LASUSCHI, Alessandro
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- LASUSCHI, Alessandro
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Scarlino
- Data di nascita
- June 13 1890
- Luogo di morte
- Torino
Biografia / Storia
- Nasce a Scarlino (GR) il 13 giugno 1890 da Ulderigo e Carlotta Bardassi, piastrellaio. Come i suoi tre fratelli, professa idee anarchiche ed è membro del Gruppo libertario locale. Chiamato alle armi nel 1911, partecipa alla guerra coloniale di Libia e ha l’onore – a lui poco gradito – di comparire sull’«Ombrone» di Grosseto del 24 dicembre 1912, fra “i prodi combattenti in Africa”. Nel 1913 vive a Piombino, dove si fa notare per la presenza alle agitazioni sovversive, per il vivace disprezzo, che ostenta verso le autorità, e perché sottoscrive delle piccole somme in favore della stampa libertaria e sindacalista. Contrario all’intervento italiano nella Prima Guerra mondiale, viene più volte fermato nel biennio rosso per aver aggredito i crumiri e il 17 gennaio 1920 un’amnistia lo proscioglie da tutte le imputazioni. Nell’estate del 1922 emigra in Francia, dopo la distruzione della cdl sindacalista di Piombino, da parte dei fascisti, in una selvaggia “notte di italianità”, e fissa la residenza a Caronte, vicino a Marsiglia. Il 24 marzo 1923 è condannato, in contumacia, dalla Corte d’assise di Lucca, a 5 mesi di reclusione per lesioni personali volontarie, ma l’esecuzione della pena viene sospesa per cinque anni. Nel 1925 L. spedisce da Martigues una sottoscrizione al giornale «Fede!» di Roma, insieme agli anarchici scarlinesi Narciso Portanti e Giuseppe Guidotti, e l’anno successivo subisce un grave infortunio a Port-de-Bouc, dove lavorava per una società di demolizione. Nell’occasione il console d’Italia a Marsiglia scrive che è “individuo prepotente, attivo propagandista anarchico e ardente antifascista, che sempre si è accompagnato a Port-de-Bouc col compagno di fede Lingueri Salvatore, che capeggiò il noto sciopero dell’8 corrente”. In perenne conflitto con i crumiri, L. viene condannato, qualche tempo dopo, dalla magistratura francese a 15 mesi di detenzione per lesioni e altri reati, poi, alla fine del 1926, fa ritorno in Italia e la notizia del suo rimpatrio manda su tutte le furie gli squadristi piombinesi, uno dei quali lo descrive, in una lettera, come “individuo torbido e violento”. Il fascista ricorda che L. ha vissuto “circa 5 anni in Francia in mezzo al canagliume antifascista e credo non sarebbe male vedere quel che ha nel buzzaccio”. Stabilitosi a Torino, L. viene assunto dalla Fiat Lingotto, con le mansioni di manovale. Sorvegliato negli anni seguenti, non si piega al fascismo e nel 1942 continua ad essere fedele alle idee anarchiche. Ancora attivo nel movimento libertario dopo il 1945, muore a Torino il 24 ottobre 1963. (F. Bucci)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; «Il Martello», 8 feb. 1919; «Fede!», 8 mar. 1925; Lutti nostri. Torino, «Il Seme anarchico», n.11-12, 1963.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181
Note
- Paternità e maternità: Ulderigo e Carlotta Bardassi
Bibliografia
- 2004