CENTRONE, Michele

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
CENTRONE, Michele

Date di esistenza

Luogo di nascita
Castellana
Data di nascita
December 30 1879
Luogo di morte
Monte Pelato

Biografia / Storia

Nasce a Castellana (Ba) il 30 dicembre 1879 da Antonio e Rosa Baccarelli, falegname. Trasferitosi a Milano, si iscrive al PSI nel gennaio 1897, poi diventa segretario della Lega falegnami e ebanisti, aderente alla CdL, e sostiene, con le sue oblazioni, il giornale «Lotta di classe» di Milano, che pubblica qualche suo articolo. Al principio del 1900 frequenta Carlo Colombo, Davide Viganò, Pietro Fermo e altri anarchici e aderisce al gruppo libertario “Sempre sulla breccia”, insieme al fratello Vincenzo. Nell’estate del 1900 firma una dichiarazione di solidarietà nei confronti degli anarchici, processati a Ancona per “associazione sediziosa”, e nell’agosto seguente è arrestato per “contegno politico sospetto”. La sua casa viene messa sottosopra e la forza pubblica sequestra molti giornali anarchici e socialisti e opuscoli sovversivi. “Rimpatriato” coercitivamente a Castellana e chiamato alle armi per il servizio di leva, C. viene schedato, il 9 maggio 1901, dalla Prefettura di Milano, la quale sottolinea lo scarso rispetto, che mostra verso le autorità. Alla fine del 1903 C. emigra clandestinamente negli Stati Uniti e si stabilisce a San Francisco. Due anni dopo collabora alla stesura di un manifesto, che ricorda l’atto di Gaetano Bresci, e dal 4 gennaio al 6 settembre 1909 è il gerente di «Nihil», un giornale individualista anarchico, edito a San Francisco. Legatosi ai gruppi della tendenza antiorganizzatrice, C. difende l’8 marzo 1913, sulla «Cronaca sovversiva» di Barre, Joe Russo, detto “l’Unico”, dalle calunnie de «Il Proletario» e, nell’ottobre 1916, cerca di tenere, a San Francisco, un comizio per la liberazione di Carlo Tresca e di altri compagni, minacciati dalla pena capitale nello Stato del Minnesota. Condannato a 10 giorni di reclusione, rifiuta di essere liberato in cambio del sostegno elettorale del sindacato dei carpentieri al giudice, che lo ha condannato. Perseguitato dalle autorità statunitensi per i suoi principi, nel 1920 viene espulso dagli USA e deportato in Italia, giunge a Napoli l’11 aprile. In luglio interviene al II congresso anarchico dell’UAI di Bologna. Segnalato, in settembre, a Castellana, abita a Popoli d’Abruzzo, presso un parente, dall’inizio del 1921 al 19 febbraio 1923, quando lascia la penisola. Passato in Francia, si imbarca a Saint-Nazaire per gli usa, dove cerca di farsi riammettere, dicendo di chiamarsi Francesco Paglia. Riconosciuto e respinto, viene rimandato in Italia, dove arriva in giugno, e in luglio è arrestato a Popoli d’Abruzzo, per uso di falso passaporto. Nel luglio 1924 torna in Francia e nel marzo 1928 ne viene espulso. Rifugiatosi a Bruxelles, denuncia su «La Diana» di Parigi, nell’aprile 1929, l’attività di spionaggio e provocazione di un gruppo di agenti fascisti, che operano negli ambienti dell’emigrazione. Espulso dal Belgio alla fine dell’anno, è segnalato in Lussemburgo nel giugno 1930, insieme al “poeta proletario” Antonio Gamberi, poi cerca di prendere in affitto, a Parigi, una stanza da Emilia Buonacosa, la coraggiosa vedova di Federico Giordano Ustori. Nel maggio 1931 gli agenti dell’OVRA riferiscono che C. avrebbe lasciato la Francia, per entrare in Italia nei giorni in cui si terrà il processo a Michele Schirru, e il capo della polizia fascista ordina ai prefetti di “esercitare massima vigilanza per conseguire fermo predetto sovversivo”. Nel giugno 1932 C. entra nel Comitato anarchico pro vittime politiche di Parigi e nel maggio 1933 viene incluso fra gli attentatori residenti all’estero. Il 15 ottobre 1933 una sua lettera a «L’Adunata dei refrattari» di New York, in cui polemizzava sugli aiuti, che il Comitato pro vittime politiche aveva fatto pervenire a Sante Pollastro, alimenta le polemiche fra gli anarchici, che si sono riuniti a Puteaux. Nel 1934 C. fa perdere le sue tracce e il capo della polizia, temendo che sia rimpatriato per attentare a un gerarca, invita i prefetti a “rinnovare rigorose misure vigilanza scopo conseguire la di lui cattura”. Nel novembre del 1935 partecipa, a Saurtrouville (Parigi), al Convegno d’Intesa degli anarchici italiani emigrati in Europa, e in dicembre è presente alla conferenza organizzata da GL nella capitale francese. Il 2 agosto 1936 parte per la Spagna, insieme a Equo Giglioli, Renzo Cavani, Bruno Gualandi, Mario Girotti, Libero Luppi e Socrate Franchi, e, a Barcellona, si arruola nella Colonna Italiana, a maggioranza anarchica, comandata dal repubblicano Mario Angeloni. Il 28 agosto 1936 prende parte al combattimento di Monte Pelato, sul fronte aragonese, e vi muore dopo essere stato colpito alla testa. (R. Bugliani – G. Piermaria)
 

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomenQuali anarchici arrestati ieri in via Bramante Vincenzo e Michele Centrone e Giacomo Rinaldi falegnami…, «Il Corriere della sera», 24-25 ago. 1900; A. Masaniello, Dal fronte aragonese. Gli italiani all’assalto di Huesca, «L’Unità», n. 12, 1936; La durissima battaglia di Monte Pelato, «Giustizia e libertà», 4 set. 1936; Caduti per la libertà. Centrone Michele, ivi, 11 set. 1936; Gli anarchici italiani caduti al fronte, «Guerra di classe», 9 ott. 1936; Michele Centrone, ivi, 28 ago. 1937; «Quaderni italiani», apr. 1943, p. 120; Anarchici italiani caduti in Spagna, «ar», 29 set. 1951.

Bibliografia: La Spagna nel nostro cuore. 1936-1939, Tre anni di storia da non dimenticare, Roma 1996, ad indicem.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Antonio e Rosa Baccarelli

Bibliografia

2003

Persona

Collezione

città