GHETTI, Domenico
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- GHETTI, Domenico
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Dovàdola
- Data di nascita
- May 14 1891
- Luogo di morte
- Forlì
Biografia / Storia
- Nasce a Dovàdola(FC) il 14 maggio 1891 da Carlo e Maddalena Bombieri. Anarchico già noto in patria per l’irruenza dei comportamenti, consolida la propria fama di “sovversivo” oltralpe, prima in Germania (dove emigra giovanissimo nel settembre del 1907), poi in Svizzera. La sua intensa attività di base, specie nel campo del-la propaganda antimilitarista, e la sua intraprendenza, non aliena da tentazioni individualiste, ne fanno negli anni uno dei nomi più ricorrenti nei registri di PS. Nell’agosto del 1912 viene arrestato insieme ad altri anarchici italiani mentre, nelle vicinanze del Consolato d’Italia a Basilea, distribuisce un volantino di protesta contro l’arresto di Luigi Bertoni e le misure eccezionali disposte dalla polizia elvetica in occasione della visita in Svizzera del Kaiser Guglielmo ii. Un anno dopo, a Berna, G. organizza un Comitato di difesa so-ciale pro Masetti, questa volta, tuttavia, senza alcun collegamento con i gruppi anarchici italo-svizzeri, tanto da incorrere in una vivace polemica con lo stesso Bertoni (cfr. «Il Risveglio comunista anarchico», 29 nov. 1913). Lasciata la Svizzera alla fine di maggio del 1914, l’anarchico romagnolo partecipa ai moti della Settimana rossa (“in occasione dei torbidi del giugno 1914” annota la Prefettura di Firenze “ha tenuto comizi in Forlì”), per poi riparare nuovamente oltre confine. Nell’ottobre, un suo articolo dai toni violentemente antimilitaristi pubblicato su «L’Avvenire anarchico» di Pisa (Che cos’è la caserma, 29 ott. 1914) gli vale un’incriminazione per istiga-zione a delinquere. Rientrato definitivamente in Italia, a Milano, alla fine del 1914, è arrestato il 16 dicembre perché trovato in possesso di alcu-ni ordigni esplosivi, e condannato in seguito a 10 mesi di reclusione. Amnistiato nel giugno del 1915, G. pare eclissarsi dalla vita politica, salvo ricomparire alla fine del 1917 nelle vesti di acceso interventista. Quando e come matura la conversione interventista di G. (che, ancora il 4 giugno 1916, è nuovamente arrestato per aver causato incidenti nel corso di una conferenza di Ma-ria Rygier a Torino), non è dato sapere. Da una sua lettera pubblicata nel novembre 1917 su un periodico fiorentino, apprendiamo in ogni caso come G., al pari di altri anarchici favorevoli al-l’intervento, ritenga che il solo modo per frenare l’espansione del militarismo “teutonico” sia quello d’imbracciare il moschetto, e, dunque, come egli non veda, in questa posizione, alcuna contraddizione con le passate battaglie antimilitariste. La lotta contro “l’oppressione e la prepotenza mili-taristica prussiana”, scrive G., rappresenta una lotta di libertà, la libertà dell’“umanità intera”, ed egli, anarchico, esprime, con l’adesione alla causa interventista, il suo autentico “sentimento di libertario” («Il Nuovo giornale», 21 nov. 1917). Travolto quindi in ritardo dall’euforia guerresca delle “radiose giornate”, G. non manca di prendere parte ai residui bagliori della campagna interventista, nei giorni convulsi del dopo Caporetto e della “resistenza interna”. A suo tempo riformato dalla leva per inidoneità fisica, egli cerca inoltre in ogni modo di farsi richiamare alle armi, arrivando al punto, il 22 novembre 1917, di presentarsi in zona operativa vestito da bersagliere, non altro ottenendo che di essere ancora una volta tratto in arresto (ma la sua ostinazione viene alfine ricompensata ed egli arruolato in fanteria, nell’aprile del 1918). Nel dopoguerra G. raccoglie l’appello lanciato dal conterraneo Mussolini e aderisce al sorgente movimento fascista, adoperandosi – come sottolinea la Prefettura di Milano nel giugno del 1919 – per diffondere i “princìpi mussoliniani […] anche nel suo partito”. La volontà, evidente in G., di perpetuare l’eredità dell’anarcointerventismo connettendola con la più ampia corrente “rinnovatrice” del dopoguerra italiano, nel quadro di un imprecisato disegno rivoluzionario, trova conferma nella collaborazione da egli offerta a «L’Ardito», settimanale dell’Associazione fra gli Arditi d’Italia, e soprattutto (in qualità di responsabile dell’ufficio di corrispondenza de La Spezia, città dove si è nel frattempo trasferito) a «La Testa di Ferro», l’organo dei legionari fiumani diretto dall’ardito e futurista Mario Carli. Ancora fedele ai propri convincimenti sinistrorsi, G. è tra i pochissimi a pronunciarsi a favore della repubblica in occasione del ii Congresso nazionale dei Fasci di combattimento, nel maggio 1920, quello della definitiva virata a destra del fascismo e della conseguente rottura con la “sinistra” futurista; salvo poi, negli anni a venire, dare prova d’indiscutibile fede fascista, fino a diventare centurione della MVSN ed essere quindi definitivamente radiato dal registro dei sovversivi nel marzo del 1929. Muore a Forlì il 3 dicembre 1943. (A. Luparini)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.
Bibliografia: C. Martelli, Uno dei cento sansepolcristi: Domenico Ghetti, in Fascismo, antifascismo, resistenza, guerra di liberazione a Tredozio e in altri comuni della Romagna, Forlì 1993, pp. 16-19; Personaggi della vita pubblica di Forlì e circondario. Dizionario biobibliografico (1897-1987), 2 voll., a cura di L. Bedeschi, D. Mengozzi, Urbino, 1996, ad nomen; A. Luparini, Anarchici di Mussolini. Dalla sinistra al fascismo dalla rivoluzione al revisionismo, Montespertoli 2001, ad indicem; Id., “Combattere per la nuova anarchia”. Note sull’interventismo anarchico nel primo dopoguerra, «Rivista Storica dell’Anarchismo», lug.-dic. 2002, p. 83
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181
Note
- Paternità e maternità: Carlo e Maddalena Bombieri
Bibliografia
- 2003