​GOBBI, Torquato

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​GOBBI, Torquato

Date di esistenza

Luogo di nascita
Pieve Rossa
Data di nascita
August 6 1888
Luogo di morte
Montevideo

Biografia / Storia

Nasce a Pieve Rossa di Bagnolo in Piano (RE) il 6 agosto 1888 da Angelo e Solimita Ferrari, legatore di libri e tipografo. Le modeste condizioni della famiglia ne determinano l’avvio all’attività lavorativa subito dopo il completamento del ciclo dell’istruzione elementare. G., nel mentre apprende il mestiere di legatore di libri e poi anche quello di tipografo, sorretto da intelligenza vivace e grande passione della lettura, acquisisce da autodidatta una discreta cultura sia in ambito storico-politico che economico-sociale. Matura contestualmente la sua adesione agli ideali libertari. Già nel 1912 è schedato come “ascritto al partito anarchico” dalla Questura di Reggio Emilia, che ne segnala altresì l’adesione al locale Circolo “Francisco Ferrer”, la costante attività propagandistica svolta nell’ambiente operaio e la partecipazione, a partire dall’autunno del 1911, agli scioperi e alle manifestazioni di protesta contro la partenza delle truppe per la Libia. In tale contesto si colloca la prima denunzia di Gobbi, nel novembre sempre del 1911, all’Autorità giudiziaria per avere in Reggio Emilia “distribuito manifesti antimilitaristi ed eccitanti allo sciopero e per avere affisso manifesti apologetici del soldato Masetti”. All’insegna della propaganda e dell’agitazione antimilitarista continua a esercitarsi l’attività di Gobbi negli anni immediatamente successivi, che lo vedono, tra l’altro, promotore all’inizio del 1914 di un comizio “Pro Masetti” a quel tempo detenuto nel manicomio di Reggio Emilia. Attivo anche nel lavoro sindacale, G. aderisce all’USI, della cui sezione reggiana è uno degli animatori e che egli conduce a schierarsi a fianco di A. Borghi contro la scelta interventista operata dalla corrente capeggiata da Alceste De Ambris. All’inizio del 1915 G. partecipa al Convegno nazionale anarchico di Pisa convocato per mettere a punto la strategia di opposizione alla guerra e nel giugno del 1916 è presente al Convegno semiclandestino di Firenze a conclusione del quale, assieme a T. Monticelli, P. Binazzi, Gregorio Benvenuti e V.S. Mazzoni, è nominato a far parte del caia incaricato di coordinare il movimento all’interno del paese e mantenere e sviluppare i collegamenti internazionali nella lotta contro la guerra. Divenuto ormai un esponente di notorietà nazionale del movimento libertario, G. è come tale attentamente sorvegliato e seguito in tutti i suoi spostamenti dalla PS, che ne registra l’intensa propaganda antimilitarista costantemente esercitata in diverse località della Lombardia nelle quali svolge la sua attività di tipografo. Nell’aprile del 1917 G. è fermato nell’atto di ritirare in una tipografia milanese alcune migliaia di “manifestini rivoluzionari contro la guerra” e denunciato all’Autorità giudiziaria “per eccitamento a delinquere a mezzo della stampa”. Ammesso al beneficio della libertà provvisoria, ne viene disposto, al fine dichiarato di impedirne il proseguimento della propaganda antimilitarista in una città dell’importanza di Milano, il “rimpatrio” coatto con foglio di via obbligatorio a Reggio Emilia, dove G. risiede in prevalenza sino al febbraio del 1918, allorché, in seguito a mandato di cattura del Tribunale militare territoriale di Milano, cui il procedimento è passato per competenza, viene arrestato, processato e condannato ad anni dieci di reclusione per il reato di “tradimento indiretto”. Uscito dal carcere, per sopraggiunta amnistia, nel marzo del 1919, G., “propagandista instancabile” delle proprie idee, per come lo definisce la polizia, riprende immediatamente il suo posto di lotta all’interno del movimento partecipando già il mese successivo al convegno di Firenze costitutivo dell’Unione Comunista Anarchica Italiana (UCAI), a conclusione del quale è nominato a far parte del gruppo di militanti incaricato di affiancare la sezione anconetana nel compito di coordinamento del movimento. Presente anche al successivo congresso di Bologna del luglio 1920 e sempre attivo nell’azione di propaganda e di proselitismo in Reggio Emilia, G. è fatto oggetto di reiterate minacce e aggressioni da parte dei fascisti locali, che si ripeteranno negli anni successivi tanto da indurlo, dopo aver partecipato al Terzo congresso nazionale dell’UAI tenutosi ad Ancona nel novembre del 1921, a emigrare in Francia nel 1923 ufficialmente per motivi di lavoro e “munito di regolare passaporto”. A Parigi G. frequenta gli ambienti del fuoruscitismo antifascista e di quello libertario in particolare, aderendo al gruppo “Gori”, composto da Borghi, Angelo Diotallevi, Alberto Meschi, Enzo Fantozzi ed altri sindacalisti anarchici dell’USI, e condividendo inizialmente con molti altri antifascisti di varia estrazione politica la generosa illusione che possa realmente realizzarsi, sotto la guida di quel Ricciotti Garibaldi solo in seguito smascherato quale agente provocatore al soldo del fascismo, il progetto di una spedizione armata verso l’Italia capace di suscitare una sollevazione generale contro il regime. Superato l’equivoco pernicioso delle Legioni Garibaldine, che tuttavia non ha mancato di lasciare penosi strascichi polemici tra gli stessi gruppi anarchici in esilio, G. nel 1927 si affianca a L. Fabbri e C. Berneri, anch’essi nel frattempo riparati in Francia, nel dar vita a un gruppo intenzionato a riportare chiarezza all’interno del convulso e turbolento mondo dell’emigrazione libertaria all’insegna del richiamo esplicito al programma dell’uai per come tracciato nel dopoguerra da E. Malatesta, al cui ultimo giornale pubblicato in Italia sino alla vigilia delle leggi eccezionali, «Pensiero e volontà», il gruppo significativamente si intitola. Da “Pensiero e volontà” scaturisce l’iniziativa di dar vita al quindicinale «La Lotta umana», le cui pubblicazioni si avviano nell’ottobre del 1927 e di cui G. è con Fabbri, Berneri, U. Fedeli, G. Damiani, Fe. Vezzani e L. Mastrodicasa uno dei principali collaboratori. L’intensa attività svolta a favore de «La Lotta umana» è alla base del provvedimento di espulsione dalla Francia che colpisce G. sul finire del 1927 e che di lì a qualche mese subiranno anche gli altri redattori del quindicinale. Stabilitosi in Belgio, dove si impiega prima come operaio in una fabbrica di bottoni e quindi in qualità di legatore presso una casa editrice, G. continua a collaborare al foglio anarchico parigino con una serie di articoli. Di particolare rilievo, per le reazioni e le discussioni che susciterà non solo nell’ambito libertario ma nel più vasto mondo del fuoruscitismo, l’ampio saggio dal titolo La razionalizzazione, che appare in diverse puntate ne «La Lotta umana» dal 7 giugno al 30 settembre 1928. In esso l’anarchico reggiano affronta il problema degli effetti prodotti dalla razionalizzazione produttiva nella condizione della classe operaia statunitense e degli altri paesi europei maggiormente industrializzati. Se da un lato G. evidenzia gli effetti negativi della razionalizzazione, quali l’aumento dello sfruttamento operaio e la disoccupazione derivante dalla standardizzazione e dall’automazione dei processi produttivi, dall’altro, contravvenendo all’atteggiamento di preconcetta ostilità degli anarchici rispetto al fenomeno della razionalizzazione produttiva, pone il problema degli aspetti potenzialmente positivi che avrebbe potuto avere per la classe operaia l’evoluzione tecnologica dei processi produttivi in quanto tale, una volta sganciata dai meccanismi perversi dello sfruttamento capitalista. Le nuove tecniche – sostiene difatti G. – possono essere portatrici di nuove possibilità e di maggiore libertà anche mentale per l’individuo. “Da una parte il lavoro parcellare e standardizzato è più duro, più monotono; la capacità individuale, e quindi l’individualità, scompare per la grande maggioranza di coloro che vi collaborano; tuttavia la rapidità con la quale il lavoro collettivo viene compiuto dà loro la libertà di esplicare l’individualità in altri campi. […] Noi vediamo” continuava l’anarchico reggiano “nella razionalizzazione, nel progresso tecnico della produzione, uno dei principali fattori che affrancheranno l’umanità dalla pena del lavoro materiale e renderanno possibile una vita sempre più elevata e sempre più spirituale, che invece di contrastare con l’anarchia, ne sarà l’espressione più perfetta” («La Lotta umana»,15 set.). Dopo qualche tempo anche l’esilio belga si rivela tutt’altro che agevole, sia per la difficoltà di trovare un lavoro stabile che per gli assillanti controlli polizieschi. Espulso dal Belgio, nonostante l’interessamento della locale sezione della LIDU a metà del 1929, G. si decide a lasciare l’Europa per raggiungere Fabbri in Uruguay. A Montevideo G. è con Fedeli il più stretto collaboratore di Fabbri nella redazione del quindicinale «Studi Sociali». Nei primi anni ’30 vi pubblica numerosi articoli sui temi della razionalizzazione produttiva e sulla necessità che la classe operaia ne sappia governare i processi e volgerli a proprio beneficio; sull’importanza della cooperazione nella creazione di un’economia alternativa a quella capitalistica; sul ruolo propositivo che gli anarchici dovrebbero svolgere in un’ipotetica repubblica socialista: varie tappe attraverso le quali si sviluppa la riflessione politica di G. e il suo progressivo distacco dall’“ortodossia” anarchica (senza che ne sia tuttavia intaccato il suo fraterno rapporto di amicizia con Fabbri che rimarrà immutato sino alla morte di questi nel 1935) per approdare a posizioni che si potrebbero definire di un socialismo riformatore con spiccate venature libertarie. Gli ultimi anni ’30 e poi quelli del secondo conflitto mondiale vedono G. attivo protagonista della battaglia politica condotta dagli antifascisti italiani in Uruguay. Nel maggio del 1939 la Regia Legazione italiana in Montevideo lo indica come uno dei relatori alla manifestazione di protesta “contro le limitazioni imposte dagli Stati totalitari alla licenziosità e al sovversivismo della letteratura giudaico-massonica”, vale a dire contro la persecuzione razziale degli autori ebrei e la messa al bando delle loro opere, promossa da esuli italiani, tedeschi e cecoslovacchi e nel corso della quale vengono letti brani di opere di noti intellettuali antifascisti quali Thomas Mann, Romain Rolland, Erich Maria Remarque ecc. Sul finire del 1940 G. è tra i partecipanti alla manifestazione organizzata nell’Ateneo di Montevideo dall’associazione “Italiani liberi e Greci uniti” per protestare contro l’aggressione fascista alla Grecia. Nel 1941, a conferma del prestigio di cui gode in tutti gli ambienti antifascisti della capitale uruguaiana, G. viene eletto presidente del Comitato di Montevideo dell’associazione Italia Libera, in rappresentanza del quale firma, in agosto, una lettera di protesta diretta al capo del governo di Vichy contro la consegna, operata dal governo collaborazionista, degli esuli antifranchisti al Governo di Madrid. Dopo la caduta del fascismo e la conclusione della guerra G. sceglie di rimanere in Uruguay. Forte della pluridecennale esperienza maturata nel settore librario e sorretto da una grande passione di bibliofilo, G. decide di aprire una libreria italiana in Montevideo, che diviene in breve un qualificato e apprezzato punto di riferimento per l’intera comunità italiana nella capitale sudamericana e da cui si origina anche una piccola casa editrice, l’Editorial Libreria Italiana, specializzata nella pubblicazione di testi in lingua italiana. Il tutto sino a quando, all’inizio degli anni ’60, l’improvvisa quanto drastica svalutazione della moneta operata dal governo uruguaiano, agendo da moltiplicatore sull’esposizione debitoria della libreria di G. nei confronti dei fornitori italiani, ne determina la rovina economica. G., amareggiato e demoralizzato, nel maggio del 1963 pone volontariamente fine alla propria vita. (S. Fedele)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.
 
Bibliografia: Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico, a cura di F. Andreucci e T. Detti, Roma, 1976-1979, ad nomen; F. Montanari, Voci dal Plata (Vita e morte di Torquato Gobbi), Reggio Emilia 1997; L. Di Lembo, Guerra di classe e lotta umana. L’Anarchismo in Italia dal Biennio rosso alla Guerra di Spagna, Pisa 2001, ad indicem.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Angelo e Solimita Ferrari

Bibliografia

2003

Collezione

Persona

città