​GIROLO, Eugenio

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​GIROLO, Eugenio

Date di esistenza

Luogo di nascita
Andalo Valtellino
Data di nascita
January 2 1886
Luogo di morte
Bruxelles

Biografia / Storia

Nasce a Andalo Valtellino (SO) il 2 gennaio 1886 da Bernardo e Caterina Maccani. Di poverissima famiglia contadina, frequenta le tre prime classi elementari, diventando poi meccanico. Seguendo una consuetudine largamente diffusa in Valtellina, emigra molto giovane in Svizzera, all’inizio secondo cadenze stagionali, poi, dal 1904, in modo stabile. Comunque già alla fine del 1903 invia a «Il Libertario» una corrispondenza da Fernsthalen, che si conclude con “Avanti, sempre per l’Anarchia!”. Nel luglio del 1904 si trasferisce a Schaffausen e tiene contatti epistolari con la redazione de «Il Grido della folla». Nel 1905, con lo pseudonimo di “Eugenio Vattelacerca”, manda corrispondenze a «L’Aurora» di Ravenna. Nel 1906 si stabilisce a Rorschach, nel Cantone di S. Gallo, e dà avvio a una  attività giornalistica e propagandistica che diverrà sempre più intensa. Nel luglio tenta di tenere a Basilea una conferenza dal titolo Umberto e Bresci, proibita per l’intervento delle autorità consolari italiane. Agli inizi di dicembre lascia la Svizzera per Milano, trova lavoro come meccanico in uno stabilimento di Corso Porta Nuova, ma non ha fissa dimora, “passando la notte ora presso un compagno, ora presso l’altro [sovente presso Ricciotti Longhi], e spesso rimanendo anche nel piccolo locale di redazione della «Protesta umana»”, per la quale scrive. Nel numero dell’8 dicembre, infatti, appaiono addirittura tre suoi articoli, rispettivamente firmati “Olorig”, “Girolo” e “Eugenio Vattelacerca”. Nel contempo si mette a disposizione degli anarchici delle località e delle province vicine per tenere conferenze domenicali. Durante una di queste, a Piacenza d’Adige (pd), oltraggia i carabinieri, è arrestato e condannato a 40 giorni di reclusione. Dopo un breve soggiorno a Milano, durante il quale pubblica ne «La Protesta umana» articoli a firma “Attilio Regolo”, in cui giunge a sostenere “Al posto delle ciarle occorre mettere petrolio e dinamite”, ritorna in Svizzera, fissa la sua residenza ad Arbon ma si sposta dando conferenze sotto il nome di “Attilio Regolo”. “Sfrattato” il 1° maggio 1908 dalla Svizzera per vagabondaggio e consegnato alle autorità italiane, è rimpatriato ad Andalo. Dopo pochi giorni scompare di nuovo ed è rintracciato a Mülhausen, in Alsazia, da dove è espulso perché in possesso di materiale anarchico e tradotto a Chiasso. Anche in questo caso, la sua permanenza in Italia è breve. Nel dicembre 1908 è nuovamente ad Arbon, che lascia nel 1911 per tornare a Rorschach dove viene classificato come “capo movimento”. Nel 1912 inizia a collaborare a «Il Risveglio» di Ginevra con lo pseudonimo di Maligno, esaltando, dopo l’attentato D’Alba, la bellezza dell’atto individuale. Secondo la polizia italiana “Dopo il Bertoni è il più attivo e violento dei conferenzieri anarchici esistenti in Svizzera. [...] È inoltre uno dei propagandisti più arditi ed intraprendenti”. Nel 1914 cambia nuovamente residenza, trasferendosi a Horgen presso Zurigo, continuando la sua attività di conferenziere particolarmente gradito agli emigrati italiani. Durante la guerra rimane in Svizzera e, dopo Caporetto, il Tribunale militare di Milano emette a suo carico una condanna per “diserzione alla mobilitazione”. Espulso dalla Confederazione al termine del conflitto “quale sospetto di bolscevismo”, nel marzo è individuato a Monaco di Baviera e nell’ottobre torna in Italia, prima a Milano, poi dall’aprile 1920 a Carrara come vice segretario propagandista della locale Camera del lavoro. E in qualità di rappresentante della Camera del lavoro carrarese, nel luglio 1920, partecipa al Congresso anarchico nazionale di Bologna. Con la crisi delle organizzazioni sindacali libere, nel 1921 G. riprende il suo lavoro di meccanico in una ditta milanese senza esplicare una particolare attività politica, ma nel 1925 espatria clandestinamente alla volta di Parigi e di qui, nel giugno 1926, passa in Lus-semburgo. Espulso l’anno seguente, trova rifugio in Belgio, prima a Bruxelles, successivamente nei dintorni di Liegi, dove pare svolga “nascostamente attività sovversiva”, e poi ancora Bruxelles, alloggiando vicino alla bottega dell’ex anarchico Camillo Roncoroni, con cui ha stretti rapporti. Nonostante le pessime condizioni di salute e finanziarie, nel 1936 e poi agli inizi del 1937 G. partecipa alle riunioni degli anarchici italiani (tra i quali c’è anche Mario Mantovani) a proposito della situazione spagnola e della questione dell’adesione o meno al fronte popolare. Gravemente minato nel fisico, muore il 27 marzo 1937 nella colonia degli alienati di Beckheim (Bruxelles) per meningite ed encefalite. (M. Antonioli) 

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Bernardo e Caterina Maccani

Bibliografia

2003

Collezione

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