GIROLIMETTI, Carlo
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- GIROLIMETTI, Carlo
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Senigallia
- Data di nascita
- March 27 1907
- Luogo di morte
- Bruxelles
Biografia / Storia
- Nasce a Senigallia (AN) il 27 marzo 1907 da Ercole e Anna Franzi, meccanico, esercente, cameriere, barbiere. Chiamato comunemente “Carlo de Sdazarìn”, nel 1912 insieme ai suoi familiari si trasferisce a Santarcangelo di Romagna. Per tutto il ventennio fascista in questo paese (all’epoca il più popoloso della provincia dopo il capoluogo Rimini) si susseguono episodi di opposizione al regime fascista tanto da diventare una “bestia nera” per la polizia di allora. Nel 1922 G. ha 15 anni e insieme alla sua famiglia, formata da un quantitativo considerevole di “teste calde” per la Questura di Forlì, vale a dire un clan di sei fratelli più numerosi altri parenti e amici, vive in prima linea le infuocate vicende locali. Aderisce al neo-costituito PCdI, dove apprende i primi rudimenti sulla lotta di classe. Viene schedato al Casellario Politico Centrale per le sua appartenenza a “famiglia social-comunista”. Il 12 agosto 1924, dopo che il fratello Natale, il 6 aprile, è stato selvaggiamente bastonato dai fascisti (morirà per le conseguenze dell’aggressione nel manicomio di Imola), emigra a Grasse, in Francia, per motivi di lavoro, dove riceve l’ospitalità del cognato, l’anarchico Domenico Nanni, detto “Nino” originario di Pesaro, già convivente di Felicita, detta “Felix”, sua seconda sorella. Dalla Francia emigra in Lussemburgo, venendo meno nel frattempo agli obblighi di leva, ciò pertanto induce le autorità italiane a negargli il rinnovo del passaporto. Nel giugno 1926 raggiunge clandestinamente Montbéliard, Francia, a pochi chilometri dal confine svizzero, dove è accolto dalla sorella Maria, anch’essa anarchica e da una piccola ma vivace comunità libertaria. Probabilmente in questo periodo G. inizia a meditare l’abbandono del PCdI per approdare al movimento anarchico. Tra il 1927 e il 1930 si sposta per motivi di lavoro in Belgio, ma le Autorità italiane sono insospettite da questi spostamenti e lo iscrivono nella “Rubrica di frontiera” quale “sovversivo da fermare”, sollecitando “un’oculata vigilanza su un suo eventuale ritorno in patria”. Il 12 agosto 1932 viene fatta richiesta per l’inserimento di G. nel «Bollettino delle ricerche». Il 30 novembre seguente lascia Liegi per Parigi, perché infastidito dalla continua vigilanza che la polizia belga esercita su di lui. È altresì fiducioso di contare sull’ospitalità di un suo amico, l’anarchico Bernardo Cremonini (in realtà spia dell’OVRA) emigrato a Parigi, con il quale è da diverso tempo in corrispondenza epistolare. Nell’aprile del 1933 G. è di nuovo a Liegi dove entra in contatto con il comunista Giuseppe Bossi e l’anarchico Giovanni Battista Buzzi – ricercato dalla polizia – entrambi di Varese. I tre, assieme ad altri compagni progettano un attentato a Mussolini. Dal carteggio della polizia si sostiene che G. “vive in un continuo stato di esaltazione e di irrequietezza, escogitando quotidianamente progetti più o meno attuabili, spesso molto fantasiosi”. L’abbandono definitivo dell’idea avviene in seguito all’arresto e alla fucilazione di Angelo Sbardellotto il 17 giugno 1932. Da allora in poi G. porta con sé due rivoltelle e spesso si esercita in qualche poligono improvvisato ed elude la polizia con false identità. Nel luglio 1932 è assunto dall’impresario, Domenico Gasparini, anarchico originario di Udine, presso una ditta di costruzioni in cemento a Liegi. Il 17 maggio 1934 è assunto come cameriere al Grand Hotel des Boulevards a Liegi. Qualche giorno dopo G. entra in contatto con l’anarchica Virginia Orsi residente a Tolone. Ai primi di luglio è licenziato dall’hotel mentre riprende quota momentaneamente il piano contro Mussolini, che viene definitivamente abbandonato per scarsità di mezzi. Un informatore della polizia dichiara che G. in questo periodo (set. 1935) “lavora come un dannato” (assunto temporaneamente come cameriere all’esposizione universale di Bruxelles) “e fa una economia da avaro”. Sensibile agli eventi in terra di Spagna (lug. 1936) decide di combattere contro le forze franchiste. Sua intenzione, non avendo ottenuto alcun lasciapassare dalle autorità di Bruxelles, è di poter ottenere un permesso mediante qualche raggiro al confine spagnolo, tuttavia ogni tentativo di passare la frontiera, insieme al suo compagno Dino Rossi, fallisce (i fratelli Ferruccio e Mario invece riescono ad arruolarsi rispettivamente nella colonna anarchica e nei reparti del POUM di Barcellona). Lontano dalla Spagna si sospetta una sua partecipazione nella fornitura di armi da destinare alle milizie rosse, grazie anche alla collaborazione dell’anarchico Giuseppe Baretto di Torino. Il 16 settembre 1937 le autorità di Bruxelles decretano l’espulsione di G. dal suolo belga per motivi politici. Il 31 ottobre, incurante del provvedimento giudiziario appena notificatogli rientra clandestinamente e ottiene rifugio prima a Eupen, dall’anarchico Marcello Aimi, poi presso il compagno Victor Baiwir a Jemeppe, nei pressi di Liegi. Nel dicembre 1938 è ospite di Ferruccio – definitivamente uscito dall’esperienza della guerra di Spagna e ora residente a Marsiglia – e nel gennaio 1939 fa ritorno in Belgio, a Bruxelles, dove conduce una vita riservatissima data la sua difficile posizione. Viene arrestato dalle autorità belghe il 27 aprile 1939 per infrazione al decreto di espulsione e il 9 maggio seguente è condotto alla frontiera con il Lussemburgo. Qualche mese dopo rientra clandestinamente e trova rifugio a Bruxelles presso la sua compagna, Lucia Moreau. Il 16 dicembre 1940 i funzionari della Gestapo in una retata contro i militanti politici antifascisti in Belgio arrestano G. insieme a Montanari, i comunisti Viscardo Lucchi, Angelo Fabbri e Guglielmo Marconi; tutti vengono consegnati all’ufficio di PS del Brennero e successivamente trasferiti nelle carceri di Forlì, in attesa di un nuovo provvedimento giudiziario. Il 17 febbraio 1941 la Commissione provinciale per confinati politici invia G. a Ventotene, per un periodo di tre anni con l’accusa di propaganda sovversiva all’estero. Nel luglio 1943 G., è internato nel campo di concentramento di Renicci, nei pressi di Anghiari (AR), da dove evaderà pochi giorni dopo l’8 settembre, quando la notizia dell’armistizio mette in fuga gli uomini di guardia. Tornato a Santarcangelo dal confino insieme ai fratelli Ferruccio e Mario e ad altri antifascisti, costituisce un primo nucleo di attivisti che darà vita alla prima Resistenza armata contro i nazi-fascisti. Dopo la guerra si trasferisce definitivamente a Bruxelles dove apre una barbieria. Muore a Bruxelles il 28 giugno 1997. (L. Febo)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.
Bibliografia: P. Zaghini, L’emigrazione politica nel riminese (1920-1940), in Antifascisti romagnoli in esilio, Firenze 1983, pp. 421-422; G. Giovagnoli, Storia del Partito Comunista nel riminese 1921/1940, Rimini 1981; G. Fucci, S. Baldazzi, La notte delle bandierine rosse. Vita a Santarcangelo tra fascismo e antifascismo 1919-1943, Santarcangelo, 1994, ad indicem.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181
Note
- Paternità e maternità: Ercole e Anna Franzi
Bibliografia
- 2003