CASTALDI, Bruno

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
CASTALDI, Bruno

Date di esistenza

Luogo di nascita
Firenze
Data di nascita
January 30 1897

Biografia / Storia

Nasce a Firenze il 30 gennaio 1897 da Alfredo e Pasquina Sorbi, pantofolaio. Volontario nella Prima Guerra mondiale, viene ferito in combattimento, poi, il 27 marzo 1918, è condannato a 10 anni per ammutinamento. Rimandato al fronte, si vede infliggere, il 2 agosto 1918, sette anni per diserzione. Amnistiato nel 1919, lo troviamo a Milano, dove svolge un’intensa propaganda, milita nell’USI ed è in contatto – secondo le fonti d’archivio – con E. Malatesta. Ferito dai fascisti, di cui è “acerrimo nemico”, subisce, il 26 luglio 1921, una condanna a un mese e 26 giorni di carcere per possesso abusivo di una pistola. Emigrato alla fine del 1922, è espulso da Belgio, Francia e Lussemburgo, “in quanto anarchico pericolosissimo”.

Collegato a Raffaele Schiavina, a Federico Giordano Ustori e agli altri anarchici “antiorganizzatori”, che pubblicano «Il Monito» di Parigi, chiede, alla fine del 1928, il passaporto al Consolato italiano di Bruxelles. Nell’occasione risponde, alle proposte dei diplomatici di passare al servizio del regime fascista, di aver abbandonato la militanza e di volersene “disinteressare per l’avvenire”, poi, dopo aver informato Guido Miglioli dell’accaduto, parte per Barcellona il 19 gennaio 1929. Iscritto, il 5 marzo 1930, nel «Bollettino delle ricerche», lavora in un cappellificio di paglia, prima di impiantare, all’inizio del 1931, un laboratorio di pantofole di lusso a Ciudadela (Menorca).

Lontano dalla politica, tenta di farsi raggiungere dalla madre, che è rimasta in Italia, ma i fascisti negano il passaporto alla Sorbi, sostenendo che il figlio è stato “segretario di Errico Malatesta”. Dopo aver inutilmente replicato che la “cosa” è “assolutamente falsa”, C. muove il 3 marzo 1932, su «La Voz de Menorca» un duro attacco a Mussolini (Un caso de inaudita crueldad, 3 mar. 1932), rinfacciandogli di aver tradito “gli ideali che in passato diceva di professare” e di venir “meno ai più elementari doveri di umanità”, impedendo a sua madre di lasciare l’Italia. La lettera si chiude con un appello agli “uomini veramente liberi” perché protestino contro “un sistema di governo”, quello fascista, che farà regredire l’umanità “al primitivo e barbaro modo di essere degli uomini delle caverne”.

Nel maggio 1933 C. apre, a Madrid, un calzaturificio, che fallisce qualche tempo dopo, e nel 1935 risulta titolare, a Sitges (Barcellona), di una fabbrica di “babuccie e ciabattine da signora”. Segnalato, in ottobre, perché tiene un grande ritratto di Matteotti in casa e si vanta di essere amico dell’ambiguo ex dannunziano ed ex “garibaldino” Pietro Paolo Vagliasindi, C. si arruola, a fine luglio 1936, nella Colonna anarchica Ortiz, diventando delegato politico della centuria “Luz y vida”. Ferito sul fronte di Aragona, in seguito si occupa del vettovagliamento della Colonna Durruti e di altre colonne anarchiche e il 10 novembre il Comitato di controllo delle milizie antifasciste di Letux, in un comunicato che appare su «Solidaridad obrera» di Barcellona, annuncia di aver ricevuto, “per mezzo del compagno Bruno Castaldi”, le offerte che gli abitanti di Sitges hanno fatto alle milizie.

Presente, in dicembre, a Letux, dove gode di un certo prestigio tra i volontari antifascisti, C. assume il comando di tre compagnie di fortificazione e fa parte della 2ª Divisione “Jubert Hiyar”, con il grado di capitano. Il 5 aprile 1937 informa il fratello Gino del “disastro che è successo alle truppe di Hitler e di Mussolini” a Guadalajara. In agosto C. viene arrestato per ordine del governo di Negrín e accusato di essere al servizio di Franco e dei fascisti e di avere assaltato numerose ville e abitazioni di benestanti nei primi giorni della rivoluzione spagnola. In sua difesa scende «Il Risveglio anarchico» di Ginevra che – forse per la penna di Giuseppe Ruozi – rivendica il coerente percorso politico di C.

Scarcerato dal tetro reclusorio di Montjuich alla vigilia della caduta di Barcellona (26 gen. 1939), C. valica i Pirenei, evita i campi di concentramento francesi e si ferma a Issy-Les-Moulineaux, presso il comunista Giulio Piazza. Colpito, il 25 giugno 1940, da mandato di cattura del Tribunale militare di Roma, perché gli restano da scontare due anni e sei mesi di reclusione per l’antica diserzione, è ancora oltr’Alpe nel 1942. S’ignorano data e luogo di morte. (F. Bucci, C. Ggregori, M. Lenzerini)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; ivi, dpp, f. personali, ad nomenArresto di Bruno Castaldi, «Il Risveglio», 25 set. 1937; G. Bifolchi, Monte Pelato. La prima battaglia dell’antifascismo italiano in difesa della rivoluzione di Spagna, «Rivista storica del socialismo», 27 ago. 1966.

Bibliografia: La Spagna nel nostro cuore. 1936-1939, Tre anni di storia da non dimenticare, Roma 1996, ad nomen.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Alfredo e Pasquina Sorbi

Bibliografia

2003

Persona

Oggetto

Collezione

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