavera del 1872, grazie anche alle sollecitazioni di Bakunin, la proposta di C. viene fatta propria dalle sezioni dell’Internazionale che cercano un loro punto di coagulo, e si concentra nel progetto di una conferenza costituente di una Federazione italiana dell’ail (Rimini, 4-6 ag. 1872). C. è uno dei più attivi organizzatori della conferenza, come appare dalle sue corrispondenze pubblicate sul giornale «La Favilla» di Mantova, e a Rimini viene chiamato a far parte della Commissione di statistica della neonata organizzazione. Poiché la conferenza di Rimini ha deciso la rottura col Consiglio generale di Londra, controllato da Marx e da Engels, e l’adesione ad un controcongresso  “antiautoritario” da tenersi in Svizzera in contrapposizione a quello convocato all’Aia dal Consiglio generale, C. ha un momento di perplessità, superato solo dopo un energico intervento epistolare di Bakunin e di Cafiero a metà agosto 1872. Subito dopo scoppia il caso di Carlo Terzaghi, l’internazionalista torinese direttore del giornale «Il Proletario», prima sospettato e poi posto sotto accusa come confidente della polizia. C. è uno degli accusatori nel corso dell’inchiesta condotta da Carlo Cafiero e conclusasi con l’espulsione dell’inquisito dall’Internazionale. Mentre sta curando l’organizzazione del secondo congresso della Federazione italiana che deve svolgersi a Mirandola nel marzo 1873, C. viene tratto in arresto proprio alla vigilia del assise, vietata dalle autorità (ma che si tiene ugualmente, in forma clandestina, a Bologna). Ne segue un processo che coinvolge come coimputati nell’accusa di cospirazione contro la sicurezza interna dello Stato anche il democratico Luigi Castellazzo e il giovane repubblicano Luigi Bramante, di San Giovanni Rotondo (fg), entrambi vicini idealmente anche se non aderenti all’Internazionale. Solidale con gli arrestati, rinchiusi per alcuni mesi nelle carceri di S. Eufemia a Modena, si pronuncia Giuseppe Garibaldi e il procedimento si risolve con un proscioglimento in istruttoria. Appena liberati C. e i suoi compagni inviano una lettera a Garibaldi, di protesta contro l’arresto e la detenzione, che viene pubblicata dalla stampa democratica (fra gli altri da «La Favilla» del 4 set. 1873). Dopo questo episodio inizia un graduale distacco di C. dall’Internazionale. Anche i suoi rapporti personali con Bakunin si interrompono ed egli riprende la sua posizione di “conciliatore” fra le differenti forze della Sinistra antimonarchica, anche ai fini di un comune tentativo di moto insurrezionale. Come scrive al conterraneo Angelo Umiltà esule in Svizzera, in data 12 febbraio 1874, egli resta fedele in teoria ai principi di puro socialismo, critico nei confronti del programma mazziniano, ma, aggiunge: “in pratica poi conosco non essere possibile la riforma sociale se prima non si ottengono i diritti politici, per questo sto coi repubblicani”. In questa frase risiedono i motivi della crisi di C., ora aggravata dall’indirizzo apertamente insurrezionale preso dalla Federazione italiana nella primavera-estate 1874 con i noti moti di Romagna e di Bologna: iniziativa che C. – che pure non è stato estraneo al tentativo di intesa coi repubblicani stroncato dagli arresti di Villa Ruffi – critica pubblicamente in una lettera a «La Favilla» di Mantova (26 ago. 1874), di cui è collaboratore. Tuttavia l’allontanamento dall’Internazionale non significa una attenuazione del suo impegno rivoluzionario che si concretizza in due operazioni fuori d’Italia – in Spagna e in Serbia – nella tradizione iniziata nel 1870 con la spedizione in Francia. C., che già nel luglio 1872 ha inviato un pubblico indirizzo ai socialisti spagnoli («La Plebe», 13 lug. 1872), accorre nel ’73 in Spagna con un nucleo di giovani emiliani, repubblicani e internazionalisti, per difendere la prima repubblica, insidiata sempre più minacciosamente dalle sedizioni dei monarchici carlisti. Ma al momento del suo arrivo in Spagna le istituzioni repubblicane agonizzano sotto l’urto delle forze conservatrici e restauratrici. Il tentativo dei volontari italiani si riduce perciò ad un atto puramente simbolico di solidarietà. Più fortunata la spedizione in Erzegovina e poi in Serbia dove è scoppiata l’insurrezione contro i Turchi: movimento strettamente nazionale e non a fondo democratico-sociale come quello spagnolo. Malgrado ciò insieme con C. giungono nei Balcani parecchi internazionalisti: il fratello Arturo, Alceste Faggioli, Giuseppe Barbanti Brodano che su questa esperienza scriverà un libro di ricordi (Su la Drina. Ricordi e studi slavi, Milano 1878), il piacentino Giuseppe Remi, caduto in Macedonia, E. Malatesta. C. svolge un ruolo importante nelle vicende militari dell’insurrezione e poi della guerra nazionale serba, fra l’altro come consigliere del comandante Mico Ljubibratiè. Rientrato in Italia nel 1876, costituita una famiglia, assorbito da necessità e da interessi di lavoro, C. interrompe quasi del tutto la sua azione politica. È di questo periodo la sua adesione alla massoneria che coincide anche per qualche altro internazionalista con un avvicinamento alla democrazia radicale. Del resto egli è sempre stato un mediatore fra il garibaldinismo e l’internazionalismo, favorendo con questo suo ruolo la diffusione delle idee socialiste in Italia e il passaggio di molti giovani repubblicani sotto le bandiere dell’Internazionale. La frase famosa di Garibaldi “L’Internazionale è il sole dell’avvenire”, contenuta appunto in una lettera di Garibaldi a lui diretta, diviene la sua insegna. Egli è uno dei maggiori tramiti attraverso cui le idee dl Bakunin, trasmesse nella forma di lettere-circolari, arrivano e si diffondono in Italia ma, pur avendo grande considerazione per il rivoluzionario russo e conservando nei suoi confronti un senso di venerazione per tutta la vita, non si integra mai al suo programma politico. Pur proclamandosi socialista non accetta mai completamente e incondizionatamente il programma degli internazionalisti italiani. Nel lungo periodo che coincide col secondo trentennio della sua vita il C. in un solo momento è protagonista di un episodio politicamente rilevante. È quando Amilcare Cipriani, uscito da poco dal bagno penale e trasferitosi a Parigi, prende l’iniziativa di una Lega dei popoli latini, in chiave palesemente polemica contro la politica triplicista del governo italiano e in un momento di grave tensione diplomatica fra i governi di Roma e di Parigi, con pericoli di guerra aperta. C. si sente vicino alle posizioni di Cipriani e nel 1888 fonda a Mirandola un giornale dal titolo «Il Sole dell’avvenire», con un programma libertario e umanitario. La propaganda di C. non piacque a un gruppo di anarchici italiani a Parigi che contrastano violentemente Cipriani con libelli e manifesti. Del gruppo fanno parte illegalisti ed espropriatori e due di questi, di origine reggiana, Vittorio Pini e Luigi Parmeggiani, scendono in Italia con il proposito di punire con la morte C. e il socialista Camillo Prampolini che con l’iniziativa del primo aveva simpatizzato. Con Prampolini l’attentato va a vuoto ma riesce con C. che rimane ferito (14 feb. 1889). L’attentato ha provoca impressione in tutta la Sinistra e al C. giungono attestati di simpatia e di solidarietà da parte di repubblicani, radicali, socialisti e anarchici. Nei suoi ultimi anni di vita C., si trasferisce a Ferrara e ormai appartatosi dalla vita pubblica, collabora solo saltuariamente alla stampa anarchica e socialista, con lettere e ricordi e  mantiene contatti epistolari con i vecchi compagni come Malatesta, Merlino, Cipriani, Barbanti Brodano. Nel 1905 viene insignito della medaglia d’oro dal governo serbo per le benemerenze acquistate nella campagna del 1875. C. muore a Ferrara il 12 gennaio 1909. (P.C. Masini)

Fonti

Bibliografia: M. Nettlau, Bakunin e l’Internazionle in Italia dal 1864 al 1872, Ginevra 1928, ad indicem; R. Zangheri, Celso Ceretti e la crisi delle formazioni democratiche del Risorgimento, «Fatti e teorie», 1112, 1950; Id., Celso Ceretti e la crisi della democrazia dopo l’Unità, Ravenna 1951; A. Romano, Storia del movimento socialista in Italia, MilanoRoma 1955, ad indicem; iisg Amsterdam, Archives Ba­kounine, a cura di A. Lehning -A.J.R. Rüter-Scheibert, I, Michel Bakounine et l’Italie (1861-1872), Leiden 1963, ad indicem e II, Michel Bakounine et les conflits dans l’Internationale (1872), Leiden 1965, ad indicem; P.C. Masini, La Prima internazionale in Italia nelle carte dei fratelli Ceretti, «Movimento operaio e socialista», 1-2 1965; P.C. Masini, Storia degli anarchici italiani. Da Bakunin a Malatesta, Milano, 1969, ad indicem; Un inedito di Bakunin in morte di Mazzini, a cura di A. Colombo, «Annali dell’Istituto Giangiacomo Feltrinelli», 1972, Dizionario biografico degli italiani, Roma [pubbl. in corso], ad nomenIl movimento operaio italiano. Dizionario biografico, a cura di F. Andreucci e T. Detti, Roma, 1976-1979, ad indicemCeretti (con una lettera a Paride Suzzara Verdi), «Contributi» (Reggio Emilia), lug.-dic. 1977; Bakunin e la Prima Internazionale in Emilia. Mostra documentaria. Reggio Emilia ... 1977, Reggio Emilia 1977; Storia del socialismo italiano, vol. 1, Torino, 1993, ad indicem.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Luigi e Maria Malagodi

Bibliografia

2003

Collezione

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