GHELLER, Giovanni
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- GHELLER, Giovanni
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Venezia
- Data di nascita
- April 22 1898
- Luogo di morte
- Mestre
Biografia / Storia
- Nasce a Venezia il 22 aprile 1898 da Domenico e Maria Besazza, meccanico. Residente a Mestre, nel 1921 fa parte degli Arditi del popolo. Il 30 maggio 1921 è condannato a due mesi di detenzione per “grida sediziose”, e il 25 settembre a un anno e due mesi per “diserzione”. Nel maggio 1923 espatria senza passaporto in Austria con Luciano Visentin e Felice Giaccone, che erano accusati dell’omicidio del giovane fascista Cattapan; arrestato a Salisburgo e riportato a Mestre, è sottoposto a vigilanza speciale. Viene più volte arrestato per non aver rispettato gli obblighi imposti dalla vigilanza, e in un’occasione è rinchiuso in manicomio e rilasciato “perché riconosciuto non alienato”. È iscritto nell’elenco delle persone da arrestare in caso di gravi turbamenti dell’ordine pubblico. Il 25 giugno 1928 è arrestato per “grida sediziose” e condannato al confino. Inviato a Ustica, Favignana, Tremiti, è liberato nel marzo 1930. A Mestre lavora come meccanico e viene “rigorosamente vigilato”. Nel maggio 1935 è sottoposto all’ammonizione. Arrestato il 17 febbraio 1936 “per contravvenzione all’ammonizione”, è assegnato ad altri cinque anni di confino a Lampedusa. L’8 maggio 1937 scappa dall’isola in barca a remi con tre compagni, sbarca in Tunisia e di lì si reca in Francia. Per questo episodio è condannato in contumacia dal Tribunale di Agrigento a un anno e tre mesi di arresto. Da Parigi, dove risiede, scrive una cartolina illustrata di Versailles a un agente di PS di Lampedusa: “Arrivederci all’inferno”. L’ambasciata italiana gli nega il passaporto. Nell’agosto 1943, forse per timore di essere con-segnato alle autorità tedesche, chiede di rimpatriare per arruolarsi volontario nell’esercito italiano. Rientra a Mestre il 7 settembre 1943. Nell’agosto 1947, quando viene arrestato su mandato di cattura della Procura di Agrigento, «Umanità nova» lo definisce “uno dei più coraggiosi attivi antifascisti e valoroso partigiano”. Esce grazie all’amnistia. Muore a Mestre il 27 febbraio 1959. (P. Brunello)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Si arrestano gli antifascisti, «Umanità nova», 24 ago. 1947.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181
Note
- Paternità e maternità: Domenico e Maria Besazza
Bibliografia
- 2003