​GIORDANO USTORI, Federico

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​GIORDANO USTORI, Federico

Date di esistenza

Luogo di nascita
Canosa di Puglia
Data di nascita
February 21 1891
Luogo di morte
Parigi

Biografia / Storia

Nasce a Canosa (BA) il 21 febbraio 1891, calzolaio e tipografo. Trasferitosi a Milano al principio del 1909, prende parte, in ottobre, alle pro-teste contro la fucilazione di Francisco Ferrer e l’anno seguente è di nuovo in piazza, a manifestare il suo sdegno contro l’impiccagione degli anarchici giapponesi. In seguito solidarizza con i gassisti in sciopero, “preconizzando l’azione diretta e la espropriazione”, e nel 1914 comincia ad essere sorvegliato dalle forze dell’ordine, perché riceve, nella sua casa di Greco Milanese, Mario Mantovani e altri anarchici “pericolosi”. Fervente “neutralista”, scende in strada contro gli interventisti, dando prova di estrema decisione. Chiamato alle armi, diserta nel novembre 1915 e ripara in Svizzera, insieme a Mantovani. Rifugiatosi a Lucerna e a Ginevra, partecipa alle riunioni del gruppo de «Il Risveglio anarchico» e si lega sentimentalmente alla compagna di fede Giacinta Magrini, vedova Gregori. Arrestato nel quartiere ginevrino di Plainpalais, il 3 settembre 1916, insieme a Emilio Emidio Leonardi, Enrico Arrigoni e Dario Fieramonti, durante un comizio pacifista, è accusato di “scandalo e ribellione” e colpito da espulsione. Internato nel campo di concentramento di Witzwil, due anni dopo abita a La Chaux de Fond (Neuchâtel) e lavora al giornale «La Sentinelle». Rimpatriato, dopo l’amnistia nittiana (2 set. 1919), fa il tipografo presso la redazione del quotidiano anarchico «Umanità nova», di Milano, fino al 23 marzo 1921, quando avviene la strage del teatro Diana. Oggetto, il 22 aprile, di un mandato di cattura, fugge in Svizzera, ma, in giugno, viene arrestato a Mendrisio “per varco clandestino di frontiera”, insieme a Silvio Ferdinando Biscaro e Carlo Bianchi. Detenuto a Bellinzona, riesce a evadere, ma è ripreso dopo 48 ore. Estradato in Italia nel mese di settembre, si protesta innocente e il 1° giugno 1922 viene assolto dai giudici di Milano, dopo un anno di detenzione preventiva. Innamoratosi dell’anarchica Emilia Buonacosa, la segue a Nocera Inferiore, dove è arrestato il 14 settembre 1923 per misure di PS e “rimpatriato” coercitivamente a Canosa. Tornato a Milano, sposa Emilia e diventa padre di una bambina, Teresa. L’anno seguente comincia a collaborare a «L’Adunata dei refrattari», il giornale anarchico di New York, di tendenza antiorganizzatrice, sulle cui pagine, firmandosi “Geffe”, giustifica la violenza anarchica individuale, polemizzando con Carlo Molaschi, commemora Anna Kuliscioff, difende Antonio Pietropaolo, “l’esuberante, gagliardo e generoso compagno calabrese implicato a torto nel processo del Diana e condannato innocentemente a circa 17 anni di reclusione”, e commenta le accuse di Libero Tancredi a Mussolini per il delitto Matteotti. Strettamente sorvegliato, subisce una perquisizione domiciliare nell’ottobre 1926, poi evita di andare per tre anni al confino, passando illegalmente in Svizzera e di lì in Francia. Stabilitosi a Parigi, interviene alle manifestazioni contro la condanna a morte di Sacco e Vanzetti e si guadagna da vivere, lavorando nella tipografia della Casa dei Sindacati comunisti. Licenziato perché oggetto di calunniosi, quanto infondati sospetti, alimentati dagli stalinisti, vive a Lille sino al principio del 1928, quando rientra a Parigi, dove collabora al giornale anarchico «Il Monito» e riprende a scrivere per «L’Adunata dei refrattari», sulla quale traccia un ritratto di Fioravante Meniconi, solidarizza con Gigi Damiani e Maria Eugenia Simonetti, incarcerati a Bruxelles, si occupa del “complotto della banda spionistica Rizzo-Cestari”, denuncia il bolscevismo come “il più infame e spietato necroforo” della rivoluzione, protesta per la deportazione in Siberia di Francesco Ghezzi. Generoso, sempre pronto ad accogliere nella sua casa “tutti i compagni bisognosi d’aiuto e d’asilo”, fa il tipografo al «Quotidien» di Parigi e viene incluso dalle Autorità fasciste tra gli attentatori residenti all’estero. Impegnato in una lotta “senza quartiere al fascismo”, si sottopone a una banale operazione alla fine di ottobre 1930, morendo il 2 novembre, a causa di un’infezione, dopo una straziante agonia. La notizia della sua scomparsa suscita dolore e incredulità fra i compagni e «La Lotta anarchica» scrive: “Morto? Lui! Il colosso, solido come una quercia, nel rigoglio della vita. Eppure, eppure era morto”. E più avanti, riandando al suo no alla guerra: “Ben saldo nella base teorica Ustori non soffrì alcun dubbio sulle origini e sul significato della carneficina, tal che, finita la battaglia contro l’intervento, non gli restò che pensare a sottrarsi all’assassinio statale, varcando la frontiera. Naturalmente la sua non fu una diserzione, ma un semplice cambiamento di fronte e di ter-reno di lotta”. (F. Bucci – M. Lenzerini –R. Quiriconi)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; ivi, Pubblica Sicurezza, H2, b.61; Orrendo episodio della delinquenza rossa a Milano. Una macchina infernale semina la strage nel Teatro Diana, «La Nazione», 24 mar. 1921; C. Scarfoglio, Il massacro di Milano, ivi, 25 mar. 1921; Continua l’interrogatorio degli imputati al processo del Diana. Le dichiarazioni de-gli accusati minori, «Avanti!», 12 mag. 1922; Il processo per l’eccidio del “Diana”. Continua il movimentato interrogatorio degli imputati, «La Nazione», 12 mag. 1922; Al processo dei dinamitardi. La ricerca degli alibi e delle difese la notte del 23 marzo nei racconti degli imputati, «Il Corriere della sera», 12 mag. 1922; Le condanne dei dinamitardi del Diana. L’ergastolo a Mariani e a Boldrini; 30 anni ad Aguggini, ivi, 2 giu. 1922; Uno di meno, «Avanti!», 13 mar. 1927; Federico Ustori, «L’Adunata dei refrattari», 22 nov. 1930; M., Federico Ustori, «Fede!», 30 nov. 1930; F. Ustori, «Lotta anarchica», 15 dic. 1930.

Bibliografia: Un trentennio di attività anarchica. 1914-1945, Cesena 1953, p.69-70; Mantovani, ad indicem; F. Bucci, R. Quiriconi, La vittoria di Franco è la disfatta del proletariato… Mario De Leone e la rivoluzione spagnola, Follonica 1997, p. 85.

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181

Bibliografia

2003

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