CECILI, Emiliano Raniero
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- CECILI, Emiliano Raniero
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Ancona
- Data di nascita
- June 3 1873
Biografia / Storia
- Nasce ad Ancona il 3 giugno 1873 da Luigi e Maria Trillini, facchino. Entra in contatto con il mondo sovversivo anconetano all’età di 22 anni, in un momento particolarmente incisivo dell’anarchismo internazionale e la sua partecipazione a un attentato dinamitardo contro il palazzo del consolato francese coincide con il primo anniversario della condanna a morte dell’anarchico Sante Caserio. Schedato come pericoloso e subito assegnato dalla commissione d’appello al domicilio coatto nell’isola di Ponza per la durata di due anni, nel marzo del 1896 è assolto per non aver commesso il fatto. Passa qualche mese e il Tribunale penale di Ancona emette contro C. una condanna a due anni e sette mesi di reclusione per associazione a delinquere. Il ritorno di C. ad Ancona nella primavera del 1899 coincide con un fermento politico decisivo per le sorti dell’anarchismo anconetano. Il processo a Malatesta in un clima di esasperazione popolare per il carovita e la nascita de «L’Agitazione» stimolano C. a riprendere i contatti con i suoi vecchi compagni e aumentare la presenza nella redazione de «L’Agitazione». Apprezzato e stimato per la sua instancabile propaganda del giornale, C. appartiene alla nuova generazione degli anarchici anconetani, pronta a sostituirsi al movimento entrato in crisi dopo il 1898. Nel 1900 ricopre la carica di amministratore del giornale in sostituzione di Giò Batta Carboni, che deve sfuggire all’arresto. Sul finire del 1900 due condanne, la prima per furto e la seconda per associazione a delinquere, tengono lontano C. dalla attività per più di un anno. Il matrimonio con Elvira Zucchi, dalla cui unione nascono Spartaco, Caffiero e Carlo, è piuttosto contrastato a causa delle divergenti opinioni sull’educazione da impartire ai figli. Schedato come “prepotente e violento”, nel febbraio del 1905 riporta ferite non gravi in seguito a una sparatoria tra i facchini del porto. Passano quattro mesi e una denuncia per resistenza a pubblico ufficiale, incitamento all’odio di classe e tentativo di disordini condanna C. a dieci mesi di reclusione. La Corte d’appello riduce la pena a due mesi per porto abusivo di arma da fuoco, quando esce dal carcere si reca a Portoferraio a visitare Gori che versa in gravi condizioni di salute; tornerà nell’Isola d’Elba nel 1911 per l’estremo saluto al poeta in rappresentanza degli anarchici di Ancona. Si avvicina al sindacalismo ed è tra i dirigenti della CdL di Ancona, del cui consiglio direttivo diviene membro nel 1913; un anno dopo lo troviamo vice presidente della federazione dei facchini del porto, nucleo principale del vivace movimento socialista anarchico locale. In seguito ai fatti della Settimana rossa, C. subisce un processo per incitamento alla violenza, tuttavia la sentenza in agosto lo scagiona per insufficienza di prove. Il 15 dicembre ottiene l’incarico di presidente della federazione dei facchini del porto. Nell’agosto del 1917 viene inviato al porto di Blaye, in Francia dove, insieme alle operazioni di sbarco del carbone, dirige la cooperativa degli operai italiani. Con la fine del primo conflitto mondiale ritorna ad Ancona ed è eletto membro del comitato esecutivo di corrispondenza dell’UAI. Nel giugno del 1919 la sua presenza nella commissione esecutiva della CdL si esaurisce nell’arco di un mese, poiché egli si dimette a causa dell’arresto per disordini nati dall’ennesimo rincaro dei prezzi. Si reca poi prima a Milano, per sostenere la pubblicazione del quotidiano «Umanità nova», poi a Parma per partecipare al congresso nazionale dell’USI, e in entrambi i casi collabora con i compagni anarchici per favorire il rientro in Italia di Malatesta. Il 28 giugno 1920 C. subisce un arresto perché si sospetta un suo coinvolgimento nella confisca delle armi dei bersaglieri pronti per salpare dal porto di Ancona per l’Albania. In quanto membro del comitato di agitazione pro vittime politiche della CdL, il 6 ottobre 1920 C. chiede dalle colonne di «Umanità nova» un intervento immediato in favore dei 500 carcerati di Ancona, i quali hanno iniziato lo sciopero della fame, “poiché”, sostiene, “in Ancona la reazione non disarma”. Alle elezioni per la nuova commissione esecutiva della CdL del 1921 C. ottiene nuovamente la presidenza, un incarico che lo porta ad affrontare le questioni spinose del dopoguerra, a partire dall’elevata disoccupazione che attanaglia la città e al caroviveri. Con il fascismo all’orizzonte C. sollecita una collaborazione tra tutte le forze antifasciste per opporsi al pericolo rappresentato dallo squadrismo. L’appello lanciato da Imola per la nascita dell’adl, che impedisca l’avanzata del fascismo attraverso una lotta efficace e ben motivata, è immediatamente accolto dal C. Egli sostiene la diffusione in Ancona del manifesto nazionale elaborato durante la prima riunione nell’aprile del 1921 e insieme ai dirigenti sindacali di Ancona chiama a raccolta tutte le organizzazioni della città dorica. Nell’agosto dell’anno seguente, di fronte al precipitare degli eventi, il nuovo appello dell’adl per lo sciopero generale italiano è prontamente raccolto ad Ancona, ma non nel resto d’Italia. C. fugge a Parigi come emigrato politico e da lì stringe una corrispondenza epistolare con Malatesta. Espulso dalla Francia nel dicembre 1930 si rifugia prima a Bruxelles, poi a Barcellona, ma nel 1934 ottiene la revoca del decreto di espulsione e ritorna a Parigi, dove entra in contatto con altri fuorusciti libertari italiani. Il 5 settembre 1935 la polizia di Saint-Denis trae in arresto C. con l’accusa di fabbricare monete false. Condannato a sette anni di prigione nel carcere di Melun, C. intrattiene una fitta corrispondenza con i propri familiari che ne attendono il rimpatrio a pena scontata. Ma nel 1937 una frattura al femore destro mal curata degenera in una grave infezione che gli provoca una semiparalisi a entrambi gli arti inferiori. S’ignorano data e luogo di morte.
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.
Bibliografia: E. Santarelli, Le Marche dall’unità al fascismo, Ancona 1964, ad indicem; M.A. Zingaretti, Proletari e sovversivi. I moti popolari ad Ancona nei ricordi di un sindacalista (1909-1924), a cura di P. R. Fanesi, M. Papini, Ancona 1992, ad indicem; M. Papini, Le Marche tra democrazia e fascismo 1918-1925, Ancona 2000, ad indicem.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181
Note
- Paternità e maternità: Luigi e Maria Trillini
Bibliografia
- 2003