​GULÌ, Emanuele

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​GULÌ, Emanuele

Date di esistenza

Luogo di nascita
Palermo
Data di nascita
September 5 1864
Luogo di morte
Palermo

Biografia / Storia

Nasce a Palermo il 5 settembre 1864 da Carlo e Carmela Impollara, impiegato ferroviario, detto “Nené” (pseudonimi: “Tersite”, “Tantalo”, “Temistocle”, “Tirteo”, “E.G.”, “Arturo Niola”). Nei primi anni ’80, frequenta le scuole tecniche, dove ha per compagno Rosario Garibaldi Bosco. Diplomatosi, s’impiega in qualità di ragioniere pagatore presso la Direzione delle Ferrovie Sicule. Segretario di alcune società operaie, è tra i protagonisti della scissione dal Consolato Operaio da cui sorgono, alla fine del 1883, la Federazione Operaja diretta da Cagliari e il Circolo Radicale Popolare, nel quale milita insieme a Bosco e Anacleto Conti. Segue costoro nella fondazione, nei primi mesi del 1885, del gruppo socialista anarchico e del suo organo di stampa, «Il Proletario». Partecipa anche all’esperienza del secondo comitato palermitano per la formazione di colonie agricole sperimentali, costituito da Bosco nel novembre 1885, di cui, insieme all’altro anarchico Giuseppe D’Albis, sostituisce i membri radicali dimissionari. Dopo l’epidemia colerica del settembre-ottobre dello stesso anno, durante la quale è impegnato nell’assistenza ai colerosi, inizia un’intensa attività di propaganda anarchica, anche clandestina, in raccordo con i compagni dell’isola che, prima a Naro (AG) con Calogero Bonanno, poi a Messina (con Noè), infine a Marsala con Combatti, fondano dei gruppi specifici, che si aggiungono ai nuclei preesistenti di Trapani e Agrigento. Con Bosco e Gaetano Rao diventa il principale esponente del gruppo anarchico palermitano che collega, anche con corrispondenze sulla stampa, al movimento anarchico nazionale. Il 27 febbraio 1889 è incriminato per aver tentato di organizzare dimostrazioni degli operai disoccupati. Allo stesso tempo partecipa a tutti i tentativi, effettuati specialmente da Bosco, di costituire il “Fascio” delle forze operaie locali. Nell’agosto 1890 viene fatto traslocare per la prima volta, dalle autorità politiche e di polizia, da Palermo a Caltanissetta. Qui giunto, organizza un nuovo gruppo anarchico, insieme ai colleghi ferrovieri Diego De Lucia e Francesco De Francesco, allo studente Paolo Trobia e all’artigiano Carmelo Pinnavaja, dotandolo di un organo di stampa «L’Operaio», col quale incita all’agitazione gli operai delle miniere di zolfo del nisseno, protagonisti in quei mesi d’imponenti scioperi e dimostrazioni. Le autorità corrono ai ripari e alla fine di ottobre lo trasferiscono a Catania. Qui esiste in nuce, fin dalla primavera, un piccolo gruppo anarchico composto da ex membri dei circoli socialisti defeliciani, quali Barnaba Giordano, Reitano Perrucca, Antonino Cucè e Giuseppe Giuffrida Monaco, e da alcuni giovani anticlericali, tra cui Leopoldo Cristina, corrispondente del gruppo, rivelatosi poi informatore della polizia. Grazie alle sue conoscenze e ai viaggi che compie nelle varie province, G. riesce a collegare il gruppo di Catania ai restanti gruppi dell’isola, e l’intero movimento isolano a quello nazionale, impegnato nella preparazione del congresso di Capolago. Lo aiuta in questa opera principalmente F.S. Merlino, che nel luglio precedente ha già accompagnato in un suo viaggio clandestino “di studio” in Sicilia, illustrandogli sia i “segreti” della mafia palermitana che il mondo delle miniere di zolfo. Il 18 ottobre 1890, Merlino inizia da Messina un secondo viaggio, volto stavolta a unificare il movimento anarchico sulla base di un programma che reca con sé manoscritto e che apparirà stampato a Napoli l’11 novembre successivo. Si apre un ampio dibattito tra i gruppi anarchici siciliani, nove dei quali (a Palermo, Girgenti, Trapani, Marsala, Caltanissetta, Catania, Messina, Termini Imerese e Montemaggiore), direttamente sollecitati da G., adottano il programma proposto da Merlino, impegnandosi in senso comunista-anarchico e astensionista (cfr. la Lettera ai congressisti di Lugano, «Il Piccone», Catania 28 dic. 1890), e aderendo al congresso di Capolago. Il 2 gennaio 1891 giunge a Catania Paolo Schicchi. All’anarchismo organizzatore di Merlino, Schicchi contrappone le prime avvisaglie delle sue concezioni antiorganizzatrici. Sollecitato da Malatesta a ricercare la conciliazione tra le due tendenze, in vista soprattutto della manifestazione del 1° maggio, di cui presume il carattere insurrezionale, G. ospita Schicchi a Catania, gli apre la redazione de «Il Piccone», il settimanale che gli anarchici catanesi pubblicano dal 9 novembre 1890, in unione coi compagni di Caltanissetta. Le polemiche seguite al fallimento del 1° maggio insurrezionale, fanno di G. un capro espiatorio: in particolare Schicchi, da Ginevra, e «Il Proletario», da Marsala, negli ultimi mesi del 1891 gli imputano le sue posizioni “attendiste” e la riproposizione dell’organizzazione strutturata, che aveva fatto cattiva prova nel maggio, dalle pagine di alcuni giornali catanesi («Giobbe», «La Montagna», «L’Etna») e nazionali («La Plebe» di Domanico). Intanto, su decisivo impulso di Cipriani e dello stesso G. (una pericolosa malattia gli impedisce però di presenziare alla riunione costitutiva), sorge a Catania, il 30 aprile 1891, il Fascio dei lavoratori, il primo che possa definirsi propriamente tale, cioè di “tutti coloro che lavorano, col braccio o con la mente, per vivere”. Nel Fascio di Catania, la componente anarchica è notevole (al congresso provinciale del 1° maggio 1893 il rapporto coi socialisti risulta di uno a tre), tanto che ad assumerne la vicepresidenza viene chiamato lo scalpellino anarchico Giuseppe Spartera. G., che intrattiene rapporti di amicizia personale con De Felice Giuffrida non solo svolge all’interno del Fascio catanese un’efficace opera di mediazione tra le componenti (il Fascio rimarrà restio ad al-linearsi alle posizioni intransigenti del psdl), che trasferisce ben presto a livello regionale. Portandosi più volte a Palermo, vi promuove la rinascita del circolo operaio educativo e la fondazione, tramite questo, del Fascio dei lavoratori di Palermo (dei sette membri della commissione incaricata, il 27 febbraio 1892, di redigere lo statuto tre sono anarchici: Vaccaro, Florà, D’Alcamo), e la pubblicazione di un periodico regionale, «L’Uguaglianza sociale» (il cui primo numero comparirà a Marsala il 9 luglio), destinato inizialmente alla propaganda educativa tra gli operai e aperto alla collaborazione di tutti gli anarchici. G. rappresenta gli anarchici palermitani alla manifestazione d’inaugurazione del Fascio di Palermo, avvenuta il il 29 giugno. Il 12 agosto successivo parte alla volta di Genova, con i compagni Giuseppe Genova e Salvatore Zappulla (quest’ultimo informatore della Questura), in rappresentanza di 10 sezioni dello stesso Fascio (su 24) al congresso della sala Sivori, dove si pronuncia a favore del Partito dei Lavoratori di Alfredo Casati. Al ritorno affronta una dura polemica con Bosco, anch’egli a Genova quale delegato del Fascio ma schierato col partito di Turati, che si risolve nel novembre successivo con l’espulsione degli anarchici dal Fascio e la susseguente crisi numerica del sodalizio. In ottobre G. raggiunge la sua nuova destinazione, Vittoria, nell’allora provincia di Siracusa. Dopo alcuni mesi di propaganda attivissima, in cui distribuisce clandestinamente manifesti e giornali anarchici (in particolare «L’Uguaglianza sociale» di Marsala, alla quale invia diverse corrispondenze su questioni locali), costituisce un nuovo gruppo anarchico, al quale aderiscono Franco Carmelo Longo di Castrogiovanni e i vittoriesi Rocco Emma, Gioacchino Gallenti, Rosario Lorefice, Emmanuele Bellassai, Paolo Garretto ecc. È l’inizio del movimento anarchico nella Sicilia sud-orientale. Il 25 aprile 1893 G. promuove la costituzione del Fascio dei lavoratori di Vittoria, che precede l’analogo organismo fondato dal radicale, poi socialista, Giuseppe Distefano Paternò. Presiede a varie manifestazioni dei Fasci dei circondari di Modica e Terranova, prima di partecipare, a Palermo, quale delegato del Fascio anarchico di Vittoria, al congresso regionale dei Fasci del 22 maggio, dove fa sentire “la nota rivoluzionaria” insieme a diversi altri compagni e delegati (in primis Giovanni Noé, che invia il saluto degli anarchici al recluso Paolo Schicchi). Rientrato a Vittoria, prepara l’innesto del Fascio anarchico vittoriese in quello socialista, prima di essere nuovamente trasferito a Catania. Il 4 agosto si reca con De Felice Giuffrida a Palermo dove, in qualità di delegato del Fascio ferroviario, propone lo sciopero “insurrezionale” dei ferrovieri delle Ferrovie Sicule contro la “cointeressanza”, che prevede la riduzione del personale e l’uso del lavoro a cottimo, e partecipa alle trattative che si concludono con la vittoria dei lavoratori. A Catania, la presenza di G. risolleva la vita del gruppo locale di cui entrano a far parte i giovani dell’associazione “I figli dell’avvenire”, presieduta da Antonino Vinci Juvara, che pubblica un nuovo giornale, «La Ragione». Nel novembre G. stampa un suo opuscolo, I Malfattori (Catania), che cerca di distribuire ai soldati nonostante l’immediato sequestro. Nelle corrispondenze inviate in questo periodo al «Sempre Avanti!…» di Livorno, perora una posizione pragmatica riguardo al partito socialista siciliano che,quantunque accetti la conquista dei pubblici poteri, è essenzialmente rivoluzionario […]. Per ora, più che combattere i Fasci, conv[iene] tenerseli amici” (Il metodo nella lotta, 24 set. 1892). La girandola dei suoi trasferimenti (a fine novembre è nuovamente traslocato a Caltanissetta) s’interrompe il 4 dicembre 1893, quando è arrestato alla stazione di Catania al ritorno da Palermo, dove si è un’ultima volta abboccato con Bosco. Compare dapprima davanti al Tribunale militare di guerra di Palermo, nel processo al comitato centrale dei Fasci, dove pronuncia una decisa Autodifesa (ora in «Sicilia libertaria» mar. 1989). Assolto il 30 maggio 1894, per mancanza di prove, viene giudicato subito dopo dal Tribunale militare di guerra di Messina, nel processo ai principali esponenti del gruppo anarchico catanese (Reitano, Cucé, Castorina, Vinci, Errera, Zurria, Mongelli ecc.), accusati di tentata esplosione della dinamite rinvenuta nel muro esterno del “quartiere militare” il 20 gennaio 1894. Il 15 giugno il Tribunale lo assolve dall’accusa specifica ma lo rinvia a un nuovo giudizio, per associazione a delinquere, che si tiene un anno dopo, presso il tribunale ordinario di Catania. Emerge durante il dibattimento un’accusa di spionaggio nei suoi confronti, diffusa dal socialista Pètrina. G. riesce a dimostrare la propria innocenza, e a far rivelare il vero nome della presunta spia (Antonino Zoppina). Il 12 marzo 1895 viene condannato a 30 mesi di reclusione e un anno di vigilanza speciale (ridotti in appello a un anno di reclusione e uno di sorveglianza speciale). In maggio rifiuta, “per i suoi principii astensionisti”, la candidatura-protesta al Parlamento nelle province di Catania, Palermo e Messina. Scarcerato il 28 giugno, scopre che le Ferrovie Sicule lo hanno licenziato. Tenta prima di fondare un giornale socialista, «La Conquista del pane», poi ripiega sul contrabbando di tabacco. Milita nella Federazione socialista palermitana, alla quale rimane legato anche dopo la graduale fuoriuscita della maggior parte degli anarchici. Il 23 luglio 1897 è nominato nel comitato cittadino “pro-agitazioni contro il domicilio coatto”. Riprende il suo posto nell’anarchismo in dicembre, dando vita a uno dei cinque nuovi gruppi anarchici della città. In questo periodo è segnalato come membro dell’Alleanza Socialista Rivoluzionaria, “tra repubblicani, socialisti e anarchici per moto insurrezionale in Sicilia”. Il 5 ottobre 1899 viene denunciato per eccitamento all’odio di classe. Il 3 ottobre 1904 è condannato a Napoli, dove si trova di passaggio in cerca di lavoro, a 30 giorni di arresti per aver partecipato ai tumulti scoppiati in occasione dello sciopero generale del 16 settembre. Subisce un nuovo arresto a Palermo, il 19 novembre 1907, per scontare una condanna del tribunale di Como a un mese di detenzione per contrabbando. Il 17 febbraio 1912, dopo quattro anni di latitanza, viene catturato a Milano, per una serie di truffe ai danni di varie suc-cursali della Banca d’Italia, e condannato a cinque anni e due mesi di reclusione. Dimesso il 18 marzo 1917 dal carcere di Augusta, si rende responsabile di altre truffe che lo porteranno di nuovo in carcere alternativamente fino al 1939 quando viene scarcerato all’età di 75 anni. Muore sotto un bombardamento aereo alleato, presumibilmente il 14 febbraio 1943. (N. Musarra)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, b. 2594; ivi, Ministero di Grazia e Giustizia, Misc. aapp, b. 89 (1889), f. Associazione per gli scioperi; ivi, b. 92 (1890), f. Sequestro di manifesti a stampa in Caltanissetta; Archivio di Stato Palermo, Gabinetto Prefettura (1860-1905), b. 105 (1888), f. 16-7; ivi, b. 127 (1892); ivi, b. 128 (1893); ivi, b. 134 (1894), f. Sciopero degli impiegati ferroviari; ivi, b. 167 (1898), f. cat. vi – Partito socialista; ivi, b. 192 (1901); ivi, gq (1866-1903), b. 16 (Anarchici-1894), f. Gruppo anarchico, già Circolo operaio educativo, di Palermo; ivi, Gabinetto Questura (1866-1939), b. 220, f. Lega Spartaco; ivi, gq (1920-1943), b. 439 (1907), f. Fazio Ernesto Carlo – socialista anarchico; ivi, Questura, Archivio Generale (1861-1903), b. 503, f. Gulì Maria Stella fu Carlo; ivi, Tribunale militare di guerra, Sentenze, b. 2093; Archivio di Stato Siracusa, Prefettura, Atti di Pubblica Sicurezza, b. 3350 (1892); ivi, b. 3351, f. ad nomen; ivi, Sottoprefettura di Modica, b. 3355 (1893); Archivio di Stato Catania, Procura della Repubblica, vers. 1992, b. 323 (1894), f. Arresto dell’on. De Felice Giuffrida e comp. Sequestro di dinamite; Archivio di Stato Caltanisetta, Gabinetto Prefettura, b. 4; Archivio di Stato Napoli, Questura, b. 119 (1892), f. Disposizioni di vigilanza; ivi, Archivio generale (1902-1909), b. 1586.
 
Bibliografia: S.F. Romano, Rosario Garibaldi Bosco e i suoi “Appunti” del carcere, «Movimento Operaio», mar.-apr. 1952, p. 896; Id., Storia dei Fasci Siciliani, Bari 1959, p. 408, 487; R. Russo Drago, Movimenti politici e sociali a Siracusa dal 1888 al 1892, «Achivio Storico Siracusano», 1962, pp. 103-105; Id., Movimenti politici e sociali a Siracusa dal 1892 al 1898, ivi, 1963, pp. 67-69, 73-76; G. Micciché, I Fasci dei lavoratori nella Sicilia sud-orientale, Ragusa 1981, pp. 53-81, 120-123, 128; P. Gurrieri, Cenni storici sugli anarchici a Vittoria. 1890-1950, «Sicilia Libertaria», ott.-nov. 1983; V. D’Angelo, Il socialismo a Palermo durante la crisi di fine secolo, «Archivio Storico Siciliano», Palermo, 1986-87, pp. 294, 296-297, 329-331; G. Ferraro, Vittoria. Storia di una città, Vittoria 1988, pp. 415-17; N. Musarra, I Fasci dei lavoratori siciliani, «Sicilia libertaria», lug. 1993, pp. 5-8; Id., Dati statistici sulla consistenza dei Fasci dei Lavoratori. Gennaio 1894, «Rivista Storica dell’Anarchismo», gen.-giu 1994, pp. 71-72, 82-85; Id., Le confidenze di “Francesco” G. Domanico al Conte Codronchi, ivi, gen.-giu. 1996, pp. 62, 66; Id., Merlino e la rivoluzione nel Mezzogiorno d’Italia, ivi, gen.-giu. 2001, pp. 45-46; S. Catalano, Società di Mutuo Soccorso, Fasci dei lavoratori, movimenti politici e partiti. Catania (1861-1904), Catania 2001, pp. 121, 186-190, 215-216, 235.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Carlo e Carmela Impollara

Bibliografia

2003

Persona

Collezione

città