GERVASINI, Luigi
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- GERVASINI, Luigi
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Milano
- Data di nascita
- April 30 1868
- Luogo di morte
- Buenos Aires
Biografia / Storia
- Nasce a Milano il 30 aprile 1868 da Antonio e Carolina Conti, si lui sappiamo molto poco. I resoconti del II Congresso del poi (Mantova, 6, 7, 8 dic. 1885) – apparsi ne «La Favilla» (8 e 10 dic. 1885), «Il Fascio operaio» (12-13 dic. 1885) e «La Lombardia» (9 dic. 1885) – citano la nomina a segretari dei “giovani operai Gervasini e Casati”. Felice Anzi, nel suo lavoro apparso nel 1946, lo ricorda tra i “ragazzi irregolari” che frequentavano con lui «Il Fascio operaio» e che Lazzari a volte incaricava di ritirare da Gnocchi Viani “gli originali dei suoi apprezzati articoli”. Poi il giovane compositore tipografo “nella primavera del 1888 partiva per l’America in cerca di fortuna”. Riferimenti fugaci. L’emigrazione e la morte precoce impediscono che il suo nome rientri nell’ambito delle schedature. Ma la figura di G. ha una sua consistenza e proprio per questo motivo è parso opportuno inserirlo nel Dizionario, ma, poiché l’unica fonte consistente (certo non esente da parzialità) è il necrologio, vale la pena di riproporlo integralmente. Il 29 luglio 1893 un non meglio identificato “Père Duchêsne” invia da Milano al periodico anarchico torinese «L’Ordine» il seguente necrologio titolato Luigi Gervasini. “Da Buenos-Ayres giunse la triste notizia della morte dell’amico Luigi Gervasini. “La prima volta che conobbi il Gervasini e col quale strinsi subito amicizia fu il 23 marzo 1879, proprio in quel feroce e sanguinoso agguato poliziesco [in via Moscova a Milano] – organizzato dalla questura per rifarsi dello smacco subito la domenica innanzi durante il trasporto delle ossa dei martiri del 6 febbraio. Il Gervasini allora aveva 12 anni, io 16. Fin da quell’età mostrava uno spirito ribelle e un coraggio non comune; e difatti il vederlo impassibile e freddo in quel tumulto nel quale i colpi di revolver e di daga piovevan replicatamente a destra e a manca senza pietà, avrebbe fatto meravigliare chicchessia. Nel 1883 entrò a far parte del Nucleo anticlericale ‘Monti e Tognetti’. Il 4 maggio 1884 il Nucleo interveniva all’inaugurazione del Monumento a Garibaldi a Caravaggio. Al Gervasini, al suo coraggio, al suo ardire si deve se lo stendardo non restò in possesso d’un gruppo di fanatici sobillati dai preti. In quel tempo però nel Nucleo vi spadroneggiava un comitato composto di individui che non avevano di anticlericale che la maschera, il Gervasini si dimise in unione a molti altri ed entrò, con questi a far parte del Circolo repubblicano ‘xx Dicembre’ costituito dal Girola. A questo circolo il Gervasini dedicò tutto se stesso. Nell’agosto la questura sequestrò per la prima volta la bandiera sociale – doveva sequestrala 25 volte – il Gervasini fu uno dei più ardenti difensori contro l’aggressione questurina. Al 5 del successivo dicembre il Gervasini siedeva con Brambilla, Ornesi, Girola e Brianzoni, sui banchi delle Assise per rispondere di reato di stampa e ribellione. Il Gervasini per la giovane età restò assolto. Al 19 dello stesso mese colto con altri 5 soci del Circolo a deporre bombe cariche di polvere pirica alla questura, al palazzo reale, al tribunale, all’arcivescovado e alla prefettura, per commemorare Oberdan, veniva arrestato e subiva 4 mesi di carcere. Nell’estate dell’85, una ventina di farabutti, legalitari, cavallottisti, entrati nel Circolo come suol dirsi ‘a pappa fatta’ per sfruttarlo avevan fatto perdere al sodalizio quello spiccato carattere rivoluzionario che gli avevano impresso i suoi fondatori. Gervasini seguendo l’esempio di molti altri si dimise e si schierò nelle file del Partito Operaio Italiano. Nel dicembre dello stesso anno lo vedemmo segretario al Congresso di Mantova. Nell’86 fu arrestato col prof. Bottini durante la dimostrazione clericale dell’8 dicembre subiva un mese di carcere [sic]. Uscito di prigione, perseguitato dalla questura, e dalla disoccupazione decise di cercare sotto altro cielo il pane quotidiano. Partì per Buenos-Ayres. Da quel tempo, ben rare volte ebbi sue notizie e l’altro giorno seppi dal «Secolo» che è morto! I repubblicani di Buenos-Ayres, a mezzo del loro organetto «L’Amico del Popolo» hanno avuto la faccia tosta di tessergli la necrologia e per di più aggiungere che il Gervasini apparteneva alla Società Carabinieri Italiani di Milano. Farabutti in berretto frigio! Fin che era vivo non avete cessato di deriderlo e perseguitarlo per le sue idee anarchiche e per la miseria che lo tormentava salvo a sfruttarlo quand’era a quattrini, lo dico a voi repubblicani milanesi residenti a Buenos-Ayres. Ora che è morto con una impudente bugia vi vantate d’averlo avuto in una delle vostre conventicole. No, il Gervasini non fu mai in quella società e buon per lui. Lasciate stare quel povero morto, che in quanto a lealtà, cuore e coerenza dava dei punti a voi non solo, ma a Mazzini stesso che voi bestemmiate ogni giorno col vostro contegno”. Un personaggio di confine, quindi, nell’affollato crocevia delle diverse anime del sovversivismo, ma che in Argentina è tra i fondatori del periodico anarchico «Lavoriamo» e tra i collaboratori di «El Perseguido» (Meriggi, p. 57) e può essere quindi rivendicato con sicurezza all’anarchismo. Nel numero del 5 agosto, nelle Corrispondenze il solito “Père Duchêsne” aggiunge: “Il Gervasini recandosi in America diventò anarchico”, innescando una breve polemica con «Lotta di classe» per il suo silenzio, a cui segue la caustica risposta del giornale socialista (Garbatezze anarchiche, 19-20 ago. 1893): “Come ci tengono alle persone, anche dopo morte, questi anarchici iconoclasti!”. Muore a Buenos Aires il 13 giugno 1893. (M. Antonioli)
Fonti
- Fonti: Père Duchêsne, Luigi Gervasini, «L’Ordine», 29 lug. 1893.
Bibliografia: F. Anzi, Il movimento operaio socialista italiano, Milano-Roma 1946; D. Perli, I Congressi del Partito Operaio Italiano, Padova 1972; M.G. Meriggi, Il Partito Operaio Italiano. Attività rivendicativa formazione e cultura dei militanti in Lombardia (1880-1890), Milano 1985; R. Zangheri, Storia del socialismo italiano, vol. 2, Torino, 1998, ad indicem.
Sitografia: Archivio biografico del movimento operaio.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181
Note
- Paternità e maternità: Antonio e Carolina Conti
Bibliografia
- 2015
Link esterni