​GUALDUCCI, Pietro

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​GUALDUCCI, Pietro

Date di esistenza

Luogo di nascita
Fognano
Data di nascita
July 27 1871

Biografia / Storia

Nasce a Fognano nel comune di Brisighella (RA) il 27 luglio 1871 da Eugenio e Rosa Bandini, pittore. A Firenze, nel marzo 1893, subisce una condanna a 29 giorni di reclusione per aver cantato canzoni sovversive. Nel gennaio del 1894, durante una manifestazione in supporto dei Fasci Siciliani, oppone resistenza ai carabinieri e viene arrestato e quindi condannato dal tribunale di Ravenna a due mesi e 20 giorni di reclusione. Arruolato in cavalleria nel settembre 1894, a causa della cattiva condotta e dei principi sovversivi professati, è assegnato alla compagnia di disciplina di stanza a Capri fino al marzo dell’anno successivo, data del suo congedo. Nel 1897, parte come volontario per la guerra in Grecia dove resta quattro mesi. Tornato brevemente in Italia, si reca in Francia spostandosi in varie città fra cui Parigi, dove risiede per venti giorni in casa di Ciancabilla. G. si arruola quindi nella legione straniera ed è inviato per otto mesi in Algeria. Torna in Italia agli inizi del 1898 e, dopo pochi mesi, si reca in Svizzera. Il 9 settembre viene arrestato a Ginevra perché sospettato di complicità nell’attentato contro l’imperatrice d’Austria in quanto G. avrebbe dato ospitalità a Luccheni. Dichiaratosi il non luogo a procedere, G. è espulso in Italia. Nel 1899, dopo aver girovagato per diverse regioni d’Italia, sconta tre mesi di reclusione per aver inneggiato all’anarchia in un’osteria. Nell’ottobre è proposto dalle forze di ps al Tribunale di Ravenna per l’ammonizione; G. si rende irreperibile e si trasferisce sotto falso nome a Nizza. Arrestato in novembre dalla polizia francese per violazione a un precedente decreto di espulsione, viene condotto alla frontiera belga nel gennaio del 1900. Di qui, G. si trasferisce a Londra. Torna nel continente l’anno successivo, recandosi in Svizzera, Francia e Belgio da dove viene sempre espulso e nel giugno ripara nuovamente a Londra. Nella capitale inglese lavora come falegname e come cameriere. È tra i sottoscrittori della circolare in cui si annuncia la pubblicazione del giornale «L’Internazionale». Si mette in relazione soprattutto con gli anarchici individualisti e fa parte con Corio, Frigerio e altri, del gruppo “Bresci” che ha momenti di forte contrasto con Malatesta durante le polemiche che seguono lo smascheramento della spia del consolato italiano Enrico Rubini. G. è tra i promotori del numero unico «Germinal» che esce il 1° maggio 1903. Un informatore del Ministero degli Interni attribuisce a lui e a Margiotti l’articolo Anarchia o Partito Socialista Anarchico? – firmato “due compagni” – di forte critica alle idee organizzative di Malatesta. G. partecipa assiduamente alle assemblee, conferenze e contraddittori organizzati nei clubs anarchici. Nel 1909 è incaricato di raccogliere i fondi per organizzare le agitazioni pro Ferrer. Nello stesso anno, quando gli anarchici italiani decidono di lanciare una campagna di propaganda nel quartiere italiano di Clerkenwell con conferenze a cadenza settimanale tenute all’aperto, G. è scelto come oratore insieme a Malatesta. Tiene diverse conferenze: sull’individualismo, in occasione delle manifestazioni in favore di Ettor e Giovannitti nel 1912, nel 1913 sull’organizzazione dei lavoratori delle mense, contro la reazione seguente i fatti di Ancona e dell’Emilia, in favore di Masetti, in commemorazione di Bresci nel 1914. Allo scoppio della guerra G. svolge con Emidio Recchioni, Enrico Defendi e Calzitta un’intensa propaganda contro il conflitto, in particolare tra i richiamati e gli iscritti alla leva perché non si presentino alla chiamata alle armi. È considerato in quegli anni una delle menti direttive del movimento anarchico di Londra. Nel 1917, il console gli fa negare il nulla osta per l’Ita-lia in considerazione dei disordini che G. avrebbe potuto fomentare con la sua propaganda antimilitarista. In questo senso anche il commissario di PS del consolato rileva che, pur dovendosi perseguire il G. nel tentativo di limitare la sua propaganda contro la guerra, bisognava tuttavia evitare di farlo espellere dal Regno Unito o di farlo rimpatriare. Nel 1919 quando si sparge la voce della morte di Kropotkin, G. scrive un articolo, non pubblicato, in cui definisce l’anarchico russo un traditore per le posizioni prese in favore della guerra e in cui G. si schiera in favore della rivoluzione bolscevica. Negli anni Venti è tra le principali figure dell’antifascismo nella colonia italiana di Londra. Partecipa alla redazione del settimanale «Il Comento», che esce nel 1922 sotto da direzione prima di Francesco Galasso e in seguito di Vittorio Taborelli. Il giornale denuncia le violenze dei fascisti in Italia e cerca di opporsi ai tentativi fascisti di impadronirsi delle istituzioni della colonia. Gli antifascisti riuniti intorno al periodico progettano anche un attentato a Mussolini in occasione di una sua visita a Londra, che però non possono mettere in pra-tica a causa della stretta sorveglianza della polizia. G. collabora al giornale edito da Sylvia Pankhurst «The Workers’ dreadnought», dove pubblica Le origini del Fascismo (16 dic. 1922). Con la Pankhurst G. organizza e parla a diversi comizi e conferenze di propaganda antifascista. G., secondo le autorità italiane, cerca di organizzare un attentato, sempre a Londra, contro Vittorio Emanuele iii nel 1923. Lo stesso anno Scotland Yard comunica al Ministero dell’Interno che G. avrebbe spedito 180 sterline allo stampatore del giornale «Il Vespro anarchico», su cui G. pubblica alcuni articoli riguardanti il fascismo a Londra. Nel 1924 è tra i promotori del Friend of Italian Freedom League di cui fanno parte prominenti personalità intellettuali e politiche britanniche. Dopo la chiusura de «Il Comento», nel 1925, G. è il redattore di due numeri unici intitolati «Il processo al regime» che escono il 20 marzo e il 7 giugno 1925. Nel primo numero, dedicato quasi interamente al delitto Matteotti, G. accusa Mussolini “di aver ordinato la soppressione di Giacomo Matteotti” (Atto d’accusa). Il giornale, che viene clandestinamente introdotto in Italia, si occupa anche della vicenda di Sacco e Vanzetti. Nel numero successivo, bersaglio della penna caustica del G. è il gerarca Farinacci, che chiedeva la pena di morte per gli oppositori del regime (Cesare Beccaria e Roberto Beccamorti). G. firma anche l’articolo Nella Monarchia di Caino in cui denuncia gli assassinii compiuti dagli squadristi fascisti. G., ritenendo che l’opinione pubblica all’estero fosse il punto d’attacco maggiormente temuto dal fascismo, cerca di dare vita a un giornale bilingue. Riesce però solo a pubblicare un n.u. in lingua inglese «The Truth and common sense» (1 ott. 1925) in cui, in satira, vengono smascherate le responsabilità di Vittorio Emanuele iii nel favorire e appoggiare Mussolini (An Open Letter from the King of Italy to Mr Wickham Steed). Nel giornale si denunciano sia i delitti e le mistificazioni del regime fascista che le amnistie e i cambiamenti alle leggi fatte ad hoc per evitare conseguenze giudiziarie o favorire Mussolini e i gerarchi fascisti. I successivi tentativi di pubblicare altri giornali falliscono a causa della mancanza dei mezzi finanziari necessari. Negli anni Trenta, quando il Fascio assume il controllo del-la colonia italiana, G. continua la sua opera di propaga. Nel 1934 il consolato informa che G., affetto da paralisi, è impossibilitato a svolgere la sua professione d’imbianchino, ma che è comunque nocivo per la sua opera di propaganda. Nel 1937 G. collabora al periodico pubblicato da Pankhurst e Corio «New times and Ethiopia news». S’ignorano data e luogo di morte. (P. Dipaola)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; ivi, Pubblica  Socirezza, 1905, b. 22; 1909, b. 4, 1912 b. 36; 1914 b. 22.
 
Bibliografia: A. Bernabei, Esuli ed emigranti italiani nel Regno Unito. 1920-1940, Milano 1997, ad indicem; L. Sponza, Divided Loyalities. Italians in Britain during the Second World War, Berna 2000.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Eugenio e Rosa Bandini

Bibliografia

2003

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Collezione

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