GEROSA, Aristide
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- GEROSA, Aristide
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Milano
- Data di nascita
- August 14 1876
Biografia / Storia
- Nasce a Milano il 14 agosto 1876 da Michele e Adele Ratti, tipografo. È tra i pochi anarchici milanesi della sua generazione a godere, secondo la Questura, di “buona fama” nell’opinione pubblica, per la sua assiduità al lavoro e l’atteggiamento verso la famiglia. Ha frequentato fino alla 4a elementare, “ma è alquanto istruito”. Fa parte della Lega di resistenza tipografi ed è anarchico “entusiasta” dal 1894. Nonostante la sua gibbosità, è ritenuto abbastanza pericoloso, perché “scaltro e audace oltre ogni dire”. Anch’egli è tra i 200 anarchici fermati nel marzo 1894 al Circolo “Il Risveglio”. Oltre che con Gori, Carlo Crivelli e Francesco Cafassi, G. è in stretti rapporti con Carlo Chignola, Luigi Perego e Raffele Petrali con i quali, nel settembre 1894, si reca a Lugano per prendere accordi con Gori e i compagni esuli a seguito delle leggi eccezionali. Frequenta le conferenze anarchiche, come quelle tenute da Petrali nei prati di via Ausonio e da Felice Mazzocchi al teatrino Renzo di via Ariberto. Il 6 ottobre 1894 viene arrestato con Battista Fiocchi e Vittorio Re perché trovato in possesso del manifesto Gli anarchici al popolo e del Canto dei coatti di Gori. Una perquisizione domiciliare porta al rinvenimento di un ritratto dei Caserio e di una copia dell’Inno del partito socialista anarchico, composto da Gori nel 1891 nel carcere di San Vittore. Assolto in primo tempo per “non provata reità”, viene poi condannato a 50 giorni confino, in seguito ad appello del Pubblico Ministero. Superata indenne la “bufera di fine secolo”, G. “serba regolare condotta”, anche se continua a frequentare gli ambienti anarchici. Con tutta probabilità è proprio G. che firma le proprie sottoscrizioni a «Il Grido della folla» con lo pseudonimo di “Quasimodo”, insieme con “Codino” (Carlo Crivelli), “Rivadersa” (Cesare Gelmi) e “Virgulto” (Giuseppe Manfredi). Nel 1908 si allontana da Milano alla volta di Parigi. Rientra in Italia nel 1910 e, dopo una parentesi genovese, si reca a Torino e poi di nuovo nel capoluogo lombardo nel 1912. Nel 1913 emigra per alcuni mesi a Tripoli per poi far ritorno a Milano, da cui si assenta spesso innescando le consuete ricerche della polizia. Nel dopoguerra risiede stabilmente nella sua città, in via Orti, una delle strade mene-ghine a più alta concentrazione di anarchici. Nel 1929 lavora nella tipografia de «Il Popolo d’Italia» e pare simpatizzi per il Regime fascista, il che gli procura la proposta di radiazione dallo schedario dei sovversivi. S’ignorano data e luogo di morte. (M. Antonioli)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181
Note
- Paternità e maternità: Michele e Adele Ratti
Bibliografia
- 2003